Tempio Pausania, Lello Aisoni, intervista ad uno dei 79 licenziati dall’Azienda sugheriera dei F.lli Ganau.

Tempio Pausania, 19 mag. 2017-

Lello Aisoni, 40 anni il prossimo ottobre, sposato, da giovanissimo nel mondo del sughero, si è trovato insieme ad altri suoi 78 colleghi ad affrontare l’ennesima disfatta della mancanza di lavoro, così come un fulmine a ciel sereno. Per la verità, e lo racconta in questa intervista, i sintomi che l’azienda della quale fa parte, quella dei Fratelli Ganau, nome storico per questa città e non solo per il sughero, da anni manifestava i segnali inquietanti che le cose non stavano andando proprio bene. Le rassicurazioni, tuttavia, sempre avute dalla proprietà, in qualche modo hanno alleggerito il carico che dopo qualche anno è esploso come una potente deflagrazione. Il 5 maggio la giornata di sciopero indetta dalle organizzazioni sindacali, ha avuto eco importanti. Oggi in Regione se ne discute e si sta cercando una via per arrivare quanto meno agli ammortizzatori sociali.

foto galluranews

Uomo intelligente, sveglio e pronto anche alla sofferenza, lui che sta vivendo da tempo vicende extra lavorative legate alla salute, è quel che si dice un portavoce dei lavoratori costretti a cedere le armi, colui che riesce a dare la carica agli altri prima che a se stesso. Conosce la fatica, sa come districarsi nelle complessità di una vicenda che ha gettato la città nel panico.

La Ditta Ganau – ci dice – era  una sorta di faro per questa comunità, un approdo per centinaia di lavoratori che vivono la realtà produttiva del sughero.  Un’azienda seria, per quanto a noi risultasse anche solida, prima dei campanelli d’allarme di alcune mensilità arretrate e di qualche cambio nella produzione aziendale

Parla a ruota libera, si ferma per respirare ma nessuna parola è di troppo e riesce a equilibrare la rabbia con la necessaria serenità grazie al motto che sta diventando un cartello di questi tempi difficili, se non drammatici “Keep Kalm”, “Stai Calmo”. Lo sta aiutando il suo impegno nel calcio, come allenatore dei portieri del Calangianus e anche dei ragazzi della  Civitas, un settore giovanile del Tempio. Lello è persona responsabile ma determinata, quella che si può inquadrare tra i tosti, uomini veri prima che lavoratori, capaci di dire no ad un sua possibile e isolata riassunzione ” O tutti o nessuno”.

Il mestiere di essere uomo è anche questa dignità sopra le righe, l’essere prima dell’avere, attributi non comuni ma in lui palesi e manifesti, specie quando fa riferimento a colleghi che hanno o avrebbero priorità maggiori delle sue ” Mutui,  mogli o figli malati, monoreddito, difficoltà a trovare una sistemazione diversa dopo una vita spesa in quel mondo della fabbrica”.

Tra me e lui si è generata una sorta di empatia immediata, forse perché alcune delle problematiche di cui mi parla sono a me note, forse perché questi problemi stanno emergendo sempre di più in questi anni e qualcuno di essi si colloca tra me e il disagio che leggo, ascolto, vivo, forse perché le persone che ti schiaffano in faccia la crudezza di una situazione senza piangersi addosso, lo preferisco a chi si lamenta. Lello è contento della solidarietà della comunità locale, del sostegno che sta ricevendo da tutti, sia lui che gli altri sfortunati colleghi. forse avrebbe voluto maggiore appoggio quel 5 maggio quando lo sciopero dei licenziati ha avuto solidarietà limitata, ma sostanzialmente non punta il dito contro nessuno. E’ conscio, da uomo che pratica la politica, che di queste situazioni se ne vivono tante purtroppo e chissà quante ancora ne dovremo vedere.

A parlarci impari cosa siano la fierezza e la generosità, le cogli nette e le fai diventare in questo momento le sole armi a disposizione di chi ha subito ma non vuole mollare di una spanna.

Questo spazio è oggi per lui ma si intende per tutti coloro che stano subendo la perdita del lavoro e l’affannosa ricerca di una minima visibilità che non è rivendicazione “tout court” , ma l’inalienabile  diritto al lavoro a cui tutti, in questi tempi osceni, aspirano.

“Forza Lello, e coraggio a tutti i lavoratori nella tua stessa condizione”.

Antonio Masoni

 

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