Tempio Pausania: l’ignoranza e la presunzione. Riflessioni a tutto tondo di Michele Cossu su questo momento particolare che viviamo.

Tempio Pausania, 26 maggio 2014-

Ricevo e pubblico una splendida riflessione di Michele Cossu sulla presunzione e sull’ignoranza. Da leggere con attenzione.

” Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, in cui il silenzio dovrebbe essere legge. Sono quei momenti in cui parlare è dannoso, fa del male a tutti, in primis a se stessi. E con un po’ di sano cinismo ed egoismo, noi veniamo prima degli altri. Nessuno si immaginerebbe mai di parlare e farsi del male con le proprie parole. A volte lo si fa, per puro istinto auto-distruttivo, a volte ci piace il brivido del rischio. A volte, semplicemente, per dare aria a parole vuote. Ma si sa, l’essere umano è una creatura fallimentare, non lo dico io, è la storia che lo insegna. Fallisce, rinasce, crolla, si rialza, cade, rimbalza, affonda, recupera. Insomma, se la vita non è una corsa sulle montagne russe poco ci manca. Affermare che l’umanità ha fallito non è un atto di misantropia, ma semplicemente una constatazione degli eventi che ci possa permettere, un giorno, di poter affermare il contrario. Che ci permetta di spiccare il volo verso vette umanamente ancora lontane. Aspettare quel giorno in silenzio, a mio parere, è la cosa migliore. C’è chi pensa che dire la propria, in ogni caso, in ogni situazione, sia la cosa migliore per far sentire la propria voce. Non sono d’accordo. Innanzitutto, se tutti ci mettessimo a dire la nostra, accavallandoci l’uno sull’altro, ciò che ne verrebbe fuori sarebbe simile ad un’orgia di pensieri poco lineari e tristemente discordi. Secondariamente, da quando la parola è diventata sinonimo di effettiva certificazione intellettuale? Citando Wilde “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”. E aggiungo: a volte è meglio tacere per puro rispetto. Una riflessione profonda prima di ogni atto verbale dovrebbe essere alla base di ogni civiltà. Personalmente, ho paura della parola. Ho paura di ciò che possa scaturire successivamente all’aver espresso un concetto. Mi rende vivo, al contrario, il silenzio. Interpretabile a seconda dei casi, il silenzio può essere costruttivo o distruttivo, ma al contempo attivo. Le parole, a volte, lasciano il tempo che trovano. Il potere della parola è vasto, se gestito bene, e se in possesso di entità autorevoli. Ma chi, al giorno d’oggi, può annoverarsi in questa classificazione? Bisogna discernere tali autorità. Ed è qui che subentra l’intelletto e le sue infinite capacità. Non tanto l’ignoranza, quanto la presunzione a preoccuparmi. Se uno è ignorante, non può farci nulla: potrà studiare, formarsi, essere al corrente, ma ignorante rimane, perché “ignora” i meccanismi propri tipici dell’intelletto. Ma il presuntuoso è il primo degli ignoranti, il più furbo ai suoi occhi, il meno furbo a quelli altrui. Il presuntuoso accetta lo scettro della verità, che nessuno gli ha consegnato. Il presuntuoso si auto-elegge imperatore della conoscenza, il suo subconscio gli fa credere di essere un lontano discendente del Napoleone che fu, e dato che il subconscio lavora nell’ombra, opera con la maschera, lui ci crede, e quindi è. L’ignorante ha tutta la mia stima, perché ci prova a dimostrare il contrario, si affanna, ma alla fine, il più delle volte, fallisce. Il presuntuoso è superbo, lui sa di non sapere, ma se ne frega altamente, e va avanti per la sua strada, lastricata di effimere certezze, sua base solida. E’ una strada che crollerà, prima o poi. E l’ignorante, alla caduta del superbo, rimarrà sempre ignorante, ma col sorriso stampato sulle labbra. Di superbi, di presuntuosi, ne è pieno il mondo. In questi giorni, poi, è come fosse carnevale per loro.” Michele Cossu

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