Tempio Pausania, Mario Bianchi, la mostra fotografica alla Stazione ferroviaria su questa Sardegna che “si svela”.

Tempio Pausania, 11 ago. 2018-

Mario Bianchi, fotografo eccellente, ex docente per 35 anni al Liceo Artistico di Milano, ha esposto alcune opere presso la Sala Biasi della stazione Ferroviaria di Tempio. Lo ha fatto il 10 agosto, una delle date scelte da Time in Jazz per un concerto di mattina sempre nel piazzale esterno della Stazione. Su quest’ultimo evento, purtroppo, non abbiamo documentazione in quanto non presenti. Per il bellissimo contesto della Stazione Ferroviaria, ieri è stata una giornata piena di emozioni e con una folla straordinaria, accorsa per Paolo Fresu ma anche per le immagini di Mario che è stato particolarmente felice della coincidenza con la musica durante la mattinata.

La mostra fotografica si colloca in una serie di eventi che da tempo Marco Muntoni, cantante del famoso Coro Gabriel nonché gestore del Bar della Stazione, sta promuovendo seguendo nei fatti un difficile processo di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, storico e artistico che inizia a dare dei risultati incoraggianti.

Parlare con Mario è parlare col tempo, quello del suo vissuto di viaggi in tutto il mondo, della scoperta, del passaggio della storia ma anche del “tempo odierno”, lo stesso dei giovani per cui nell’intervista ha speso tante parole chiare e lucide. Innamorato della Sardegna, assieme a sua moglie Cristina Maddalena, pittrice di cui vi invito a ascoltare l’intervista dello scorso 11 luglio, trascorre sei mesi all’anno a Tisiennari dove ha comprato una casetta e un pezzetto terreno nel quale un piccolo vigneto che  forse gli darà qualche decina di litri di ottimo vino; una minimale coltivazione, commisurata al luogo, dove regna sovrano il silenzio arcaico che tanto ama. La Sardegna si ama per forza, specialmente quando ne vieni attratto per la sua ricchezza celata, nei suoi aspetti paesaggistici ma soprattutto in quelli umani, l’essenza della ricerca del suo lavoro sopraffino. L’uomo è al centro delle opere esposte ieri, purtroppo in una sola giornata, raffigurato nel lavoro nei campi, col gregge, nel riposo, in ogni sua manifestazione quotidiana. Un sentimento che lui ha scoperto dal primo istante che ha messo piede nell’isola, dove ha scoperto una terra di scoperte,  svelatesi davanti al suo obiettivo. La Sardegna lo ha ricambiato nel sentimento d’amore,  gli ha concesso di entrare, penetrare, facendogli capire i suoi aspetti più arcani, le radici che appartengono alle nostre usanze, ai riti, alle feste, al lavoro, al quotidiano del quale è un osservatore acuto e sensibile. Questa intervista di ieri sera, poco prima che la mostra chiudesse, da il ritratto di un uomo attento, non un sardo acquisito come spesso si dice di chi della nostra terra si innamora, ma di un “sardo” che dal primo giorno che vi ha messo piede, ha colto non solo i profumi e le bellezze, ma l’essenza delle anime millenarie che vi abitano.

E basta questo per agire su un pulsante e fermare il tempo che ha catturato l’emozione. E Mario Bianchi il tempo lo conosce, lo vive e lo fa rivivere a chi osserva una sua foto. Bellissime emozioni che “arricchiscono” la conoscenza, sempre bisognosa  della linfa vitale della osservazione, della cultura e dell’amore.

Antonio Masoni

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