Tempio Pausania, In medio stat virtus? Quasi mai!

Tempio Pausania, 22 lug. 2017-

Ogni cosa venga fatta a Tempio, nessuna esclusa, raccoglie sempre o assenso o dissenso. la regola della in medio stat virtus vale raramente, quasi mai. Dall’alto di chissà quale illuminato palco, tutti a sottolineare la loro opinione che vorrebbero anche imporre con argomenti del tutto estranei all’argomento in oggetto. E si sollevano clamori che, fatalmente, finiscono sul social preferito  accompagnati da commenti, in una direzione o nell’altra. Gli esperti fanno notare che secondo l’architettonica della città, bla bla bla, seguendo il filo sottile della bellezza (la più grande minchiata del secolo, essendo cosa assai soggettiva e priva di oggettività assoluta), certe mostruosità non si debbono fare.

Distrazioni che impallinano il buon senso, ad ogni manifestazione, che sia importante per le sorti e il futuro della città (vedasi manifestazione pro ospedale) o effimera, come Colors Party, un evento che sta solo proponendo una temporanea nuova visione della città, del tutto priva di universalità e solo abbinata ad altri eventi giovanili, di spettacolo, musica e nuove modernità che servono solo come tentativo di nuove proposte attrattive. Funziona, non funziona, darà frutti, non darà risultati? Cosa importa tutto questo se la nostra micro visione dell’insieme va a sbattere contro il dettaglio che inquieta e non soddisfa il nostro appetito intellettualoide. Panta rei, lettori, il fiume scorre comunque, tutto passa, “comu passani li fiori, cussì è l’amori, a cà lu pidda, a cà lu lassa”.

Credo che, a prescindere dai nostri gusti (chissà poi a che servono i gusti personali se non ci si spoglia dalle presunzioni di sapere tutto e di tutto), si deve disporre di varie chiavi di lettura senza pensare che una sia superiore all’altra, se no davvero si rischia il linciaggio mediatico e l’impoverimento di quel poco che in questa città viene fatto.

Sempre più convinto che “separare l’opinione pubblica” sia il modo migliore per dominare i popoli, il sistema più efficace per distrarre dalle vere vicende umane che si devono smaterializzare di colpo perdendo sostanza e forza di penetrazione nella gente.

Nella mia esperienza di comunicatore, ho consumato anni a capire perché ci si senta attratti dallo svago più che dai contesti che stanno distruggendo le nostre esistenze.

Il bisogno del proscenio, che vedo come legittimo in chi fa l’attore, l’artista, non lo concepisco affatto in persone comuni, ossia né attori né artisti, quelle che dovrebbero rappresentare la platea attenta e critica cercando semmai di valutare nel tempo quali siano stati gli effetti, le risultanze di un evento organizzato. L’esempio del Carnevale tempiese è appropriato. Per anni si è sentito di tutto, si sono alternati amministratori diversi, ma aver capito che bisognava puntare su questo in particolare e non sul resto, ha in ogni caso prodotto delle ricadute positive nella asfittica economia locale. Certo, è tradizione, siamo i migliori, abbiamo esperienza da esportare sul carnevale, ma credo che ogni altra esperienza che sia frutto del lavoro e delle idee di altri, per quale motivo deve essere maltrattata seguendo ragionamenti basati su presunta conoscenza, tuttologia applicata e lauree ad honorem in social network?. 

Intanto Colors Party, che è e voleva essere solo una festa dei colori, una di quelle chiavi di lettura che stentiamo tutti ad accettare, è un’idea, temporanea, che nasce dalla contaminazione felice di generi e persone. Come la musica, quella di Migrazioni sonore 2017 ad esempio, recente brillante esperienza che ha unito culture diverse e le ha coniugate in musica e canto. 

Prima di emettere sentenze, nel tribunale quotidiano di facebook, aspetterei prima di esprimere opinioni definitive. Ricordatevi della Festa di La Paddha, che quest’anno ad agosto verrà riproposta, quando la città si trasforma per un giorno in un villaggio western, tra le pietre, i graniti, l’architettura di Tempio, che suscitò alla prima edizione aspri processi per poi far capire che anche i tempiesi vestiti da cow-boy o cow-girl,  ci stanno così come quando indossano i vestiti della tradizione contadina in Stazzi e Cussogghj. E viviamo questa città, le sue amenità, le follie, le diversità, le contraddizioni. E oggi, per una volta, viviamo i colori che ci sono stati offerti, che abbiamo altri problemi ben più gravi a cui pensare. 

Antonio Masoni

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