Tempio Pausania, “Il Neoliberismo e l’euro sono malattie”, ecco il libro della Bocconiana convinta. Rubrica economica a cura di Antonello Loriga.

Tempio Pausania, 24 apr. 2017-

fonte abruzzowew.it

di Roberto Santilli

 

L’AQUILA – In un’economia di impostazione e imposizione sempre più neoliberiste, sono molti a non comprendere che cosa rappresenti davvero il neoliberismo, espressione che sentiamo sempre più di frequente dai e sui media, ma spesso usata senza reale cognizione.

Per l’economista Ilaria Bifarini, reatina, bocconiana “’redenta” e blogger economica, il neoliberismo non è soltanto una teoria, un pensiero economico, ma, “come disse il sociologo Luciano Gallino, è una teoria del tutto, un pensiero immanente. Qualcosa che ha effetti totali sulle nostre vite, sul nostro sistema socio-economico. È, in estrema sintesi, una malattia. Di cui l’Euro rappresenta il punto più ‘alto’”, spiega ad AbruzzoWeb.

Col suo libro appena uscito, Neoliberismo e manipolazione di massa: Storia di una bocconiana redenta, con prefazione dell’economista Nino Galloni, Bifarini mostra tutti i passaggi e gli inganni col quale si è affermato questo modello, quello del mercato senza se e senza ma e dello Stato minimo, in un atto che, si percepisce chiaramente nel corso dell’intervista telefonica, è liberatorio.

Ilaria Bifarini

Il neoliberismo – spiega la Bifarini – si è avvalso di un processo di manipolazione delle masse che ha origini già dallo studio di Gustave Le Bon, antropologo, psicologo e sociologo francese, La psicologia delle folle, del 1895, un’opera considerata dal quotidiano francese Le Monde tra le 20 più importanti di sempre, amata da Benito Mussolini e studiata da Adolf Hitler.

“Con il passar del tempo, si è andato via via perfezionando, con in sottofondo la necessità di tenere a freno le folle, considerate dalle élite, da sempre, una minaccia costante. E si è giunti così all’attuale modello che sotto una facciata di finta democrazia ha imposto il dominio indisturbato delle élite sulle masse”.

“Partendo da queste premesse, che erano doverose, nel libro arrivo ai nostri giorni, passando per il processo di avvento del pensiero liberista che nasce con l’economista e filosofo austriaco, naturalizzato britannico, Friedrich August von Hayek, e l’economista statunitense Milton Friedman, e che spicca definitivamente il volo con la sconfitta del Comunismo e soprattutto del keynesismo – continua – Una propaganda che definirei, prodigiosa e senza precedenti nella storia, ha sospinto il modello neoliberista fino a farlo diventare il modello totale, di tutti”.

Il libro della Bifarini, poi, analizza la teoria della “Shock Economy”, introdotta dalla giornalista, scrittrice e attivista canadese Naomi Klein. Qui si ritrova ancora Friedman, il quale affermava (e molti lo hanno ripreso, come Romano Prodi, uno dei ‘padri’ della moneta unica europea) che una crisi reale e percepita è necessaria per imporre dei cambiamenti che la popolazione non accetterebbe in condizioni normali.

Cosa accaduta con il golpe in Cile del 1973, ‘firmato’, con l’ausilio fondamentale degli Usa, dal generale, politico e dittatore Augusto José Ramón Pinochet Ugarte, ma anche nel caso dell’Iraq sotto la supervisione di Lewis Paul Bremer III.

Tradotto: le crisi economiche e non solo, specie se create ad arte, “permettono l’introduzione di liberalizzazioni e privatizzazioni selvagge, tagli allo stato sociale, ridimensionamento feroce dello Stato interventista, il tutto senza bisogno del consenso popolare”.

Processi e meccanismi che nell’Europa dei Trattati sovranazionali e della moneta unica, quindi con gli Stati membri che non dispongono più delle sovranità monetarie e di bilancio, vengono riassunti dalla parola ‘austerity’.

Questo, comunque, se detto e scritto da una laureata all’università Bocconi, fa quantomeno riflettere.

“Sono bocconiana, sì. E ho deciso di scrivere un libro che ‘segue’ due piani: uno è quello socio-economico, l’altro invece riguarda l’introspezione, il mio percorso interiore grazie al quale ho smascherato gli inganni del modello socio-economico in cui viviamo, talmente diffusi in ogni nostra attività, che c’è bisogno di processi continui di smascheramento”, continua ancora.

“Ho preso, col tempo e con lo studio, cioè col supporto della conoscenza storica, economica e sociologica, la consapevolezza di qualcosa che avvertivo soltanto a livello inconscio, o al massimo superficiale. La difficoltà sta nel fatto che la cattura cognitiva del neoliberismo è talmente forte, si avvale di un linguaggio così seducente e ambiguo, che ricaderci è facilissimo – avverte la Bifarini – L’affiancamento della studio della filosofia alle mie conoscenze economiche è stato fondamentale per attuare una critica esaustiva e allo stesso tempo costruttiva dall’attuale sistema: non a caso i grandi economisti dell’antichità erano filosofi, ma anche lo stesso Hayek, che è riuscito in un’opera di diffusione della teoria economica liberista senza precedenti”.

Questione Euro. Bifarini lo inserisce nel capitolo “I paradossi dell’economia neoliberista”.

“Comincio dalla liberalizzazione sempre più spinta dei mercati, per poi dedicare un paragrafo all’unione monetaria che non è basata su una condivisione, su una armonizzazione a livello fiscale e soprattutto politico. L’assenza di sovranità monetaria ha fatto sì che i dogmi, assurdi e assolutamente parte di una economia disumana e sempre più lontana all’uomo, prendessero piede in modo incontrastato – sostiene – Il neoliberismo, del resto, poggia su una economia che nulla ha a che fare con la scienza umana e sociale, si basa sul debito, sulle sofferenze, sulla speculazione finanziaria, sulla creazione di denaro per mezzo del denaro. E l’Euro è la massima espressione delle politiche neoliberiste”.

L’esperta ribadisce, poi, che “Il trucco del neoliberismo è stato e continua a essere la propaganda straordinaria insinuata in modo capillare e subdolo ovunque. In ogni nostro comportamento, in ogni processo della nostra vita c’è implicito un messaggio di impostazione neoliberista”.

“Attraverso un vivaio di scuole – precisa poi l’esperta – sullo stile dei Chicago Boys, i think tank, cioè i serbatoi di pensiero, hanno conquistato il mondo accademico. Ed ecco perché il lavaggio del cervello è totale e parte proprio dai centri di istruzione, soprattutto dalle università più prestigiose”.

“Soltanto un cammino individuale, supportato anche da studi di sociologia, di psicanalisi, di meccanismi di manipolazione delle masse, può farci aprire gli occhi. Se ne deve uscire, dobbiamo uscirne, è un modello insostenibile, disumano. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti ed è assurdo non voler riconoscere il fallimento di questo sistema che garantisce dei profitti per pochi a fronte di una disuguaglianza e una povertà sempre più elevate – conclude l’economista – Il neoliberismo è una malattia, ma possiamo guarire con la piena consapevolezza e la piena conoscenza che portino a riappropriarci degli strumenti di partecipazione democratica. Abbiamo bisogno di difese forti e di un deciso cambio di rotta. Altrimenti, questo sistema ci porterà alla distruzione”.

Il libro è una pubblicazione indipendente dell’autrice ed è disponibile in formato e-book su Amazon.it http://tinyurl.com/kyqweuk

 

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