Tempio Pausania, Non capisco perché ogni volta che si cita TPF viene giù il finimondo…e non parlo della pioggia.

Tempio Pausania, 15 dic. 2017-

Mi sento semi serio, perché oggi la serietà tout a court  la metto da parte. Esistono sui social degli stranissimi meccanismi, plasmati da acredine e livore, quando per scherzo si tira fuori l’acronimo TPF, alias Tempio Progresso Futuro, quasi che sia stata una pagina nera della nostra recente storia e la si voglia tenere celata come l’amante dentro l’armadio. Nessuno deve andare a frugare, nessuno deve parlarne o tirarla in campo quando si ha il solo desiderio di riderci sopra. Dico, cosa c’è di male se uno, così, per gioco, cita quella sigla che desta strani presagi e assicura ulteriori battaglie che sembrano in apparenza sopite?

Cosa si nasconde dietro? Perché sembra un capitolo che deve avere le pagine stracciate? I revisionisti della vicenda la vorrebbero cancellare, quelli che ne destano le contumelie passate, la tirano in ballo, a ricordarci forse il livello di totale appannamento nel quale in tanti erano caduti per quei venditori di pentole bucate.

Cosa irrita e perché? Quali sono le chiavi di lettura di quella enciclopedica menata che destò l’attenzione di moltissimi tempiesi, alle prese col dibattito eterno, destra o sinistra, deviazioni al centro destra e doppio scappellamento a sinistra antani? 

Ogni passaggio nostalgico su quei tempi oscuri, come la notte precoce di dicembre, sembra rileggere delle malefatte dei partigiani o delle nefandezze dei fascisti. Si vorrebbe scordare tutto, chiaramente ognuno per la sua parte, ma ecco che è sufficiente un post ridanciano, per risvegliare le discussioni e ritornare allo stato di “allerta” come se in questo strano paese ci siano vigilantes pronti a schierare i carri armati e l’artiglieria su chi osa parlarne. Ma, dico, stiamo vaneggiando?

Cosa nasconde questa parola così autoincensante di allora e oggi stranamente foriera di presagi sinistri (ops….sinistri mi è scappata)?

Per coloro che non ricordano o non sanno di cosa parlo, Tempio Progresso Futuro, nacque qualche tempo prima delle elezioni amministrative del 2015. Da subito si eresse a salvatrice delle ragion di stato e prometteva miracoli di san Gennaro ad ogni iniziativa. La diversità della loro progettualità operativa, si basava su finanziamenti impressionanti, tipo emissari dell’Arabia ricca e opulenta che sarebbero venuti a regalarci benessere e tante altre mirabilie, del genere architetture futuriste con sfruttamento del patrimonio locale, lavoro per tutti e anche “chiù pilu”, che pare non guasti mai. Tempio, una moderna Las Vegas dove ovunque ti muovi ci si accende la sigaretta con biglietti da 100 euro. Fantasilandia, insomma, la Fabbrica del Cioccolato e dei sogni che si palesava con una semplicità disarmante. E ci cascarono in tanti, a seguire quei post  da slot machine che erogano sempre denaro, o emozionanti miracoli della trasformazione del granito in oro, tipo Re Mida dei giorni nostri, ma anche di più.

Sto scherzandoci ovviamente, ma in quegli anni là, mica tanti, appena 3, la città non parlava d’altro, e come sempre, tra un processo alle intenzioni dei reticenti  e l’interesse degli altri, si ebbe la conferma che basta che si parli di soluzioni miracolistiche ai problemi che subito se ne parla e ci si arrovella a cercare di capire chi ci sia dietro. La lobby di TPF aveva mantenuto segreto ogni cosa e ogni contatto, stile massoneria, e le ipotesi avanzate su chi ci fosse dietro hanno aleggiato come fantasmi nella vox populi.

Tornando ai giorni nostri, è bastato un semplicissimo posterelllo di Sergio che si scatena la bagarre, manco si fosse allo sprint per vincere il campionato mondiale di cinismo (non è ciclismo eh, non pensiate che abbia scritto male), Sferzanti come lame di Toledo, cattive come le sorellastre di Cenerentola, ecco si riprende con le guerre di secessione.

Avanzano i PRO, indietreggiano i CONTRO, tipo schema Tonineddu Muzzu che diceva prima delle partite di calcio delle sue squadre…”quando loro avanzano, noi indietreggiamo perché, quando noi avanziamo loro indietreggiano”, accompagnando con una gestualità mitica quei momenti di sano calcio pionieristico.

Oggi che le cose sembrano sopite, dunque, perché ancora ci si rituffa nel livore quando si riscrive quella parola, TPF?

Pongo la domanda a voi, consapevole, che ne sapete quanto me, perché succede questo?

Curioso come un  gatto, aspetto illuminate coordinate per comprendere meglio.

Antonio Masoni

Related Articles