Tempio Pausania, “Non starò qui a cercare parole che non trovo…”, le donne e il presidio di occupazione.

Tempio Pausania, 11 nov. 2018-

In Canzone quasi d’amore, Guccini canta  una delle più belle pagine della canzone d’autore…“non starò qui a cercare parole che non trovo…”, la sua lirica alla donna, la  confessione diuna vita difficile, la sofferenza, l’autoanalisi del destino che incombe sugli anni, tra tragedie annunciate e rare gioie, la lettera per chi è lontana in un’altra parte del mondo e dalla sua attuale vita.

Una canzone che induce a pensare all’altra metà del mondo che in questi giorni di occupazione conferma quanto non possiamo fare a meno di ciascuna di loro. Sono visi, rughe e sorrisi che vedi ogni giorno, che ascolti e che parlano, sanno sempre cosa dire e cosa fare, senza alcun meccanico riflesso condizionato. Sono così come le vedi la prima volta, non ti sei sbagliato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti insegnano a lottare e a resistere, loro che di resistenza hanno arredato l’intera vita. Ognuna ha una storia, si portano appresso cicatrici e amore, sanno come reagire alla rabbia di cui spesso, una lotta come questa, si nutre. Smorzano e ti circondano di premure come se a loro spettino e non si oscurano se non ne ricevono. Sono abituate a dare, poco a ricevere. Sono reali, come le emozioni che vedi in questa straordinaria esperienza di vita nella quale danno fondo a ogni energia possibile.

Ogni giorno ne scopri la forza, sono innamorate della causa, sono fiere ed orgogliose, una per una dello scopo e degli  obiettivi. Non si rassegnano mai e ti insegnano a non abbatterti quando qualche delusione sopraggiunge a tentarti di mollare.

Sono mamme, nonne, zie, diventano madri anche di chi non hanno generato, per una genetica propensione all’amore che nessun uomo potrà mai capire né possedere.

Si scherza e si ride, ci si scambia impressioni, sono pronte a scattare subito per fare,  sanno ascoltare e capire ogni minuscolo dettaglio delle necessità. Impareggiabili e uniche, semplici e modeste, grandi persone che stanno mettendo se stesse in una battaglia comune senza precedenti.

“Non starò qui a cercare, parole che non trovo….” eppure qualche cosa è venuta fuori, come ogni mattina che le ritrovi sempre sedute al tavolo del presidio, dopo notti e notti che per l’80% stanno facendo loro, forse più libere da impegni del giorno dopo o forse per la stessa ragione che ho scritto prima. 

Ti insegnano a lottare e a resistere, loro, che di resistenza hanno arredato l’intera esistenza. Ognuna ha una storia, si portano appresso cicatrici e amore, sanno come reagire alla rabbia di cui spesso una lotta come questa si veste. Smorzano e ti circondano di premure come se a loro spettino e non si oscurano se non ne ricevono. Sono abituate a dare, poco a ricevere. 

Una per una, a nome di tutti i presidianti, vorrei ringraziarle con questa poesia scritta da un uomo, un poeta brasiliano ELIOMAR RIBEIRO DE SOUZA.

ELIOMAR RIBEIRO DE SOUZA – Donna

Nel tuo esserci l’incanto dell’essere,
La vita, tua storia,
segnata dal desiderio d’essere
semplicemente donna!
Nel tuo corpo ti porti,
come nessun altro,
il segreto della vita!
Nella tua storia
la macchia dell’indifferenza,
della discriminazione, dell’oppressione…
in te l’amore più bello,
la bellezza più trasparente,
l’affetto più puro
che mi fa uomo!

 

Le foto sono tratte dall’archivio di Immacolata Ziccanu e di Stefano Alias e comprendono una minima parte della partecipazione delle donne a questa lotta.
Con profonda gratitudine e riconoscenza a tutte le donne del presidio.
Antonio Masoni

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