Tempio Pausania, Ospedale di comunità, come Ittiri e Thiesi con un’utenza almeno doppia. La schiforma passa al voto del Consiglio Regionale.

Tempio Pausania, 25 ott. 2017-

Quanto piacciono le sigle e gli acronimi a questi legislatori italiani, tutta una serie di numeri e cifre semplicemente per dimostrare che ancora una volta, al netto della confusa normativa fatta per confondere le idee e volutamente poco comprensibile, si è voluto mettere mano alla sanità pubblica in favore di quella privata, camuffando la riforma dietro necessità e tagli alla spesa pubblica, la sola cosa che sono capaci a fare. Schiforma doveva essere e schiforma è stata. Ospedale di comunità, dopo essere stato ripristinato DEA di 1° livello. almeno secondo l’emendamento letto, e successivamente ospedale di comunità con reparti. Ospedale di comunità alla pari di Ittiri e Thiesi che insieme hanno meno abitanti di Tempio e un’utenza complessiva che è la metà della nostra (senza nulla togliere sia chiaro ai due centri sardi che hanno ottenuto quanto speravano). Nella sostanza, come già scritto, resta lo status quo, rimane invariata il quadro di per se pessimo che insiste da qualche anno, con carenze di presidi sanitari e di personale (ma questa è nota dolente per tutta la sanità sarda) e la futura migrazione del personale medico da/per i DEA di 1° livello unico del nord est, ossia Olbia. Che esulti Arru, Pigliaru e tutta la giunta regionale! Sono stati gli artefici di avere abbassato i calzoni al Qatar e non hanno minimamente pensato a tutelare gli interessi della gente di Gallura.

L’amarezza è anche dettata dalla scarsa incisività della politica locale, prima pronta alla lotta e poi piegata alla volontà di accettare quanto ci dovevano dare e ci hanno dato. Assisteremo allo stillicidio della sanità pubblica, ne vedremo presto i segnali di fumo sempre più oscuri, capiremo solo allora cosa realmente avremo perso e quanto sarà inutile parlarne. Il partito di maggioranza, quello che ha in giunta due assessori galluresi, un terzo in consiglio e uno i minoranza, non ha saputo difendere i diritti di questo territorio se non per meri interessi localistici. La Gallura, si diceva, è una ma quando si tratta di difenderla tutta è divisa secondo le tessere elettorali e mai per le vere necessità della gente. Il resto lo sapete già, e se per una volta provaste a ragionarci su, secondo una visione che sappia leggere oltre la vertenza sanità, capireste quale sia il punto di origine di tutto.

Ecco il quadro riassuntivo di come la regione si è piegata alle ragioni del liberismo più sfrenato senza pensare alla gente, alle strade che non ci sono, ai bisogni dei disagiati, degli indigenti e dei poveri cristi che non hanno e non avranno diritto al proprio ospedale vicino.

ansa sardegna

Ecco cosa cambierà nella rete ospedaliera sarda non appena la riforma otterrà il via libera del ministero della Salute. A parte la rimodulazione dei posti letto (i pubblici scendono da 4.905 a 4.643), principio ispiratore della riorganizzazione è quello dell’Hub and Spoke, per cui l’assistenza ad alta complessità è concentrata in centri d’eccellenza (Hub) supportati da una rete di servizi (centri Spoke) che si occupano dei pazienti a livello territoriale. Due gli Hub nell’Isola: il Santissima Annunziata di Sassari e l’Azienda Brotzu di Cagliari, definiti Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di II livello perché sono in grado di offrire servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.

In realtà, il testo emendato dal Consiglio regionale ne prevede un terzo: il San Francesco di Nuoro che da Dea di I livello rinforzato acquisisce la qualifica “con servizi di II livello” perché sede di Breast Unit (Centro di senologia, gli altri due sono a Cagliari e Sassari) e di Stroke Unit (Unità ospedaliera specializzata nella cura dell’ictus). Nei raggi che si irradiano dal centro, dopo gli Hub si incontrano i Dea di I livello. A Cagliari, il Policlinico universitario e il Santissima Trinità di Is Mirrionis. Nel Sulcis il Sirai di Carbonia e il Santa Barbara di Iglesias, nel Medio Campidano l’ospedale di San Gavino, quindi il presidio di Oristano, Olbia e quello di Alghero-Ozieri. Infine c’è il caso del Nostra Signora della Mercede di Lanusei, che con il riordino diventa “presidio ospedaliero con servizi di I livello”. Restano gli ospedali di zona disagiata: Sorgono, Muravera, Isili, Bosa, tutti con un reparto di medicina generale abilitati per la chirurgia generale. E gli ospedali di comunità: Tempio, Ittiri e Thiesi, con predisposizione per la degenza post operatoria.

Infine La Maddalena: il presidio del Paolo Merlo, che conserva la qualifica di ospedale di zona disagiata, è stato al centro del dibattito per tutto l’iter di approvazione della riforma. Il decreto ministeriale 70 prevedeva la disattivazione del punto nascita, che invece resiste, anche per consentire i parti normali. Non solo: il presidio avrà anche la camera iperbarica.

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