Tempio Pausania, 27 gen. 2019-
Gli avvenimenti che passano attraverso i media hanno un potere insidioso, anche quando sono confutati da verità. Vengono prima letti, poi elaborati alla luce del tipo di scrittura usato o di immagini proiettate in uno schermo e quindi vengono elaborati con la lucidità che uno al momento si ritrova. Non tutti i cervelli hanno la medesima percezione sullo stesso scritto o programma e questa varietà di impatto determina quasi sempre risposte frettolose o parziali, sempre che il percettore ritenga quello specifico argomento di suo interesse. Sono tantissime, troppe senz’altro, le notizie e altrettanto sono i fruitori che le acquisiscono, una platea vasta di filtri che si mette in moto e li trasmette al pubblico con la sua percezione, del tutto personale e soggettiva. Tutto nella norma direi, non fosse che l’web ci avrebbe dovuto insegnare che se riproduci merda a secchiate, la platea la riceve come tale. Dipende tutto anche da chi questa merda la trasmette, ci sono casi e casi, persone e persone che se ne distanziano e altre che la fanno propria aggiungendovi quella nota suppletiva che fa diventare uragano una banale folata di vento. Esempi ve ne sono quanti se ne vuole, e non è questa a sede di citarne uno per tutti.
Mi soffermo su un aspetto che ha caratterizzato gli ultimi top event’s della nostra comunità. Le dimissioni del sindaco Biancareddu.
Il sindaco, o ex che dir si voglia, ha deciso di dimettersi per le ragioni che tutti conoscono, la sua impossibilità di contrastare la deriva della riforma sanitaria che sta facendo pagare un duro prezzo ai sardi ed in particolare al nostro amato territorio. Si può affrontare l’argomento dal punto di vista della rispettiva appartenenza o meno a qualche partito, in questo caso opposto a quello del sindaco, o vedere quanto accaduto da un’angolazione differente, per meglio dire, distaccata. La scelta del sindaco, nasce da un patto avvenuto con dei cittadini che il 21 novembre avevano chiesto a lui e agli altri sindaci, onde rafforzare l’unione dei comuni per una causa collettiva, di dimettersi qualora entro un tempo di 10 giorni circa l’assessorato non avesse ottemperato a mettere in atto quelle auspicate azioni di potenziamento del nostro ospedale che una legge regionale, dello scorso ottobre, aveva disciplinato e stabilito. Niente di più, niente di meno. Finora è tutto abbastanza noto e chiaro.
Per oltre 1 mese, dalla data delle possibili dimissioni ad oggi, è stato un continuo saliscendi dal raggiungimento degli obiettivi al suo triste fallimento. Parole e scritti fittizi che hanno nascosto la vera e sola intenzione di un assessore e di un’azienda che se ne è totalmente fregata. Restava sul piatto della contrattazione quella minaccia collettiva di dimissioni, qualcosa che ha fatto tremare persino la prefettura di Sassari che tutto avrebbe voluto tranne trovarsi con 11 comunità senza il sindaco e con l’affanno di ordine pubblico e di nomina di commissari prefettizi. Un caso nazionale senza precedenti, non che abbia rilevanza ciò ma lo scrivo solo per meglio definire un’azione che muoveva 40.000 persone dei comuni di appartenenza per una sola causa: il diritto alla salute.
Questa è cronaca, più o meno da tutti conosciuta. Veniamo adesso allo scossone che le dimissioni del sindaco hanno generato. Che ha fatto Biancareddu? E’ forse venuto meno al patto con i cittadini? Aveva o no promesso che lo avrebbe fatto se non si fossero raggiunti gli obiettivi prefissi? Può essere considerato un tradimento alla città se un sindaco, eletto per volontà popolare e che per il popolo dovrebbe agire (non lui ma tutti indistintamente), mantiene la sua parola e si dimette? Ragionate su questo ora, poi potrete anche parlare di opportunismo elettorale.
L’web, che si dice non dimentica ma ha spesso la memoria cortissima, ha sbroccato ogni specie di considerazione (e lascio perdere il resto che poco mi interessa) adducendo “pessima scelta”, ” vergognoso gancio elettoralistico”, ecc. Molti, tra questi contrari alla scelta delle dimissioni, sono gli stessi che hanno inveito contro di lui quando dicevano che mai si sarebbe dimesso e pensava solo alle elezioni, dove qualcuno scorda ci stanno anche altri candidati sindaci dell’Unione. Risulta? A me si. E tra essi non c’è anche un sindaco che il giorno dopo le annunciate dimissioni del 21 novembre, a cui non era presente, venne al presidio di occupazione a riconsegnare la sua tessera elettorale? Risulta? A me si. Non me la prendo con quel sindaco né con tutti gli altri, le loro sono state delle scelte. A partita, per loro, finita (non nel senso che non si siano battuti e lo faranno ancora con la fascia tricolore sia chiaro) perché Arru non ha scritto nulla che corrisponda al vero, e nulla è stato fatto, si scatena l’uragano di cui sopra. L’unico bersaglio, questa è la cosa paradossale, è il sindaco di Tempio, nessuno – e dico NESSUNO – che abbia detto una parola sull’assessore e sulla sua continua vergognosa distruzione della sanità pubblica in Sardegna, di cui credo siano informati.
Perché accada questo, non è dato sapere. In tutti i processi ci sono dei capri espiatori ed è facile agire contro chi si inquadra come l’artefice della sconfitta nella vertenza sanitaria. Però, dentro la dinamica poco corretta del web, quando non addirittura tesa allo sfinimento, si giustifica l’avversario politico di turno, è nella logica del confronto avere degli avversari, ma non si capisce perché non si usino elementi informativi corretti. si faccia conto della storia degli eventi per una migliore e consapevole ricostruzione dell’intera vicenda. Dicono: ” Bisogna analizzare le storie senza trascurare alcun dettaglio”. Allora, che si faccia senza dimenticare nulla, ma soprattutto senza dare sfogo alle proprie campane elettorali per mortificare le altre. Questione di onestà intellettuale e non di presunta sapienza analitica che da sfoggio di acredine mista a tentativo di deprezzare l’operato altrui.
Ma tutti sappiamo quanto l’web separi, trasformi e sfasci una tentata forma di coesione popolare che di recente ha cercato di salvare un ospedale e che in tanti hanno isolato senza mai esserci stati una sola volta. Lo sappiamo tutti, che la comodità di una tastiera alla fine corrode anche chi la usa a sproposito. Alla fine cosa si ottiene se non la fine della agognata unità del popolo che ancora non ha chiara cosa voglia dire perdere una tutela che abbiamo sempre avuto, noi e tutti i comuni vicini?
“Come stai” è la prima parola che usiamo quando salutiamo una persona. “La salute prima di tutto”, si dice. “L’importante è avercela”. “A cosa serve avere soldi se non hai la salute!”.
Belle parole, che restano solo tali. Purtroppo.
Antonio Masoni