Tempio Pausania: un racconto in 3 puntate sulla condizione giovanile, lo spettro della disoccupazione (1^ parte)..

Tempio Pausania, 23 maggio 2014-

Molti anni fa scrissi un racconto sulle difficoltà di trovare un lavoro, nonostante laurea e studi specifici. Allora era attuale, oggi lo è ancor di più. Ho deciso di proporlo ai lettori di galluranews per rimarcare che certi errori sono commessi per cause certe, in questo caso una cosa certa è l’incertezza. Oggi, domani e domenica leggerete le tre parti nelle quali l’ho suddiviso per non appesantirlo con una lettura prolungata. Spero possa aiutare a riflettere e spero anche che le cose possano cambiare. Prima però dobbiamo cambiare noi e contribuire in prima persona al cambiamento. (A. Masoni)

 Come una  barabattula (farfallina)

 « Mi chiamo Laura, ho 36 anni compiuti. Nella vita faccio la disoccupata. Che dite…un bel lavoro o pensate anche voi che fare la disoccupata non sia un lavoro? ,,,Qualunque cosa abbiate pensato vi dispiace contraddirvi…è un lavoro anche fare la disoccupata..certo……beh stipendio non ce n’è…d’altronde se ci fosse uno stipendio io non sarei una disoccupata….ohhhh….specializzata però…pensate che alle spalle ho pure un master in disoccupazione. Mi è costato 2000 euro…A che mi è servito?   secondo voi? A diventare una disoccupata specializzata. A che se no? All’esame del master….si all’esame….c’è stato un esame finale che mi ha dato l’iscrizione nelle liste delle disoccupate specializzate in disoccupazione…il ragionamento appare un po’ contorto ma provo a spiegarmi meglio.

Io sono nata e vissuta in campagna e fino a 11 anni ho studiato nella scuola del mio sobborgo…unu stazzu insomma…poche case, una chiesetta, 200 anime dedite ai campi, al bestiame, eccetera…eccetera..

Noia mortale. Giornate senza fine a guardare mio padre che mungeva la vacca, dava da mangiare il maiale, solita routine di una infanzia però senza pensieri, senza patemi d’animo insomma.

Poi le scuole in città, 15 chilometri di pullman al giorno…7 e mezzo ad andare e altrettanti al ritorno. Però una vita che era molto diversa da quella condotta in campagna. Quindi, appena mi era possibile, anche la sera me ne scappavo dalla campagna e venivo a trovare le mie compagne di classe.

La faccio breve…mi diplomo al Liceo Classico, con la votazione massima….quindi una secchiona?…Beh si….di masci n’idia pochi avveru….quelli del sobborgo…di lu stazzu insomma erano tre, Paolino, Andreuccio e Gavino…tutti precisi, tutti uguali e tutti….suzzi chi a videlli a di notti ti inia l’assustu…sembravano scimmiette, naso grosso, occhiali spessi un dito e un fastidiu di zinzula solu a intindilli faiddà…oddio parlare….

«Paulì….alzatu sei a Tempiu a vidè la paltita duminica? »

«…Inzùù»

«..Andreù…andemu a sparau dumani? »

«E’ gjà sticcutu ….»

Insomma, per farla breve, per me che a scuola ero brava, diplomata, bellina, l’attesa di partire per l’Università, alla quale con enormi sacrifici mio padre era riuscito a mandarmi, insomma quell’ultima estate allo stazzo fu tremenda.

L’unica consolazione era la notte.

Ascoltare il silenzio della mia campagna, degli uccelli notturni, lo scorrere lento del fiumiciattolo a ridosso della recinto degli animali, il frinire delle cicale, l’agitazione dei maiali quando avvertivano qualche topolino dentro il loro riparo, i belati del gregge quando tornavano all’ovile. Tutta roba da campagna insomma, da povera, immobile, statica, campagna gallurese.

A Sassari, dove ho studiato sociologia e dove mi sono laureata con una tesi su John Millar, il sociologo che anticipò alcuni punti fermi dell’analisi marxista sul rapporto tra attività produttive e idee vagamente mi innamorai, come spesso accade, di una specie di rivoluzionario, barba incolta, occhi infossati e un lieve….dico lieve puzzo di sigaretta stantia…avete presente quando il fumo si compenetra con l’epidermide e il vestiario e ne diventa parte integrante….. e così mi sono avvicinata, durante il periodo della tesi e di questo timido, primissimo contatto con la mia certa eterosessualità, all’ideologia marxista.

Ma, alle soglie del nuovo millennio, me ne allontanai, convinta che fosse troppo fossilizzata su concetti sicuramente reali ma anche tremendamente utopistici…..

Una storia come tante dunque?…Forse…ma la storia di una donna….. si di questa donna che ora vi parla, è cosa distante anni luce dalle storie metropolitane comuni, quelle che vivono la maggior parte delle donne. Per capirci, studi eccellenti, carriera sicura, matrimonio borghese, di classe con 400 invitati, abito bianco, i canonici 2 figli…un maschio e una femmina. Vita agiata, vacanze sulla neve, al mare, magari dentro una casa di proprietà.

Altu che vaccanzi illa nii……tra l’altro…eu mi pisciu di fritu solu a pinsavvi a la nii figuremuci!!!!.

No…..no…niente di tutto questo…per me l’inizio della mia carriera è stato l’inizio della fine…si signori miei…la fine…la fine del mio sogno. (fine 1^ puntata)

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