Tempio Pausania, “Il sale da cucina, un killer spietato e silenzioso”, di Sergio Todesco. Rubrica Ben Essere.

Tempio Pausania, 14 lug. 2016-

IL SALE DA CUCINA: “UN KILLER SPIETATO E SILENZIOSO”

E’ opinione comune che il sale sia un alimento necessario e col tempo il suo uso e abuso ha deformato le papille gustative richiamandolo in tutte le pietanze.

In molti ambienti scientifici è ancora considerato elemento essenziale per i nostri processi biochimici (deleterio): l’unico sodio di cui l’organismo può avvalersi è quello colloidale derivato dalle piante attraverso la fotosintesi.

Nei super-mercati non vi è alimento che non sia saturato dall’addizione di sale a scopo conservativo o gustativo; persino molte medicine si avvalgono di questa aggiunta ( antiacidi, lassativi, aspirina, sciroppi, e altre).

Eppure è risaputo, fin dall’antichità, che il sale porta alla degenerazione e alla morte, è un killer silenzioso che predispone l’indurimento dei vasi ematici, delle mucose gastro-enteriche, affaticando oltre modo la funzione epatica e renale.

Ciò nonostante si continua a considerarlo appetibile e, pur temendolo in quanto tossico, lo si accetta come condimento nella quasi totalità degli alimenti.

Il sale risulta dalla combinazione chimica del 40% di sodio e del 60% di cloro, per formare cristalli di cloruro di sodio.

È bene sapere che questo composto non ha niente di nutritivo, non contiene calorie, acidi grassi, proteine, zuccheri, enzimi, vitamine, minerali organici e utili al sistema bioenergetico dei nostri corpi.

È un composto chimico indistruttibile che non può essere decomposto, digerito, trasformato, o sintetizzato (e meno male, pena la morte cellulare).

Si conserva nel corpo come sale, non subisce trasformazione alcuna e quando viene eliminato è sempre lo stesso sale: resiste preso come sale ed eliminato come tale dopo aver disturbato i processi organici dei nostri corpi.

Riconosciuto come veleno, il fegato si incarica di trasformarlo ma, data l’indistruttibilità, passa il fardello tossico ai reni anch’essi deficitarii nel liberarsene del tutto.

Il sale non espulso viene stoccato in organi e tessuti in attesa di  evacuazione.

La sua permanenza ha un effetto caustico, di irritazione e bruciore e richiama acqua dal sistema per essere tenuto in soluzione, oppure viene inglobato nei grassi corporei.

Poiché siamo fatti dal 70% d’acqua, è auspicabile e conveniente non trasformare i nostri fluidi in salamoia: le cellule hanno bisogno di acqua pura e in presenza di sale perdono elasticità, raggrinziscono e perdono potassio in favore dell’aumentato sodio. In questo modo l’equilibrio sodio-potassio, responsabile del potenziale di membrana cellulare, viene alterato andando incontro alla degenerazione.

In salamoia i vasi ematici si restringono e la pressione sanguinea aumenta, le arterie vanno incontro a calcificazione, indurimento, inspessimento, e con la pressione alta il cuore è chiamato a lavorare di più, la sua muscolatura si indurisce e si sclerosa, la circolazione diventa inadeguata e povera di ossigeno, anemica, e quindi guasto cellulare.

La lista delle problematiche organiche derivate dal consumo di sale è molto lunga, dall’acne alla psoriasi, artrite, degenerazione nervosa, indurimento delle pareti gastro-intestinali e ulcere, edema, fegato infiammato, affaticamento dei reni, tumori e quant’altro.

Ma il danno peggiore  provocato dal sale è quello al sistema cardio-circolatorio. La perdita di potassio per l’aumento di sodio è la causa principale di calcificazione del muscolo cardiaco, delle valvole e delle arterie, con formazione di tessuto cicatriziale e conseguente predisposizione all’insufficienza cardiaca.

Non bisogna quindi stupirsi se nei soli Stati Uniti oltre sessanta milioni di persone hanno attacchi e problemi di cuore diventando la prima causa di morte. Lo stesso primato e detenuto, insieme alle morti iatrogene, nel resto del mondo.

Ma abbandonare l’abitudine al sale non è cosa facile. Confesso che di tutte le rinunce quella del sale è stata la più difficile, ma aggiungo che nel giro di tre settimane tutte le abitudini malsane perdono potere. Inoltre la sua presenza è richiesta come insaporitore e conservante nei cibi cotti, nelle carni, nel pesce, nei formaggi, negli insaccati, nel pane e nei dolci. Eliminati questi alimenti dannosi, la richiesta gustativa del sale svanisce.

Buone riflessioni!

Sergio Todesco

 

 

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