Tempio Pausania, Il solo mezzo per essere socievole è farsi del male, di Sergio Todesco. Rubrica Ben Essere.

Tempio Pausania, 13 giu. 2016-

Spesso mi viene fatto notare che il cibo ha anche una componente psicologica, che aiuta a socializzare.

Per sentirsi integrati in un sistema sociale diventa quasi obbligatorio riunirsi intorno ad un tavolo e dare prova di essere buon gustai e apprezzare il buon vino. Gli incontri fra amici diventano l’occasione per mangiare e bere. E non di rado,  sempre in nome della socializzazione, si è portati a dare prova di valere in virtù delle quantità di cibo ingoiato o di vino bevuto; ci si vanta e si ha un senso di valere di più in rapporto alle quantità di cibo e di vino sopportati.

Si arriva così alla convinzione che per essere socievoli bisogna farsi del male.

Se uno non beve o non mangia civilizzato, secondo le usanze e le tradizioni, viene considerato strano, diverso, distaccato, asocievole. Per restare nel gruppo bisogna adeguarsi al sistema della maggioranza dove prevale la convinzione e l’orientamento all’antipasto, al primo, al secondo, qualche volta un contorno, la frutta relegata ad ornamento, quasi sempre il caffè, e spesso il grappino o il mirto (alimentazione civilizzata, aberrante).

Si vuole restare nel gruppo e quindi bisogna essere socievoli ad ogni costo, a costo di farsi del male.

In risposta a queste riflessioni mi viene detto che la vita va vissuta e se si pensa alle malattie non si esce più di casa, e poiché le variabili della vita sono tante, fin che possono vogliono godere dei piaceri del buon cibo e non solo.

Amano essere schiavi delle loro abitudini e allo stesso modo in cui ci si abitua agli effetti collaterali del mangiare e bere secondo consuetudine (alimentazione civilizzata), si considerano normali ed inevitabili, i mal di pancia, le infiammazioni gastriche, rigurgito, reflusso, esofagite, meteorismo, dilatazione intestinale e conseguenti irritazioni, diverticoli, ragadi, emorroidi, spossatezza, pesantezza, calo di energia, diminuzione dell’acuità visiva, calo della concentrazione, dell’attenzione, della memoria, sonno disturbato, mal di testa e pensieri disturbanti, per arrivare col tempo a tutti i problemi di natura degenerativa.

E tutto in nome della civilizzazione e del vivere socievoli.

Ma niente paura, ci sono le farmacie sempre più affollate e fornite di rimedio per ogni male (40.000 malattie nei loro prontuari). Ormai in  ogni casa è presente una piccola farmacia, dall’antiacido al lassativo, dal sedativo all’antinfiammatorio, dall’aspirina all’antibiotico, pillole per dormire, pillole per digerire, pillole per stare svegli, pillole per l’ansia, pillole per il dolore, pillole per l’amore, pillole, pillole, pillole…

Il Creatore deve essersi sbagliato, doveva creare prima le farmacie e poi l’uomo, vista e considerata la tendenza di quest’ultimo ad ammalarsi.

Ma ho messo più volte in evidenza come l’uomo sia sempre orientato alla salute e non alla malattia, a meno che non si creino i presupposti per la degenerazione. Quindi la malattia non è nei nostri destini a patto che non la si coltivi nei propri corpi con abitudini strazianti.

Ma la cosa tremenda è che tutto ciò viene considerato normale; farsi del male ed essere promotori delle proprie disarmonie è accettato come parte inevitabile del vivere sociale. Un mio amico ha subito l’ablazione della cistifellea e il suo commento è stato che trattasi di un organello di poca utilità che affatto incide sulla necessità di rivedere le proprie abitudini alimentari. Si è convinti che ammalarsi rientri nei rischi della vita e così si continua a sfidare la sorte: per socializzare si entra nei bar a consumare caffè, tè, cioccolate, paste, aperitivi, digestivi, birre, grappini e mirti (tutti veleni). I ristoranti, le cene, i festini e le sagre di campagna con ricchi antipasti, primi piatti e secondi, contorni relegati in un angolo, dolci e caffè e ammazza caffè, incidono pesantemente sulle possibilità digestive.

A questo punto diventa difficile apprezzare un pasto di sola frutta, il mangiare civilizzato ha fatto perdere ai nostri stomaci il ricordo di una digestione pulita, senza scorie, rinfrescante, appagante, purificatrice e energizzante, senza allertare il sistema immunitario e sperperare energia nervosa. Le tre digestioni al giorno imposte da questo tipo di alimentazione richiedono lunghe permanenze del cibo in stomaco e intestini, con aumento della temperatura interna per congestione sanguinea e travaso nervoso. L’aumentato flusso ematico nel sistema gastro-intestinale costringe in carenza gli altri organi e tessuti, compreso il sistema nervoso e il sistema endocrino. Il risultato è sempre un calo di prestazione intellettuale e lavorativa, con il sonno che la fa da padrone e un sistema immunitario deficitario per il troppo impegno digestivo.

Ora  è auspicabile un nuovo tipo si socializzazione, magari intorno ad un tavolo arricchito con frutti colorati e profumati, apportatori di energia solare, di acqua biologica  e di nutrienti veri, i soli che possono ristabilire equilibri organici e flusso di pensieri creativi: la pace nel corpo e nelle menti è solo a prescindere da una alimentazione purificatrice di frutta e verdure. Tenere i propri corpi esenti da scorie tossiche, puri, è anche il miglior modo per predisporre alla spiritualità e aprire i nostri cuori all’Amore. Tutto ciò richiede una mente al servizio del corpo e non un corpo al servizio della mente. Tutto quello che facciamo dalla mattina alla sera lo facciamo col nostro corpo; digeriamo col nostro corpo, lavoriamo, pensiamo, facciamo l’amore, tutto con il nostro corpo. Il minimo che possiamo fare è dimostrare gratitudine e rispetto verso il corpo, e riflettere sul vivere civilizzato e socializzante.

L’articolo di oggi diventa premessa di approfondimenti sulle nostre digestioni e quindi sulla nostra salute che andrò a porgere alla vostra attenzione nei prossimi giorni.

Buone riflessioni dal vostro amico sergio

 

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