Tempio Pausania, Tempio e la Gallura unita hanno detto NO alla deforma della rete ospedaliera. Oltre 7.000 persone e interventi dal palco di tantissimi sindaci e autorità.

Tempio Pausania, 18 lug. 2017-

Giornata storica per Tempio e la Gallura. Una imponente folla, circa 7.000 persone, si è radunata in Piazza Gallura per gridare NO alla riforma ospedaliera che prevede tagli e solo tagli alla sanità pubblica Sarda. Bambini e mamme in testa al corteo che ha sfilato per la circonvallazione San Sebastiano e San Francesco, risalito da via Settembrini, per Corso Matteotti e ritorno da via Roma nella piazza. La piazza, per storia e tradizione, dev’essere sempre sede per far incontrare la gente. Bellissimo momento di vera unione di un territorio, confortato anche dalla presenza di una trentina di sindaci giunti da ogni dove.

Questa di stasera non era solo una giornata di protesta per Tempio e per il suo ospedale, era anche la volontà della gente di Sardegna di non rinunciare in nome di una mera questione di numeri al diritto alla salute, quindi puntare il dito anche contro le rinunce di altri importanti centri dell’isola che sono a rischio perdita del proprio presidio sanitario. Lo hanno detto gli ospiti in tutti gli interventi e lo hanno spiegato meglio Claudia Zuncheddu del coordinamento della rete per la tutela della salute pubblica sarda e Marco Mori, giurista, avvocato, costituzionalista e sopraffino esperto di economia del diritto.

“La battaglia– hanno detto entrambi – è contro la finanza internazionale che sta decidendo che la sanità pubblica debba essere sostituita da quella privata.”

Un governo regionale che fa acqua da tutte le parti, sta subendo, alla pari di quello nazionale, “la tirannia del neoliberismo, voluto e studiato in ogni suo aspetto e dal quale non si esce se non si prende coscienza di dove alberghi il MALE dei nostri tempi”.

Tempio ha risposto oggi, domani altri lo faranno ma ben altra risposta ci sarebbe se si capissero bene le cause di questo economicidio.


Oggi ho parlato con tanta gente, ho stretto mani, ho salutato decine di persone. Negli occhi di tutti c’era gratitudine per questa battaglia che non è mia ma di tutta la Gallura. Non ho meriti più di quanti ne abbiano altri, il mio nome non è stato fatto e non ho voluto parlare,  ho cercato solo di rendere conto di notizie che conoscevo e che altri ignoravano. Ho capito tante cose stasera. Una in particolare: se la piazza si muove, non c’è palazzo che non tremi. Questo era il fine e questo risultato è stato raggiunto. In questa battaglia che ci ha visti uniti, ringrazio con particolare affetto gli amici di questi mesi di condivisione delle vicende sanitarie, Alessandro, Mario e Savino, gli avvocati Silvia e Martinella, le mamme di Gallura, Silvana Cossu, Katia, Valentina Piredda per tutte le informazioni, Andrea Biancareddu, con la sua giunta compatta, che ha voluto questo giorno e che è riuscito nell’impresa di far venire a Tempio sindaci da ogni parte della Sardegna,  l’ex Presidente della Regione Cappellacci, Marisa Careddu che è sempre stata sostenitrice della piazza, gli amici Aldo e Antonello che ha portato Marco Mori a Tempio, l’amica Angela Antona, mai una sola volta assente, Marianna e Giò. Con queste persone mi sono rapportato in questi mesi, con loro abbiamo ragionato, discusso, incoraggiandoci a vicenda sempre, credendo nella forza della gente e nella unità degli intenti. Non so chi leggerà questo articolo e vedrà il video della manifestazione, vorrei solo dire grazie ai tempiesi presenti e a chi prova a non farsi calpestare nei propri diritti civili. 

La delegata nazionale, che al suo passaggio davanti alla telecamera, mi ha fatto lo sberleffo, beh, si qualifica da sola lei e chiunque di quel partito, qualcuno decisamente poteva anche fare a meno di esserci . Presenze inutili, politica da quattro soldi di persone che hanno boicottato da mesi ogni forma di protesta e che, all’ultimo, hanno cercato di salire sul carro che solo per questo motivo, che trascende la polemica e spera nel bene comune, vorrei tanto che fosse quello dei vincitori. Di sicuro, non avranno perso quelli che ci hanno creduto e non vinceranno loro se la battaglia sarà persa. Loro, in ogni caso, sono e restano dei perdenti. Fatevene una ragione. Almeno potremo dire: ci abbiamo provato e siamo fieri di averlo fatto.

Ad maiora Tempio

Antonio Masoni

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