Tempio Pausania, Ho tempo, c’è tempo e sempre ci sarà per una stretta di mano e un sorriso.

Tempio Pausania, 31 ott. 2017-

I giorni spesso corrono più veloci delle nostre intenzioni, procedono talmente spediti che “l’oggi è già domani!” e troppe volte ci lasciamo dietro i nostri geni, intesi come caratteri ereditari, parti della essenza di cui siamo composti e che lasciamo da soli, liberi di agire seguendo istinti e impulsi. Col tempo, quando pensi alle tristezze patite, ai sorrisi mancati, ai tanti sbeffeggiamenti della tua vita relazionale, presa a calci quando bastava sorseggiare il veleno e non deglutirlo d’un fiato solo, diventi tenero e persuasivo col tuo EGO, l’io maestoso e supremo che ti ha affiancato nelle tue scorribande giovanili e seguito come un’ombra sino alle soglie dell’età adulta. Ti fermi a respirare, ne hai bisogno, quasi nel calice della tua vita futura non ci sia più arsenico ma un dolce mirto sardo che ti riappacifica col tuo amor proprio.

Ho tempo, penso, perché il tempo c’è sempre, solo a chi dopodomani 2 novembre sarà ricordato non ne avanza più. E chissà in quanti dei nostri cari che abbiamo smarrito in qualche torrente della vita, ci sarebbe ora il desiderio di avercelo quel tempo per ripristinare screzi, disincrostare dalla ruggine dimenticanze e oblio, risanare e lucidare vecchi rapporti che avrebbero solo bisogno di uno sguardo e di una stretta di mano, o di un sorriso sincero; piccole e grandi cose che fanno lievitare il tuo cuore innalzandolo oltre la cortina di ferro che prima ti separava dalla comprensione e dalla compassione.

Che bella parola compassione! Un sentimento che accomuna, ti rende partecipe di chi patisce con te e come te, te ne fa accarezzare le sofferenze senza mai farti precipitare nella pena, orribile definizione che sa di offesa e di oltraggio alla dignità umana.

Cum patior, soffrire insieme, avere la reale dimensione che in questo mondo siamo tutti viaggiatori in transito verso la stessa destinazione finale. Perché, allora, perdere la possibilità di fare un viaggio sullo stesso treno, da una stazione all’altra? Poi ciascuno scenda in quella più fiorita, o nell’altra che sa di retrò, o luccica di vagoni carichi di beni, o nell’altra ancora dove il silenzio e la sana e civile convivenza sono ancora dei valori altissimi.

L’età avanza, e con essa anche la voglia di non lasciarsi indietro nulla di interrotto, sapere di avere scelto una strada e di essere fiero di averla fatta, senza mai avere un senso di colpa, senza mai abbassare lo sguardo dinanzi a nulla, puntando dritti a quella onestà intellettuale che rispecchia il nostro bagaglio, sia esso povero o ricco, di cartone o di pregiato pellame.

Non esiste il perdono, esiste la nostra coscienza che ne stabilisce il criterio e le modalità di interpretazione. Ho sempre creduto nel valore dell’uomo inteso come entità che vive della propria animalità abbinata alla spiritualità, un doppio cuore che pulsa e ha battiti propri, e sa discernere sempre, sa valutare ogni fatto accaduto e orienta il suo futuro verso quella stazione ideale che attende il nostro arrivo.

Un uomo è tale se sa transitare le paludi  senza far male agli altri, scegliendo di fare un passo indietro che non è arrendersi e mostrare la propria debolezza, ma aver accresciuto l’amore per se stesso e per il suo prossimo. Cedere, a volte, non è perdere, è semmai l’inizio di quel lungo ed interminabile cammino verso l’ultima stazione dove per forza ci dovremo fermare. Mollare le vecchie animosità, i rancori, è una strada che conduce alla felicità interiore, qualsiasi che sia la stazione dove abbiamo deciso di fermare la nostra avventura.

Guardo spesso i miei figli e ci leggo ardori e dolenze, in egual misura, le velleità e le malinconie che erano anche le mie, quelle di tutti, e dai loro occhi che si muovono cercando appigli o certezze, imparo sempre qualcosa. In loro ci siamo noi giovani, rispettando quella silenziosa legge della vita che è sangue, carne della tua carne. Vorrei dir loro qualcosa, ma taccio perché ogni pittore disegna a modo suo il quadro che ha davanti. Al più, potrei dar loro un pennello più sottile affinché i tratti siano ancor più definiti della loro pittura. Loro devono saper disegnare meglio di quanto abbia fatto io.

In fondo, quando mi immergo in me stesso per partorire queste voci che ho dentro, sono davanti a quello specchio che riflette la mia vita. Manca ancora qualcosa, qualche stretta di mano forse ancora da dare, qualche caffè da consumare con dei vecchi dissapori superati, o semplici e spontanei sorrisi che non devono mai mancare nella mia valigia, sia essa di cartone o di pellame pregiato. Lo scopo della mia vita non è apparire buono, ma esserlo, prima con me stesso e poi con chi incontrerò nel viaggio verso quella stazione finale. La bontà è forza, non è mai inutile, proprio come forte deve essere la nostra determinazione a combattere sempre ingiustizie e soprusi. Intraprendiamo il nostro viaggio sicuri, e portiamolo avanti sino alla fine, tenendo fede alle scelte volute.

“Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso il vero: non andare fino in fondo e non iniziare (frase buddista)

Così capita che d’improvviso la tua strada si appiana, le ascese sono un ricordo e procedi con maggiore sicurezza, Un messaggio, una telefonata, una sorpresa, non sanno più di stupore. Sono la conferma che quando sai di avere tempo, lo utilizzi al meglio e tutto si riallinea perfettamente nel grande scacchiere della vita. Ci sei tu, ci sono gli altri, ci sono i tuoi affetti, ma c’è il tempo, quello che mai deve mancare per una stretta di mano o per un sorriso.

Antonio Masoni

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