«Una malattia non si combatte con la paura». Lo cide un oncologo dell’ISS.

«Una malattia non si combatte con la paura». Ne parlano tanti ma non tutti i medici. Chi invece sostienete questa fondata veritàè Stefano Fais, oncologo dirigente dell’ISS, Istituto Superiore della Sanità. Oggi, medici come Fais, sono definiti Voci fuori dal coro, quando non “negazionisti” ma il cielo sa quanto occorre fare chiarezza su una epidemia che sta vivendo non di dati oggettivi ma di numeri sparati col sistema “copia e incolla” da tutti i media allineati.

Fais si pone diverse domande su quello che sta accadendo in questi giorni e, pur non rinnegando assolutamente il virus, fa il punto sul sentimento che ammala, che rende fragili e vulnerabili che è, appunto, la paura. Una lunga intervista ad Affari Italiani, ripresa da un quotidiano on line, Ka Bussola Quotidiana, descrive il momento e sottolinea gli aspetti “oscuri” che gli italiani ancora non prendono in considerazione

Intanto, chi è Stefano Fais.

Stefano Fais

E’ medico oncologo, ha 64 anni, di Roma.

Titoli Accademici
•1982 LAUREA IN MEDICINA E CHIRURGIA 110/110 E LODE FACOLTA’ DI MEDICINA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA.

  • 1985 SPECIALIZZAZIONE IN GASTROENTEROLOGIA FACOLTA’ DI MEDICINA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA
    •1991 DOTTORANDO IN RICERCA SCIENZE GASTROENTEROLOGICHE FACOLTA’ DI MEDICINA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA
  • 1993 SPECIALIZZAZIONE IN PATOLOGIA GENERALE FACOLTA’ DI MEDICINA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA
    •1994 POSTDOTTORATO IN VIROLOGIA CATTEDRA DI VIROLOGIA FACOLTA’ DI MEDICINA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA
  • 1995 PROFESSORE A CONTRATTO SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN GASTROENTEROLOGIA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA UNIVERSITA’ DI REGGIO CALABRIA IN CATANZARO.

A questo LINK trovate il suo curriculum completo.

«Una malattia non si combatte con la paura. Per fortuna alcuni esperti hanno esercitato un pensiero critico sulla pandemia».

Nonostante la verifica dei dati espressi su questa epidemia, raccomandata ma disattesa, falsa la realtà dei fatti. Ecco perché, oltre alle altri voci fuori dal coro di questi mesi, da Tarro a Zangrillo, a Montagnier, premio Nobel, a Roberto Gallo, Clementi, Bertelli, si aggiunge oggi anche questa voce direi importante di Stefano Fais. Ecco alcunio passaggi della sua intervista che potete leggere integralmente ai link precedenti.

« Stanno gestendo il Coronavirus con la paura. Ma la paura è una malattia che indebolisce e rende più fragili. Così masse di persone vengono rese facilmente prede proprio dei virus». Le parole di Fais sono la conferma di un segnale d’allarme già lanciato da altri studiosi, in particolare neuroendocrinologi: c’è una stretta relazione tra la condizione psicologica di una persona e il suo sistema immunitario. La paura non solo ci rende fragili psicologicamente e moralmente, ma anche fisicamente. E’ un adiuvante per l’azione di altri virus, ma anche un alleato di patologie cardiache e purtroppo anche tumorali.

« Se si vuole pensare alla salute della gente,  perché terrorizzarla? Si è creato un livello di confusione che ha come unico scopo quello di creare il terrore. Un livello alto di paura che si ottiene utilizzando un certo tipo di comunicazione dei Media che enfatizza il numero di nuovi casi». Ma anche qui il professore rompe un certo muro di omertà di Stato: quella sull’efficienza dei tamponi diagnostici dell’infezione da Covid: «Potremo discutere anni sulla validità dei test in cui si risulta positivi. Nessuno, neanche del Comitato tecnico scientifico, ha posto dubbi sul test che si chiama tampone. Viene fatto un esame che da’ una quantità abissale di falsi positivi e di falsi negativi». 

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Se una malattia la combatti con la paura o con una presunta serenità messa in discussione ogni giorno da titoloni allarmistici su tutti i media conformati al sistema, non puoi non sollevare dei dubbi. C’è, evidentemente, qualcosa che va oltre una malattia di cui oggi si conosce quanto basta. E’ qualcosa di oscuro che si cela dietro lo stato minaccioso quotidiano che costringe tutti a stare non in campana, ma nel terrore di nuove chiusure e ricadute.  Al punto da dubitare persino della libertà di espressione degli esperti che compongo le task force governative:

«Io non so quanto questi esperti siano stati liberi, fino in fondo, di dire tutto quello che pensano».

« Si è voluto prolungare questo periodo perché forse fa comodo a qualcuno, ma sicuramente ha poco a che fare con la pandemia e con il quadro analitico che vediamo».

La decisione di prolungare l’emergenza quindi anche per il professor Fais non ha motivazioni reali legate al virus, ma è solo politica, la scelta di un establishment che vuole gente impaurita che creda a tutto quello che dice. Una politica che è riuscita – secondo Fais – a condizionare evidentemente con pressioni o con lusinghe anche la libertà di giudizio degli esperti.  

 

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