Cooperative: « Abbandonati da Istituzioni e Regione»

Il mondo delle cooperative galluresi, nella figura del Presidente AGCI Gallura, mette in luce l’evidente stato drammatico nel quale versano le PMI sarde e galluresi. 

Michele Fiori

« Da tre mesi ormai facciamo fronte ad una situazione oggettivamente insostenibile, il Governo centrale prima, l’INPS, la Regione e via via i vari rappresentanti istituzionali poi, ci avevano promesso interventi celeri ed adeguati alle esigenze delle PMI e delle Cooperative, ed invece nulla! Oppure briciole». Queste le parole di Michele Fiori, presidente territoriale AGCI Gallura.

Le  60 imprese cooperative associate nel’ex Provincia OT, rappresentano una della realtà aggregate più importante del Nord Sardegna.

«Fin dai primi giorni di marzo le nostre cooperative – continua Fiori-, attraverso i propri Consulenti del lavoro hanno inoltrato le apposite domande all’INPS a valere sui fondi FIS. Ci siamo mossi subito per applicare quanto previsto dagli accordi regionali per l’accesso al Fondo Integrativo Salariale che prevedeva l’attivazione di misure urgenti a sostegno dei lavoratori interessati.  Penalizzati dai provvedimenti di chiusura di servizi e attività come disposto dal DPCM 4 marzo 2020 in materia di contenimento e gestione dell’emergenza Covid 19».

«Abbiamo ascoltato gli annunci e i proclami del Premier, dei Ministri, dei vari portavoce governativi ed oggi, a quasi tre mesi dalle prime pratiche inoltrate, abbiamo visto poco o nulla!».

Le cooperative contano migliaia di lavoratori

«Come è possibile che, a fronte di risorse disponibili, e di nuove risorse annunciate – da Bruxelles sino a Roma, passando per Cagliari- non si sia dato ristoro alle decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, soci e socie di quelle Cooperative, sopratutto nell’ambito dei servizi educativi e per l’infanzia,  fra i primi costretti ad astenersi dal lavoro per l’emergenza sanitaria e la conseguente chiusura di scuole e strutture educative?».

«Ad oggi le realtà imprenditoriali, e i lavoratori, che hanno ricevuto ristoro si possono contare sulle dita di una mano»

«Mentre ci si appresta a valutare la possibilità di riaprire qualche servizio di animazione estiva, barcamenandosi in una giungla di regole difficilmente applicabili e/o contraddittorie, dobbiamo anche  – giustamente – fare investimenti importanti in DPI, procedure, cartellonistica e formazione per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti. Anche questo un tasto dolente: InvItalia, con un bando di 50 milioni di euro, ci invitava ad inoltrare domanda per un contributo su questo fronte, ebbene, le risorse messe nel fondo, gestite col maledetto sistema del click day dell’11 maggio alle ore 9 sono andate esaurite in meno di DUE SECONDI!. In teoria ci sarebbe stato tempo fino al 18 maggio, diceva il bando di Invitalia. Ma l’11 maggio, un secondo dopo le 9, per la precisione 1,046749 secondi dopo, i soldi erano già finiti. A prenotarseli le 3.150 aziende fortunate che sono riuscite a far passare per prime nell’imbuto, lasciandone fuori oltre 200 mila».

Cooperative: lavoratori lasciati senza stipendi

«Questo lo scenario nel quale ci muoviamo, o meglio, vorremmo muoverci, ed invece ci ritroviamo senza stipendi, col fiato delle OOSS sul collo che, approfittando della rendita di posizione maturata nella prima fase, quando gli accordi e i verbali dovevano per forza riportare la firma delle sigle sindacali, hanno iniziato a far la voce grossa cercando di attribuire alla parte datoriale ogni e qualsiasi responsabilità per le eventuali future situazioni di contagio dei lavoratori. Almeno su questo le ultime circolari INAIL hanno fatto chiarezza, rimane il fatto che chi vuole ripartire in questa famigerata Fase2 deve prepararsi ad un difficile e a volte dissuasivo percorso ad ostacoli».

«Nell’esprimere la nostra solidarietà a tutti i lavoratori che, ancora in maggioranza, non hanno percepito le indennità di legge, richiamiamo all’efficienza e alla responsabilità i vertici dell’INPS, della Regione e del Governo a fare tutto quanto ancora non è stato fatto. E’ una questione di giustizia sociale non più rimandabile».

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