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Il saccheggio dei nostri beni continua

Ponte romano sul rio Cispiri

Il saccheggio dei nostri beni, del nostro cuore storico e archeologico, non si ferma.

È guerra, ormai. L’Italia, che appare sempre più spesso come uno Stato nemico dominato da politiche miopi e corruzione dilagante, ha dichiarato guerra alla Sardegna. Come se fossimo un Paese straniero da conquistare, dilaniare, rapinare. I mercenari – multinazionali o piccole aziendine – hanno ricevuto l’incarico di fare terra bruciata. Di venire qui e di uccidere tutto quel che capita a tiro.

Il bottino non è solo la terra ma la nostra energia. E, soprattutto, la nostra identità.

È arrivata oggi l’ultima notizia, l’ennesima, di un attacco ben meditato a un altro dei nostri tesori identitari. Quei beni che ci identificano come popolo sardo, di cui andiamo orgogliosi perché consapevoli di possedere delle cose uniche al mondo.

Dopo l’annuncio della devastazione di Putifigari e delle sue meravigliose Domus de Janas, oggi un altro schiaffo: via libera al mega impianto fotovoltaico “Is Olias”

Il MASE, il famigerato Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ormai spauracchio di tutta Italia. ha pubblicato un atto che sa di rappresaglia: Giudizio positivo di Compatibilità Ambientale (VIA) per un impianto agrivoltaico da 85,76 MegaWatt di potenza, con annessi impianti di accumulo (le inquinantissime batterie al litio) tra i Comuni di Milis e Tramatza, nell’Oristanese.

106 ettari di suolo, una superficie immensa, sono stati condannati. Un’area che ospita una concentrazione storica senza pari.

Il saccheggio di 30 tesori storici e archeologici

Un progetto infame che ha superato la VIA ignorando gli inequivocabili pareri negativi del Ministero della Cultura (MIC):

  1. Parere negativo della Soprintendenza Speciale per il PNRR del 13/10/2025;
  2. Parere negativo della Soprintendenza ABAP di Cagliari, del 27/01/2025.

Nuraghe S'Urachi - San Vero MilisSi tratta di pareri importanti, autorevolissimi, in cui si fa presente che quest’area è letteralmente circondata da ben 30 monumenti e complessi archeologici: «L’impianto si intrometterebbe come corpo estraneo all’interno di un contesto archeologico e monumentale compatto e unitario di straordinaria importanza».

Tra essi vi sono lo stupendo Nuraghe S’Urachi, uno dei più grandi complessi archeologici di tutta la Sardegna, con le sue 7 torri che si ergono su San Vero Milis (potete vederlo in questo video); il ponte romano sul rio Cispiri, ancora integro; il nuraghe Aurras; il nuraghe Zira; il complesso archeologico di San Giovanni con la chiesa, il nuraghe e l’insediamento; il meraviglioso nuraghe pentalobato Cobulas, con la torre centrale circondata da altre 5 torri più piccole.

I sardi devono decrescere a 500.000, dice un noto speculatore locale

La Chiesa di San Giovanni a TramatzaCi possiamo chiedere: trenta monumenti millenari valgono meno di un impianto fotovoltaico?

A quanto pare per il Mase è così. Anzi, a giudicare dalle innumerevoli autorizzazioni che sta concedendo, i nostri beni archeologici non varrebbero niente. Anche se l’impressione precisa è che per il ministero dell’Ambiente siamo noi sardi a non valere niente. Dobbiamo essere spazzati via.
D’altronde anche un piccolo speculatore locale, ben conosciuto per le sue rumorose irruzioni ai convegni organizzati dai comitati, scrive: «È bene che i sardi decrescano a 500.000».
Insomma, un milione e centomila sardi devono emigrare, per questo signore e i suoi soci. A meno che non si intenda eliminarci in altro modo.

Se fossimo difesi dai nostri rappresentanti, se non fosse stato introdotto qui un “Cavallo di Troia” che ha aperto le porte agli assalitori, Roma non avrebbe potuto allungare le sue grinfie sui nostri beni più preziosi, distruggendo tutto ciò che abbiamo.
Ma la legge regionale n. 20, scritta in fretta e furia un anno fa a “nostra protezione”, si è dimostrata come previsto assolutamente inutile.  Roma se ne ride, quando deve valutare e autorizzare.

S'UrachiChiaramente non tutto è a termine di legge, proprio il contrario. E anche a Roma sanno bene che questo progetto è un’altra grande porcata. La Commissione Tecnica PNRR-PNIEC, pur dando il suo assenso, ha imposto ben 11 prescrizioni, descritte in 13 lunghissime pagine. È evidente anche a loro, infatti, che questo non è un progetto solido e valido.
Perché lo approvano allora?

Siamo davanti ad una forzatura, ad un abuso che fingono di rattoppare con 11 vincoli. Solo che la pezza è peggio del buco, perché ne evidenzia l’inappropriatezza.

Procedure forzate: la Regione può opporsi. Lo farà?

La legge però è chiara: in aree tutelate, quando la Commissione Tecnica e il Ministero della Cultura esprimono pareri divergenti (come in questo caso), il giudizio deve essere rimesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la decisione finale.

Eppure, proprio come nel caso di Putifigari, questo non è avvenuto. Come è possibile che il Ministero stesso possa ignorare le leggi italiane? Chi sono i responsabili? E come mai la Regione Sardegna non alza la voce con i fatti e con gli atti dovuti, anziché limitarsi a esprimere “vicinanza” ai territori?

L’Amministrazione Regionale può pretendere trasparenza e la revoca immediata di questa infame Valutazione di Impatto Ambientale. Ne ha tutto il diritto. Lo farà?

L’attacco ai nostri beni archeologici è un attacco alla nostra stessa esistenza come Popolo Sardo. Nessuno Stato ha il diritto di annientare una popolazione. Neanche in nome di un falso interesse nazionale.

Il Nuraghe Cobulas
(Il nuraghe Cobulas)
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