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La Base USAF sul Limbara: un mostro che si può smantellare

Base Usaf sul Limbara

L’ex base Usaf sul Limbara, meglio conosciuta come Base Nato. Vuoi per il servizio di Sigfrido Ranucci, vuoi per le elezioni in vista, l’argomento è tornato nuovamente di moda.

Di proprietà della United States Air Force (da cui l’acronimo USAF), ovvero dell’aeronautica militare statunitense, era la stazione di telecomunicazioni a lunga distanza più importante del Mediterraneo.
Fu realizzata nel 1966, durante la guerra fredda, per trasmettere messaggi in codice grazie a quattro antenne collegate ad altre tre stazioni radio. Fu utilizzata fino al 1993 e poi lasciata dagli americani, passando al Ministero della Difesa e poi all’aeronautica militare italiana.
Dal 2008 divenne proprietà della Regione Sardegna, che mai se ne occupò in alcun modo. (A questo link possiamo fare un breve volo col drone sopra la Base).

In tanti, periodicamente, cavalcano l’argomento per rafforzare la propria candidatura alle elezioni comunali di Tempio. Ma ad oggi, dopo più di trent’anni di abbandono, la struttura è ridotta a un immobile fatiscente e pericoloso.
In passato furono avanzate diverse proposte per smantellarla e riutilizzare l’area per altri scopi.

Ebbe particolare risonanza, ad esempio, la proposta dell’associazione “Gallura da Valorizzare” presieduta da Fabrizio Carta, che puntava a riconvertire lo spazio deturpato dell’ex Base in un Osservatorio Astronomico. Un’occasione di sviluppo per il territorio, con costi contenuti e comunque facilmente finanziabili con fondi europei.
Per diversi anni, fino al 2020, l’associazione organizzò eventi di osservazione astronomica sul Limbara. Furono migliaia gli appassionati e i visitatori richiamati da tutta la Sardegna, desiderosi di esplorare il cielo notturno e non solo. Carta dimostrò concretamente che un turismo sostenibile è possibile.
Ma mancò il coraggio da parte dell’Amministrazione.

Base Usaf sul Limbara (2)

Oggi vi raccontiamo la soluzione che fu suggerita da Guerino Dipellegrini, imprenditore e sportivo calangianese che se ne occupò 10 anni fa, da privato cittadino senza alcuna velleità politica. Con un gruppo di amici Guerino trovò il sistema per smantellare il “mostro” praticamente a costo zero.

L’idea di un semplice cittadino

Guerino, come mai ti sei interessato a questo problema?
Diciamo che in tanti, nel corso degli anni, siamo entrati nella Base Usaf per curiosare. La prima volta che lo feci rimasi impressionato dall’enorme quantità di ferro e rame che vidi. In particolare mi colpirono gli indotti e gli avvolgimenti in rame, presenti dentro gli enormi generatori a gasolio che un tempo la alimentavano. Il rame grezzo oggi costa 7 euro al Kg, inteso come materiale di riciclo. Lì ce n’erano quintali.

Io lavoro proprio nel settore dei metalli, ed ebbi subito un’intuizione: capii che questo materiale poteva essere considerato un ben di Dio. Mi chiesi come mai nessuno avesse mai pensato di sfruttare questa risorsa.
Quindi nel 2013, prima con l’associazione SOS Laribiancos e poi col Meetup Calangianus, iniziammo a fantasticare su un eventuale smaltimento del mostro.

Avevamo bisogno anzitutto di sapere se ci fossero dei materiali pericolosi. Perciò cominciammo a fare delle ricerche, valutando dove cercare eventuali sostanze tossiche o pericolose. Prelevammo dei campioni e li facemmo analizzare nel Centro analisi di Ploaghe, quotandoci di tasca nostra insieme a tutti i ragazzi e le ragazze del gruppo per sostenere le spese.

Sono in molti a temere che nella Base Usaf si trovino dei materiali pericolosi, inquinanti soprattutto per le falde acquifere.
Il laboratorio di Ploaghe al quale ci rivolgemmo non riscontrò alcuna anomalia: non c’erano tracce di inquinamento o di sostanze catalogate come tossiche. L’unico materiale inquinante era costituito da una decina di batterie, ancora oggi presenti sul sito.

Grazie all’aiuto di Francesco Sardo analizzammo anche le acque della zona. Prelevammo campioni sia a monte sia all’interno della Base (perché le condotte sono ancora in pressione), sia a valle.
Il rischio è stato escluso categoricamente. I valori erano leggermente alterati, è vero, ma entro la norma. Francesco Sardo ci spiegò che periodicamente tutti i valori subiscono delle alterazioni per via delle piogge, che trasportano l’inquinamento presente nell’aria facendolo finire nelle falde acquifere.

La Base Usaf è pericolante

Base Usaf sul Limbara (3)Ma la Base costituisce un pericolo per altri motivi…
Sì, c’è un altro problema grave. La struttura è ormai molto compromessa, praticamente marcia. Il vento che soffia sulla cima del Limbara strappa via i rivestimenti dei caseggiati, che sono di sottilissima lamiera molto tagliente, facendoli volare anche all’esterno.  Una cosa pericolosissima. Se fai un giro nei dintorni, oltre la rete di protezione, trovi un sacco di ferraglia in giro. La Base è aperta, e niente può fermare queste lamiere arrugginite quando prendono il volo a decine di chilometri orari.

Torniamo a noi e all’idea che ti venne in mente.
In quel periodo (parliamo del 2013-2014) c’era stata un’impennata dei prezzi delle materie prime metalliche: rame, ferro, alluminio avevano raggiunto dei costi astronomici. Io ho pensato che tutto quel ferro e quel rame potessero essere una fonte di guadagno, sufficiente almeno a ripagare le spese di smaltimento.

Insieme al gruppo “Meetup” decidemmo di consultare un’azienda privata gallurese, l’Eco Service, che si occupa di smaltimenti di rifiuti tra cui rifiuti ferrosi. Così convinsi il signor Matteo, titolare della ditta, a fare un paio di sopralluoghi per visionare e fare una stima realistica dei costi.

Qual è stato il risultato?
La Eco Service preparò le certificazioni per l’idoneità allo smaltimento, articolo per articolo, per centinaia di tipi di materiale presenti. Ci fece un preventivo, dove praticamente dichiarava che lo smaltimento poteva essere fatto a costo zero: la ditta sarebbe riuscita a ripagarsi del lavoro svolto col riciclo del materiale ferroso e dei vari metalli. L’unica cosa che l’Eco Service non si impegnava a smaltire erano le basi in cemento situate sottoterra, quelle che tenevano in piedi le strutture di metallo (i caseggiati sono tutti in ferro). Quindi la Base poteva essere bonificata completamente.

Smantellare la Base USAF può essere addirittura un affare

Base Usaf sul Limbara (4)La quantità di metallo recuperato sarebbe stata enorme.
Sì, abbastanza imponente. Non tanto i caseggiati, che sono strutture leggere, bensì le strumentazioni: ad esempio i grossi generatori a gasolio, o le antenne giganti, che sono strutture consistenti e molto pesanti.

Noi eravamo entusiasti per la semplicità con cui si poteva risolvere il problema; e sinceramente dal mio punto di vista, quello professionale, chiunque del mio mestiere avrebbe capito subito una cosa così scontata.
Abbiamo creato perfino una pagina Facebook, “Progetto Limbara“, dove pubblicavamo gli aggiornamenti.

Qual è stato il passo successivo?
Abbiamo fatto una ricerca per capire chi avesse in gestione la Base. Inizialmente pensavamo che fosse sotto la tutela del Comune di Tempio. Invece siamo venuti a sapere che questo piccolo lembo di terra era (ed è tuttora) di proprietà della Regione Sardegna: non è mai stata restituita al Comune. Perciò chiedemmo un incontro all’allora Assessore all’Ambiente e presentammo il nostro progetto, così come già avevamo fatto col Comune di Tempio.
Erano i primi di febbraio del 2014. È passato molto tempo, ma se non ricordo male c’era la Giunta Pigliaru.

A seguito della nostra richiesta furono fatte ben due interrogazioni parlamentari: una di Emanuela Corda del Movimento 5Stelle; l’altra di Mauro Pili, che si era mosso per conto suo addirittura anticipandoci.

Qualcuno fece anche delle proposte particolari, giusto?
Sì, la più simpatica in ambito politico fu quella di ristrutturare la Base per ripristinare il segnale radio con le altre due antenne.

Sicuramente la spesa non sarebbe stata da poco.
Giusto qualche milione di euro… Ma anche altri suggerirono di ristrutturarla, andando a spendere cifre strabilianti. A un certo punto ci siamo resi conto che il Comune di Tempio non aveva in realtà alcuna intenzione di smantellarla.

La Regione Sardegna e il finto interessamento

Ma con l’Assessore Regionale all’Ambiente come andò?
Base Usaf sul Limbara (1)In apparenza abbastanza bene: si mostrarono tutti entusiasti della nostra proposta. Il nostro progetto era talmente semplice e fattibile da sembrare inverosimile. Ma poi, alla resa dei conti, nessuno si mosse, nessuno se ne occupò. Noi cercammo di dare risonanza alla cosa, di pubblicizzarla quanto più possibile, così da spingerli all’azione. Trovammo un contatto con IRS. Tra loro mi è rimasta impressa Bettina Pitzurra, una bellissima persona che stimo molto per le sue battaglie. Francesco Sardo, un altro sardista, si offrì di aiutarci ad effettuare le analisi delle acque. Anche lui è una grande persona che ha dato tanto per la nostra terra.

Come vi siete mossi per dare risalto al progetto?
Interpellammo anzitutto Angelo Mavuli, che molto gentilmente ci offrì uno spazio su Radio Tele Gallura. Vi andammo io e Bettina Pitzurra. Organizzammo poi una manifestazione dentro la Base, che occupammo, e piazzammo le bandiere sopra le grandi antenne. Arrivò tanta gente, tra cui diversi comitati e movimenti politici…
L’informazione arrivò a tutti. Furono coinvolti Comune, Regione e perfino il Governo, grazie appunto alle interrogazioni parlamentari.

Eppure…?
Eppure si concluse tutto con un niente di fatto. E secondo me continuerà ad andare avanti nello stesso modo. La mia è chiaramente un’opinione personale, espressa come persona che non ha alcun colore politico. Quello che penso è che, finché non ci saranno grandi appalti, finché non ci saranno “favori politici” da scambiare o non si crei una condizione tale per cui la politica possa trarre vantaggio da un eventuale smaltimento, la Base Usaf rimarrà così com’è.

Ai nostri politici il territorio non interessa!

Come mai riconduci tutto a un problema politico?
Perché ho l’impressione che se una soluzione viene dal di fuori del partito politico che dovrebbe gestire un problema, questa soluzione non verrà mai presa in considerazione o applicata, perché quel partito non potrebbe prendersene i meriti. Ai partiti interessa più mostrare che fare. Interessa la facciata, non la sostanza. Perciò rifiutano le soluzioni proposte da altri.

Base Usaf sul Limbara (5)

Ma oggi il problema della Base Usaf potrebbe essere risolto con la stessa facilità di dieci anni fa? Forse i prezzi sono cambiati…
Secondo me è ancora fattibile, anzi alcune materie prime oggi costano ancora di più e sarebbe ancora più conveniente. Se così non fosse, non sarebbe uno smaltimento a costo zero ma potrebbe comunque essere fatto a bassissimo costo.

Dunque è solo una questione di volontà.
Io penso che sia anche un problema di competenze, oltre che di menefreghismo.
Sicuramente la politica non è composta dalle migliori menti del nostro Paese. Se aggiungiamo la carenza di tecnici e professionisti specifici per i vari settori che dovrebbero affiancarle, ecco spiegati i risultati che vediamo. Una cultura politica basata sull’intento di mantenere il proprio posto di lavoro tenendosi stretto l’elettorato.

Grazie, Guerino.
Noi possiamo trarne una sola conclusione: non si bonifica una ex base militare, che ormai da trent’anni deturpa il Limbara, perché ai nostri politici e governanti non importa affatto del territorio. E lo stanno dimostrando in ogni modo.
D’altronde basta guardarsi attorno per rendersene conto.

 

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