La mia avventura a Milano, al tempo del covid, di Rita Brundu. 2^ parte.

“La mia avventura a Milano” è una storia sanitaria,  legata a filo doppio con la salute. Il primo aspetto, infatti, è un soggiorno sanitario in un Istituto milanese di riabilitazione, il Don Gnocchi, un periodo di recupero della funzionalità della persona che racconta questa storia. Il secondo aspetto, invece,l è l’essersi trovata, suo malgrado, a vivere il suo ricovero durante il fragore dell’epidemia da coronavirus che ha gettato nel terrore all’inizio la Lombardia e il Veneto per poi espandersi a tutta Italia. Abbiamo suddiviso il racconto di Rita Brundu, collaboratrice del blog, in due parti. Per poter meglio entrare nel vivo della sua storia, piena di emozioni e ironia ma anche di qualche momento di angoscia prima del suo definitivo ritorno a Tempio. Dal giorno delle sue dimissioni al rientro a Tempio passano 8 giorni. (Qui la prima parte del racconto)

La mia avventura a Milano… una soluzione per il rientro in Sardegna. 

La mia situazione comincia a diventare incandescente, anche se dall’ospedale fanno di tutto per cercarmi una soluzione per il rientro. Ma invano, e io mi sento prigioniera a Milano. l’Assistente Sociale dell’ospedale si attiva per contattare  la regione Lombardia. Ma io sono dell’avviso che si debbano sfruttare tutte le possibilità e le chiedo di chiamare anche la Farnesina. Voglio tornare a casa! L’ultima possibilità sarebbe attraversare a nuoto il Mar Tirreno…ma la vedo dura!!

Dalla camera d’ospedale

E’ passato un altro giorno e l’emergenza in Lombardia si fa sempre più pressante. All’ospedale cercano frettolosamente di dimettere i pazienti e di riconvertire i medici in altri ruoli. Una neurologa è furibonda perché la vogliono trasferire anche in cardiologia. In tutti i reparti regna il caos organizzativo, mentre noi pazienti siamo terrorizzati dalle voci che si rincorrono per la presenza di malati di coronavirus all’interno del Centro.

Voglio tornare a casa! L’Assistente telefona alla Presidenza della Regione Sardegna ma non ottiene risposta, e prende in considerazione la possibilità di chiamare anche il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel pieno della disperazione, mi faccio prestare un cellulare per telefonare ad Antonio; è l’ultimo grido d’aiuto, e lui l’accoglie alla grande. Infatti mi fa prendere contatto con un Consigliere Regionale sardo e mi suggerisce la possibilità di una nave in partenza da Livorno.

La mia avventura a Milano… Finalmente si torna!

Da allora, tutto diventa più semplice perché il Don Gnocchi entra in sincronia con il Consiglio Regionale Sardo e si attiva per organizzarmi il viaggio da Milano a Livorno . Quasi contemporaneamente, vedo un gruppo d’infermieri esultare ed uno correre verso di me…finalmente è arrivato uno dei cellulari! Tutti mi fanno festa e mi danno un aiuto per supplire alle mie carenze tecnologiche e informatiche, dato che non saprei come fare per farlo funzionare. E’ un venerdì fortunato e l’Assistente mi chiede qualche giorno per poter organizzare il viaggio.

Nel frattempo, altri amici vengono dimessi e li saluto con nostalgia…il reparto si svuota sempre di più, forse per accogliere malati di coronavirus. Il terrore s’impossessa di noi. Mi viene in mente lo scenario descritto dal Manzoni nei Promessi sposi riguardo la peste del 1600 (anche perché sto pure a Milano!) e penso a quante persone come Lucia, Renzo, Agnese, Don Abbondio, Don Rodrigo, il Griso, e tanti altri stanno affrontando, con lo stesso sentimento, questo terribile periodo. Io tiro, comunque, un sospiro di sollievo poiché la partenza è stata programmata per martedì.

Il Viaggio finale

L’infermiera, del turno di notte, mi sveglia alla 4,30. Mi sento tramortita, ma quando arriva Nicoletta (l’Assistente Sociale che mi accompagna) sono pronta per la partenza. Il medico, come da prassi, mi misura temperatura e pressione e mi consegna il foglio delle dimissioni. Partiamo. Durante il tragitto osservo Milano, città fantasma completamente spoglia. La saluto con un pizzico di nostalgia, poiché mi ha ospitata per quasi 2 mesi. La lasciamo per immetterci nell’autostrada, dove il traffico è insolito; non si scorgono auto ma file di camion, TIR e furgoncini.

Passiamo vicini a Lodi… Parma… Pisa e, finalmente, eccoci a Livorno. Veniamo fermati dalla Polizia e, saputo che dovevo imbarcarmi, chiedono i documenti e mi misurano la temperatura. Ci allontaniamo per un breve tratto e veniamo nuovamente fermati da una pattuglia: ci richiedono i documenti. La nave, bellissima e imponente, sta ormai di fronte a noi ma…veniamo per l’ennesima volta fermati dalla Polizia, stavolta in compagnia di un medico. Quest’ultimo mi misura ancora la temperatura. E allora il mio senso dell’umorismo prevale, condiviso dal medico, nel constatare come nel giro di poche ore il mio “grado di calore” sia stato misurato per ben 3 volte!

La mia avventura a Milano… Dentro la nave per Olbia

Finalmente è possibile entrare all’interno della nave Grimaldi; la delegazione del Don Gnocchi mi saluta e mi lascia nelle mani dell’Assistenza. Mi ritrovo in un salotto meraviglioso, ma completamente vuoto, con l’equipaggio che mi chiede notizie di ciò che avviene sulla terra ferma, come se  queste persone fossero in un piccolo pianeta distante e non li riguardasse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il personale dell’assistenza non mi perde di vista un attimo e tutti, compreso il Commissario, sono estremamente gentili con me. Provo a telefonare, ma mi avvertono che in mare non c’è connessione. Pazienza, proverò più tardi. Durante il lungo tragitto osservo il Mar Tirreno, e mi sembra così vasto, anche troppo, perché mi separa dalla mia Sardegna.

La mia avventura a Milano….A casa!

Manca, ormai, circa mezz’ora per l’attracco e posso finalmente telefonare anche ad Antonio. Mi sgrida perché avrei dovuto farlo prima, dato che avrebbe dovuto avvertire la protezione Civile del mio arrivo. Ma erano secoli che non viaggiavo con la nave, e non sapevo della mancanza di connessione in alto mare. Finalmente attracchiamo, e l’Assistente della Grimaldi mi lascia con la Protezione Civile di Tempio. Non prima che un altro blocco della Polizia m’avesse di nuovo misurato la temperatura!! Con questa sono 4 volte nel giro di una giornata. Arriviamo in città, e i solerti e gentili ragazzi che mi accompagnano mi lasciano (finalmente!) a casa. Sono già le 22 e sono esausta. Con un filo di voce telefono ad Antonio per avvertirlo del mio arrivo.

Ma perché volevo picchiare Antonio? Devo invece ringraziarlo, di cuore, perché il suo intervento è stato determinante affinché io potessi tornare a casa. Quindi grazie ad Antonio; a Nicoletta e tutto il personale del Don Gnocchi; all’Assistenza e l’equipaggio della Grimaldi; ai ragazzi della Protezione Civile. Infine grazie a Roberto, Salvina e, in particolare, ad Adriana che mi ha permesso di ritrovare una casa confortevole e funzionale.

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