La scuola non si ferma ma esistono problematiche serie.

Parliamo di alcuni problemi della scuola col prof. Giuseppe Pulina

La scuola non si ferma, la didattica a distanza, avanguardie educative che cercano di sopperire alla chiusura delle scuole che, con ogni probabilità, difficilmente potranno riprendere. Ecco che dal Ministero si interviene con tutti gli ausili possibili per far fronte alla non presenza nelle aule di insegnanti e allievi. Un compito arduo ma che comunque si riesce a portare avanti grazie alla tecnologia che oggi ha davvero strumenti eccellenti e ai docenti che si applicano a gestirli in maniera compiuta.

«Sono ormai molte settimane si legge in un articolo che noi docenti mettiamo in campo tutto il nostro impegno, il nostro grande spirito di solidarietà, le nostre competenze, per cercare di far fronte in qualche modo a questa inaspettata emergenza. Accade così che, tra formazione online e l’immane lavoro per svolgere la didattica a distanza, il monte ore impiegato supera persino quello solito. Facendo dei calcoli approssimativi si raggiungono anche le 36 ore!».

Le difficoltà però insorgono quando si parla di bambini e di scuole elementari e medie. In questo caso aumentano le esigenze di materiali di supporto più terra terra di quelli tecnologici che però hanno un rilievo fondamentale per quelle età. Non si trovano quaderni, quadernoni, si fa il giro di tutti i supermercati che di solito li vendono ma ci si trova davanti alla loro mancanza. Non perché non li abbiano, ma perché li hanno terminati.

Nella scuola dell’obbligo vari problemi, alle superiori va meglio

« Un’impresa – scrive una madre – non si trovano da nessuna parte e le cartolerie sono chiuse per le restrizioni dovute all’epidemia. Sarebbe il caso che, come hanno fatto in altri luoghi, si cercasse un rimedio. Come possiamo fare, noi genitori, a procurare il materiale che serve ai nostri figli? Perché è vero che le scuole son chiuse ma i compiti vengono assegnati e i ragazzi li devono fare, Un problema che apparentemente è banale ma non lo è. Non sarebbe il caso che le istituzioni, compresa quella scolastica, trovassero una soluzione

Al telefono ne parlo con Prof. Giuseppe Pulina, docente del Liceo Dettori, scrittore, giornalista.

Giuseppe Pulina

« La didattica a distanza, così come adottata dalle scuole superiori – dice Pulina  – sta funzionando bene, forse dipende anche dall’ordine della scuola. Posso solo dirti che piccoli paesi, come Erula, attraverso l’amministrazione comunale, sta fornendo un kit per i bambini delle elementari, quaderni e quadernoni, pennarelli, ecc. Uno dei primi paesi del territorio che adotta questa importante iniziativa. Proprio il problema di cui mi parli legato alle scuole primarie e secondarie di 1° grado».

La scuola, la cittadinanza digitale, le aule virtuali.

«Per quanto riguarda le scuole superiori, ci sono sicuramente problemi legati agli strumenti indispensabili per la didattica a distanza, ad esempio i PC. Non tutti i ragazzi li hanno, e l’uso degli smartphone è difficile soprattutto se lo associamo alle ore di uso. A volte, non hanno l’abbonamento giusto. Conosco famiglie che hanno un figlio alle medie e l’altro alle elementari o il fratello alle superiori. Dovrebbero tutti usare un PC che magari è unico per la casa».

Giuseppe Pulina è un docente preparato, attento e  tecnologico, per cui è semplice per lui elaborare pensieri moderni che seguono sia le direttive attuali per la didattica a distanza ma anche per renderle il più possibile fruibili a tutti.

«Al Liceo dove insegno, funziona bene, un grande riscontro dei ragazzi e anche da parte nostra una totale immersione nella tecnologia. Certo, anche tra i docenti viè chi ha meno dimestichezza, ma si sopperisce in qualche maniera anche a questo. Quella che viene chiamata Cittadinanza Digitale, fatta di aule virtuali, però tutto sommato sta dando buoni esiti. E’ un lavoro faticoso, a fine giornata siamo stanchissimi. Si devono preparare le schede lezione, aspettare i i i ragazzi in video, 5 ore su 5 è massacrante ma sai bene che è impensabile per noi e per loro. Ci si deve ingegnare ogni giorno insomma».

La scuola al tempo del coronavirus

Dopo questa conversazione con Giuseppe Pulina ne sappiamo di più ma soprattutto la scuola, l’amministrazione, dovrebbero provare a cercare una intesa comune per risolvere piccole ma spesso grandi difficoltà. L’esempio di Erula, un piccolo paese, è forse impensabile se adottato in una città come Tempio ma potrebbe essere una traccia o una indicazione. Si può anche pensare di far arrivare con urgenza il materiale didattico che manca o presso un esercizio commerciale o presso lo stesso comune. Spetterebbe alle famiglie, provvedere a reperirlo, come un qualsiasi genere di prima necessità.

Tra le tante conseguenze di questa epidemia, vi sono molte famiglie senza un reddito, alle prese con l’urgente problema della mancanza di soldi e non è giusto che si debba anche fare salti mortali oltre che per il cibo anche per consentire ai propri figli di avere comunque una istruzione.

Perché è vero che la scuola al tempo del coronavirus non si ferma ma potrebbero fermarsi tanti ragazzi per queste difficoltà reali in questo particolare momento.

 

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