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Tempio Pausania, L’alta Gallura ribadisce il proprio NO al piano di riordino sanitario regionale. Partecipazione della popolazione e sostanziale accordo sulle scelte immediate.

foto di Marco Ladu

Tempio Pausania, 6 ago. 2015-

C’erano tutti i sindaci del territorio del distretto sanitario di Tempio, persino altri sindaci di comuni limitrofi che storicamente afferiscono al presidio tempiese, il presidente dell’Unione dei Comuni. Un coro unanime di coesione, una serie di prossime mosse da effettuare con il consenso e la condivisione di tutti.

Gli interventi, coordinati dallo stesso sindaco della città, Andrea Biancareddu, hanno messo l’accento sull’iniquità assoluta della nuova legge, che toglie all’alta Gallura per dare ad altri presidi ospedalieri, seguendo una “logica illogica”, tipica di questi ultimi anni di una politica sempre più caotica, alle prese con il tagliare/togliere servizi di eccellenza, che al Paolo Dettori esistono, per omaggiare/premiare/dare ad altri ospedali, sicuramente meno importanti e che ricadono in un territorio meno popolato, per rispondere ad altri criteri, quelli soliti ed ignobili. I numeri, questi anonimi e incoscienti simboli, di questa sanità che ha trovato sprechi più marcati nel distretto di Tempio piuttosto che in altri immensi rivoli che caratterizzano la spesa sanitaria sarda, la metà circa del bilancio della R.A.S. A pagare, magari per scelleratezze di altri, è stato il nostro presidio. E l’assenza dei risultati di una commissione sanitaria, appositamente sorta per controllare proprio dati e numeri, sembra far capire che “non ce n’è per nessuno. Decidiamo noi”

Cosa fare? Come muoversi? Il Sindaco Biancareddu ha rilevato tre azioni, dalla prima immediata mossa che sarà un ricorso al T.A.R. ad una successiva azione diplomatica che, a suo dire serve sempre, per finire con azioni plateali e di popolo che si spera sortiscano gli esiti di far cambiare questa legge.

Il video racconta meglio, in sintesi, quali siano stati gli interventi dei i sindaci presenti. Restano aperte altre soluzioni, come il coinvolgimento di altre aree geografiche del nord Sardegna, il cosiddetto piano Loddo, che ha posto l’accento proprio sull’omogeneità di altri territori interessati (Ozieri e Alghero) con la creazione di tre eccellenze sanitarie, un bacino di utenza di oltre 180.000 abitanti e un’offerta sanitaria con peculiarità nei tre ospedali ad interazione continua. Una soluzione che appare plausibile perché avrebbe ingerenza anche nella scuola e nella viabilità.

Restano alcune  riflessioni personali che nascono in questi tempi in maniera facile, forse istintive più che razionali. Occorre che tutta la popolazione si compatti e si unisca anche in forme estreme di protesta, perché non deve pagare sempre questa fetta di Gallura, in questa sciagurata deriva dell’azione politica unilaterale, figlia di questa nazione e di questa Europa che basa tutto sulla lotta agli sprechi. Il male sta a monte, non a valle. A monte ci sta il potere finanziario. Nella valle stanno tutti i “normal men”, quegli uomini e quelle donne che si ritrovano a subire la ferocia di un lento, progressivo, inarrestabile, sfascio dello stato sociale. A valle ci siamo tutti noi che domani ci sveglieremo con un problema al cuore e che rischiamo di morire in viaggio, quelle donne che con le doglie saranno trasportate altrove a partorire.