Tempio Pausania, 14 nov. 2015-
Perché i pediatri sono così pochi? È una questione di numeri: la convenzione che regola il rapporto tra pediatri e Asl prevede che in ogni comune ci sia un pediatra per ogni 600 abitanti di età tra 0 e 6 anni.
Il medico però può avere in cura fino a 800 pazienti, ma anche molto più grandi: tra 0 e 14 anni di età. In realtà a 6 anni un bambino potrebbe essere trasferito e curato dal medico di base: tuttavia, di norma, i genitori preferiscono lasciare i bambini in cura dal pediatra fino ai 14. Questo genera un grande problema di gestione: il numero dei pediatri è stabilito in base ai bambini che hanno meno di 6 anni, ma – in pratica – i pazienti in cura dal medico sono molti di più. (dati Altroconsumo.it).
I dati nazionali parlano anche di differenze tra regione e regione. In qualsiasi caso, un pediatra può avere al massimo 1.000 bambini assistiti.
Le eccezioni in Italia esistono, come rileva l’inchiesta di Altro Consumo, e laddove esistano carenze di pediatri, l’Assistenza primaria permette al medico di base di poter assitere anche i bambini. Il problema sarebbe risolvibile dunque se non fosse che alcune città, e Tempio è tra queste, non avesse una sola pediatra per circa 15.000 abitanti (in età pediatrica circa 4.000) e che i medici di base sono tutti o quasi massimalisti, cioè col numero massimo di assistiti ai quali, stanti così le cose, si devono aggiungere anche i bambini che non trovano assistenza presso la sola pediatra della città.
Questa notizia, peraltro nota, è nata da una lettera che il blog ha ricevuto sull’argomento di una signora che giustamente lamenta questa grossa carenza. Come dice un medico, da poco in pensione, da terzo mondo avanzato.
“Siamo rimasti a Tempio – scrive la signora – con un solo pediatra. Molte di noi mamme siamo state costrette a portare i bambini da medici di base che sono sovraccarichi di pazienti, e siamo costrette ad aspettare ore senza fine“.
Lanciamo nella rete questa carenza affinché si possa intervenire in qualche modo e si possa supplire all’ennesima deficienza sanitaria che finisce con la perdita del diritto alla sanità pubblica in favore di quella privata. La cosa, che da tempo sta accadendo ovunque, in Sardegna, vista la prossima riforma sanitaria che riguarderà molti presidi ospedalieri, vedrà presto il privato entrare in gioco a discapito dei posti letto, dei servizi sinora erogati e della privazione oggettiva del diritto sacro all’assitenza pubblica.