Tempio Pausania, 31 ott. 2018-
13° giorno:
Prosegue il viaggio dentro il presidio, la roccaforte del dissenso di una popolazione contro il disastro della riforma sanitaria. Continuano gli incontri, i tanti momenti di questo micro cosmo di umanità che è cosciente che il presidio continuerà, se ne conosce l’inzio (18 ottobre) ma non si intravvede una sua fine. D’altronde, una occupazione finisce quando si è raggiunta almeno una soddisfacente risposta alle rivendicazioni e quando la controparte alla popolazione che le chiede, dovesse assecondarle. Non con le mere chiacchiere o promesse, solo ed esclusivamente coi fatti. Atti firmati e attuati, nessun’altra risposta.
La mattina al presidio scorre come le altre, la gente che affluisce per il ticket o al bar si sofferma a chiedere, senza forzature mette una propria firma sul registro. Sono solo attestati di solidarietà e di sostegno, rappresentano la medicina che riempie di forza e orgoglio gli occupanti. Tra essi sempre nuove facce, oramai non esiste più un nucleo fisso, ci si alterna, ci si sente parte in causa. Scatta, insomma, quel fantastico meccanismo di condivisione e di empatia che nessuno ha stabilito. Viene da solo, come le cose più belle dell’altruismo e della generosità sconfinata, umanità vera che al presidio dal primo giorno si è respirata.
Commozione e determinazione, meccanismi del passaggio che ha fatto volare l’entusiasmo di tutti i presenti, da subito, esserci per offrire una parte di tempo e di coraggio a questa lotta, e solo per riavere un diritto. Mica la luna, solo un diritto, quello inviolabile alla sanità e alla vita.
La mattina è arrivato in visita l’intero consiglio comunale di Tempio, tutti a aostegno di questa pacifica protesta che mai è stata di alcuni ma di tutto un territorio allo sbando, alla ricerca della salute perduta.
Parole di partecipazione dei consiglieri comunali, del sindaco, anche loro presidieranno l’ospedale, già diversi si sono prenotati per la notte. E’ bello sentirsi avvolti da questo impegno degli amministratori, hanno capito che è anche la loro lotta che va avanti attraverso gli occupanti, daranno anche loro un contributo oltre le parole e il sostegno.
” Con il cuore vi chiediamo: fate vivere il nostro ospedale”.
Non sanno ancora che la frase sarà una tra le tante davanti al cinismo di questa politica che non ha spazi per riconoscersi delle responsabilità anche verso i bambini, a cui sta pregiudicando un diritto inalienabile. I bambini non sanno ancora, presto sapranno di cosa alcuni adulti, investiti della sola autorità a distruggere, sono riusciti a fare.
Un momento di commozione lo ha regalato anche Giovanni Selis, 29enne musicista tempiese, dal futuro certo, talento puro, anima che sprigiona risonanze di poesia autentica, essenzialità di testi che ti iniettano sentimento e immediatezza.
La lunga serata di incontri si chiude con la classe ’72, saranno tra i prossimi presidianti, ne cogli subito la sensibilità che hanno a loro volta respirato entrando dentro questa piccola residenza umanitaria assistita che è diventata il presidio di occupazione. La cena, tutti assieme, dopo una assemblea con cui si decidono le future mosse, le strategie per alzare il volume della protesta, non nel senso del rumore, ma della sua efficacia. Non si lascerà nulla senza prima aver combattuto sino alla fine.
Il nemico non è solo la politica, essa non è più il termometro che oscilla tra il fare e il non fare, al più esegue, ordina, disciplina, distrugge. Il nemico oggi è la sfiducia per quel che stiamo subendo. Qualcuno lo dice: “Non serve a nulla”. Eppure, lo ribadiamo ogni giorno con forza, non prima di esserci guardati in faccia gli uni con gli altri, da queste parti non si arretra di un passo.
Costi quel che costi, l’uomo e i suoi bisogni devono tornare ad essere il centro da cui ripartire. Non siamo numeri, né parti di storia che ci si può permettere di dissipare attraverso la spregiudicata lotta alla oscena legge delle cifre e dei conti.
Siamo esseri umani, pretendiamo garanzie. E ce le devono dare, costi quel che costi.
La notte arriva sempre tardissimo al presidio, si salutano le tre presidianti, Lella, Antonella e Renata, non è la loro prima volta. Solide e forti queste donne, impareggiabili in tutto e per qualsiasi circostanza. Sono le donne della Gallura che non mollano di una virgola, instancabili e fiere protagoniste di questa occupazione straordinaria.
Antonio Masoni