Tempio Pausania, 13 feb. 2016-
Continua la piacevole e dotta collaborazione con Gennaro Landriscina, tempiese che vive fuori dall’isola e che ha mnantenuto un legame straordinario con Tempio, la Gallura e tutta l’imponente storia che contrassegna il nostro territorio.
Stavolta, viene documentata la vita e l’azione di Antonio Usay, un sacerdote che è nato e vissuto nella prima metà del XVII° secolo.
«Scrivere dell’arcipresbitero di Terranova can. Antonio Usay, nato e vissuto nella prima metà del XVII mo secolo è un’impresa ardua e complicata, per la complessità del personaggio, per il contesto sociale e religioso in cui si trovò ad operare e, soprattutto, per le troppe lacune archivistiche che lo riguardano.
E’ infatti, molto probabile, che nei bui e polverosi scaffali degli antichi archivi della curia vescovile di Castelsardo o in quelli dell’ex collegiata di San Pietro apostolo recentemente accorpati nell’Archivio storico digitale di Tempio Ampurias <Tempio Pausania> ,molte pergamene, atti pubblici e documenti siano andati persi, se non, addirittura, volutamente distrutti da qualche solerte prelato come il Ven.le Gio. Usay, nominato nel 1655 Promotore Fiscale Ecclesiastico da monseñor Gasparo Litago(1652-1656)[i] o il frate minore osservante il muy Reverendo fray Bernardino Usay, custode della provincia monastica turritana nonché procuratore nel 1734[ii] del vescovo di Civita e Ampurias monseñorAngelo Galzerin Fortesa o il canonigo Salvador Usay secretario de camara di monseñor, Salvator Angelo Cadello( 1741-1763), preoccupati forse di non far trapelare più di tanto amare verità o qualche episodio biografico considerato particolarmente scandaloso o poco conveniente.
Dell’aspetto di don Antonio Usay non sappiamo quasi nulla; se cioè era alto o basso o se era biondo o bruno . Non sappiamo neanche l’anno della sua nascita, se sia nato a Tempio o a Terranova, se abbia studiato nell’università di Sassari o di Pisa o addirittura in quella di Salamanca in Spagna; e tanto meno sappiamo quando abbia ricevuto gli ordini minori, il suddiaconato o quando sia stato ordinato sacerdote. Si sa solo che apparteneva ad una famiglia che nel XVI mo secolo e nella prima metà di quello successivo era riuscita a farsi largo nella società agro pastorale gallurese dando tra l’altro i natali a numerosi chierici.
Tra i tanti Estevan Usay [iii], Gavino Usay [iv], Juan Maria Usay[v] , Iuan Usay[vi] e Pablo Francisco Usay[vii].
Del resto, che a me consti, nessuno studioso sardo ha mai consultato in maniera esaustiva il fondo ducale Hijar, che si trova nell’Archivo Historico provincial de Saragozza alla ricerca di documenti o delle relazioni marchionali del XVII mo secolo, riguardanti la Encontrada della Gallura di Gemini; e lo stesso dicasi per quanto riguarda gran parte della documentazione, giacente inesplorata a Bejar negli archivi del duca di Osuña o in quelli vaticani o di Stato .
Non mi resta perciò che radunare in ordine cronologico le poche e sparute fronde archivistiche a mia disposizione per poterle pian pianino assemblare con le varie sentenze della Sacra Rota romana[viii] , con gli articoli sulla Storia della chiesa in Gallura pubblicati recentemente da don Mario Careddu nel periodico locale La Frisaia e con altri fatti storici coevi certi e documentati, al fine di enucleare qualche scampolo biografico certo e consolidato su questo controverso chierico vissuto, appunto, nella prima metà del XVII mo secolo, nel pieno della cosiddetta guerra dei trent’anni, tra Spagna e Francia.
In data 7-3-1633, moriva a Castel-Aragonese il vescovo di Civita e Ampurias monseñor Juan de la Bronda[ix], sostituito l’anno successivo da monseñor Andrea Manca y Zonza, cappellano di corte di re Filippo IV d’Asburgo e censore delle cause di fede, nel tribunale turritano della Santo oficio
Nel 1629, era anche deceduta la duchessa vedova di Pastrana , Doña Ana Portugal de Castro y Borja , detentrice del magiorazgo de Orani istituito il 13-10-1573, da sua madre Doña Margarita Borja y de Castro , poco dopo la morte di suo marito don Fadrique de Portogal de Noronha [x]. Maggiorasco trasformato in marchesato a Madrid, da re Filippo III por los servicios que su padre había hecho a la Corona( Real cedula Madrid 8-3-1616)
Perciò il signorio della Gallura di Gemini e Taras, facente parte integrante a pieno titolo di questo Maggiorasco o marquesado che dir si voglia ,era passato nel 1630 al suo secondogenito don Diego Gomez de Silva Mendoça che non tardava a dotare la villa di Tempio di una curia baronale autonoma( nell’attuale Piazza d’Italia). Infatti si era subito reso conto che in questo sperduto villaggio pastorale e nel suo vasto circondario si era ormai formata una nutrita schiera di señores del ganado e di ministri ed ufficiali feudali di pari passo ad un massiccio insediamento sparso di famiglie pastorali provenienti dalla Corsica, dalla vicina Anglona e dalla stessa Terranova. Senza contare la recente istituzione di un insigne collegiata di canonici con la bolla Sacri Apostolatus emanata appunto nel marzo 1621 da papa Gregorio XV, su richiesta del vicario perpetuo parrocchiale tempiese Juan Antonio Manuelle e fortemente voluta dal vescovo di Civita e Ampurias monseñor Giacomo Passamar[xi]
Ad onor del vero, questo massiccio flusso immigratorio di pastores in Gallura va anche ascritto alle notevoli occasioni di guadagno, che nel circondario tempiese venivano offerte ai nuovi arrivati, dai commerci clandestini di bestiame( ganado) e derrate alimentari con Bonifacio in Corsica, con Marsiglia , Genova, Livorno, Roma, Napoli e la stessa Algeri[xii]; e questo nonostante le continue incursioni barbaresche[xiii], il diffuso bandolerismo per tanti versi favorito dall’immunità ecclesiastica garantita dalle numerose chiesette campestri sparpagliate nelle estese solitudini sub-costiere galluresi[xiv] , l’infestazione malarica che da seccoli continuava a spadroneggiare nelle stesse zone e la traumatica spartizione dell’esteso estado Maça Carroç (Gallura, Barbagia di Bitti di Orani di Fonni , di Seulo etc etc)avvenuta negli anni ‘60 e ‘70 del secolo precedente, a conclusione di una lunga vertenza giudiziaria che aveva visto la famiglia Ladron-Hurtado de Mendoça scontrarsi nel tribunale della reale udienza valenzana con la famiglia Portugal y de Castro y Borja [xv].
Nel 1639 si era anche aggiunta una fiorente coniazione di monete di rame false[xvi] nel Monte Fraile di Aggios e nella stessa chiesetta di San Quirico a Lugar Santo , ad opera di notabili e di ecclesiastici tempiesi di pochi scrupoli .
Non deve perciò meravigliare se mons. Andrea Manca y Zonza[xvii] subito dopo essere stato nominato vescovo di Ampurias e Civita decideva nell’autunno 1633, di recarsi personalmente a Tempio in visita pastorale, accolto dal Dean della nuova collegiata, can. Pedro Oggiano , dal clero diocesano e dagli esponenti più qualificati delle famiglie Satta, Aquença, Ricio, Caxoni, Sardo e Carcupino. C’era anche l’anziano cancelliere perpetuo della diocesi di Civita, don Juan Maria Usay[xviii], potente Consultor del Santo oficio y abocado de presos( arrestati), accompagnato per l’occasione dal nipote chierico don Antonio Usay.
Mons. Manca si era successivamente recato nel Castrum Terrae novae[xix] sede ufficiale della Cathedra Civitae, giungendovi allo spuntar del giorno, accompagnato,da un notaio e da un numeroso stuolo di miliziani tempiesi a cavallo
Dopo aver celebrato un solenne Te Deum ed aver preso reale attuale e corporale possesso come prelato dell’antica chiesa cathedrale del beato e glorioso san Simplicio insieme ai principali notabili della ciutad di terranova, mossen Matteo Sara-Piga, Bartolomeo Demurtas, Salvador Solinas Antonio Sini-Aquença, Nicolao Sini pubblico notaio , Juan Satta, Antonio e Simplicio Lacono, fece nel Cemeterio di detta chiesa l’assoluzione dei defunti e anime benedette del Purgatorio[xx] .
Di tutto questo ce ne da anche conto una dichiarazione postuma del16 agosto 1648 fatta dai suindicati cavallers al mossen Thomàs Usay della villa di Tempio, procuratore appunto dell’egregio dottore Antonio Usay[xxi]
Monseñor Manca durante il suo lungo ordinariato, pur continuando a risiedere abitualmente a Sassari , tanto da redigere nel 1635 il testo ufficiale delle costituzioni di quell’ ateneo in collaborazione con il rettore, Juan Andrea Manconi della Compagnia di Gesù, non tralasciava mai di visitare le parrocchie galluresi. Anzi non avendo mai ritenuto congruo per la cura d’anime e per le nuove incombenze pastorali l’organico dei canonici della collegiata tempiese di san Pietro, aveva deciso in data 15-9-1634 di aumentarlo da 8 a 9 unità, assegnando il nuovo canonicato al giovane chierico tempiese Pietro Cachoni. Del resto due settimane prima il pontefice Urbano VIII aveva conferito la prebenda vacante per la morte del can, Giovanni Caxoni ed il suo scranno canonicale al diletto figlio Pietro Sara Piga di Terranova[xxii]
Purtroppo la ripresa su larga scala della guerra dei trent’anni lo costringeva, a ritardare l’invio alla Sacra Congregazione del Concilio, della relazione ad Limina che aveva stilato a Castel Aragonese l’8-11-1633, pochi mesi dopo la sua consacrazione episcopale avvenuta in data 9-5-1633. Il mar tirreno pullulava infatti di navi barbaresche e francesi, pronte ad attaccare qualunque nave battente bandiera spagnola o genovese, fino a minacciare l’invasione delle stesse costiere nord orientali sarde a stento difese dal capitan della flotta iberica nel mediterraneo, don Melchor de Borja. E dato che nessuno dei Signori Capitulari Ampuriensi aveva voluto accettare di recarsi a Roma, uni per ritrovarsi già vechi, altri per patire varie infermità et indisposizione mons. Manca si era visto costretto ad affidare questo delicato incarico al Rev.do Don Antonio Usay, Canonico della Collegiata di Civita, mediante un atto di procura stipulato in data 13 marzo 1636[xxiii].
Del resto grazie al suo potente zio e ai tanti patron corsi[xxiv] che acquistavano in Gallura più o meno legalmente derrate alimentari per poterle poi vendere a Livorno e Civitavecha[xxv] era l’unico in grado di imbarcarsi con loro alla volta di Roma
Ma una volta giunto in Vaticano invece di limitarsi a consegnare la relazione ad Limina agli Eminentissimi e colendissimi Cardinali della Congregazione del Sacro Concilio Tridentino intavolava con essi, discrete trattative con l’obiettivo di ottenere per se la prestigiosa carica di arcipreste di Terranova, con la relativa ricca prebenda di Padru Oggianu ( Loiri- Vaccileddi, Santa Giusta, Porto San Paolo), vacante ormai dal 1594, per la morte dell’arciprete Miguel-Angel Promptu[xxvi], pur sapendo che si trattava di una carica di pertinenza pontificia di poco inferiore a quella del vescovo[xxvii] e che perciò lo avrebbe comportato un inevitabile scontro con il capitolo di Ampurias,se non altro per i cospicui interessi economici sottesi.
Ma questo giovane ed ambizioso sacerdote sapeva di poter contare sul cauto assenso di Mons. Andrea Manca, che prima di diventare rettore di San Gavino Monreale e poi vescovo aveva operato con molto zelo nelle ovattate stanze della Curia romana al seguito di suo zio don Gavino Manconi. Senza contare i buoni uffici che gli erano stati sicuramente garantiti dal suo potente zio don Juan Maria Usay meritevole agli occhi del cardinale don Antonio Marcello Barberini , fratello del pontefice Urbano VIII nonchè protettore dei frati cappuccini, per aver donato a quest’ordine monastico di Sassari la considerevole cifra di 35.000 scudi al fine di edificare un loro convento nel villaggio di Tempio [xxviii]. Convento che non vedrà mai la luce nonostante i ripetuti solleciti degli eredi e degli esecutori testamentari[xxix] Non va neanche escluso, un fattivo intervento del vice-cancelliere di Aragona, il sassarese don Francesco-Angelo Vico y Artea [xxx] , sodale politico del valido del re di Spagna don Gaspar de Guzman, y Pimentel Ribera y Velasco de Tovar, Conte-Duca de Olivares che nel 1621 aveva sostituito don Francisco Gomez de Sandoval y Rojas duca di Lerma.
Ma la curia romana , sempre attenta agli aspetti formali, anche i più insignificanti, specie quando si trattava di affari economici o cariche che vedevano coinvolti chierici sardi o comunque di area spagnola non volle mai andare oltre un sentito e caloroso interessamento.
Si sapeva infatti benissimo a Roma che questa eventuale nomina a don Antonio Usay oltre ad offendere pesantemente nel suo prestigio il permaloso capitolo di Ampurias, lo avrebbe anche privato della cospicua rendita di Padru Oggianu. Senza contare i risvolti negativi sia politici che militari che avrebbe potuto provocare nell’importante roccaforte militare di Castel Aragonese
Ma don Antonio Usay non si darà mai per vinto.
Infatti pur non avendo più ricevuto l’incarico dal vescovo Manca di presentare la Relazione ad Limina stilata il 30 settembre 1640( era stata infatti affidata al Rev.do Marco Antonio Azaresio previa procura speciale del 3 ottobre 1640 fatta alla presenza dei muy reverendi Giovanni Maria Garrucciu e Domenico Liperi e convalidata col sigillo di Agostino Vargio riconosciuto pubblico Notaio dall’autorità Apostolica e Regia [xxxi]) continuò a darsi da fare per ottenere dalla curia vaticana la sospirata nomina di arciprete.
Non per nulla la Relazione ad Limina del 1 dicembre 1643 veniva affidata nuovamente a lui insieme a una lettera di presentazione con la quale monseñr Manca umilmente supplicava le Eminenze Vostre Rev.me di accogliere benignamente il suo procuratore[xxxii]
Perciò al canonico tempiese sarà facile ottenere questa volta dal nuovo Pontefice Urbano VIII il sospirato arcipresbiterato[xxxiii]. Del resto la Santa Sede considerava i tempi ormai maturi dal punto di vista politico se non altro perchè in data 16-1-1643 era deceduto a Sassari monseñor Jacopo Passamar, unico vero garante della piena sottomissione della collegiata tempiese, al capitolo di Ampurias.
Inoltre era anche prevista la sua sostituzione con monseñor. Manca che infatti lasciava Castel Aragonese il 13 luglio 1644 [xxxiv]. E che dire della sentita necessita da parte del governo centrale spagnolo di garantire all’irrequieto clero e notabilato tempiese un riconoscimento formale che ripagasse di tutti gli aiuti forniti a don Carlos Doria, duca di Tursi[xxxv], spesso ormeggiato nelle acque di Longon Sardo con gran parte della flotta imperiale . Senza contare la collaborazione assicurata al commissario generale vice regio don Pedro de la Vega [xxxvi]nella difesa delle coste nord-orientali isolane dagli attacchi della flotta francese, anche alla luce della scarsa affidabilità della flotta medicea che proprio nel 1643 si era trasferita al comando di Ludovico de Verrazzano dalla Gallura al litoraneo romano per impedire l’ arrivo dei soccorsi inviati dai francesi e dagli stessi genovesi al papa Urbano VIII [xxxvii].
A parte la rivolta popolare in atto[xxxviii] in Aragona, guidata dal duque di Hijar don Rodrigo de Silva Mendoça y Sarmiento [xxxix] e scoppiata in concomitanza della sconfitta subita in data 19 maggio 1643 a Recroi nelle Ardenne, dalle truppe imperiali per mano di Luigi Duca di Enghien, figlio secondogenito, di re di Francia Enrico di Borbone. Rivolta che cominciava a minare, alle basi, l’egemonia spagnola e con essa la stessa idea imperiale dell’unità religiosa e politica europea, a favore di quella di Patria e di Nazione
C’era insomma la necessaria urgenza politica perché Urbano VIII accordasse ad Antonio Usay la prestigiosa carica di arcipreste di Terranova.
Ma i Capitulari Ampuriensi, una volta venuti a conoscenza di questa decisione facevano immediatamente arrivare alla Sacra Rota Romana la loro indignata protesta, prendendo a pretesto il rifiuto dei canonici della Collegiata tempiese a partecipare al sinodo diocesano che si sarebbe dovuto tenere nel 1643 a Castel-Aragonese solo per una mera questione di etichetta e di posizionamento dei loro scranni nella cattedrale di Sant’Antonio Abate. (Pretendevano infatti un posto separato da quello dei canonici del Capitolo di Ampurias e di pari livello). E che dire delle lettere di diffida inviate alla curia di Ampurias da parte
< di un ill.mo Uditore della Sacra Rota nelle quali si sosteneva che essi non erano più tenuti a partecipare al Sinodo nella Chiesa Cattedrale di Ampurias in quanto i Vescovadi di Ampurias e di Civita sono uniti nella forma aeque principaliter, per cui i Sinodi dovevano essere celebrati distinti in ciascuna delle due diocesi [xl]>
Fu a questo punto che Mons. Andrea Manca decideva nonostante l’intervento del tribunale ecclesiastico romano , di indire a Castel-Aragonese, nel mese di gennaio 1644 un unico sinodo diocesano[xli], dopo averlo comunicato ai canonici della collegiata tempiese convocati in congrega plenaria. Come se ciò non bastasse in data 18-2-1644, poco prima di prendere possesso dell’Archidiocesi di Sassari negava il suo assenso formale alla contrastata nomina pontificia di don Antonio Usay designando,
<Vicario di Terranova il muy Reverendo Caio Demurtas acciò in quella e suo distretto possa e debba amministrare tutti li sacramenti spettanti all’Officio di Curato[xlii]>
Purtroppo il conflitto tra le due curie andava sempre più aggravandosi specie dopo la nomina in data 17 ottobre 1644 da parte del Pontefice Innocenzo X[xliii], del nuovo presule di Civita e Ampurias, monseñor Gavino Manca y Figo, che per tanti anni era stato Arciprete turritano, Vicario Generale di mons. Passamar ,nonchè solerte consultor y calificador del tribunale della Santo oficio, retto fino al 1643 da don Juan de Espinosa Velasco [xliv].
Infatti dopo aver esautorato il can. Antonio Usay,inviava nel gennaio 1645 a Terranova con una sua speciale procura il muy Reverendissimo canonico del capitolo di Ampurias, don Tommaso Deiana, nativo di Bortigiadas , per prendere ufficialmente possesso della diocesi di Civita ; e questo senza tener in nessun debito conto le conseguenze politiche che questo gesto avrebbe comportato in una terra, come la Gallura, ove l’ordine pubblico, aveva sempre lasciato molto a desiderare.
Non deve perciò destar meraviglia se questo prelato una volta giunto a Terranova trovava le porte d’ingresso della cattedrale di san Simplicio sbarrate da una grossa trave di ferro con il sagrato antistante gremito di fedeli armati di bastoni e forconi . Erano capeggiati dal muy Reverendo Antonio Usay, che in asserito nome di arciprete di Civita, con poco rispetto e sfacciataggine servendosi forse della sua amicizia con il can. Pietro Sara-Piga dal 1641 Sindaco e Procuratore della Encontrada di Gemini e Gallura , era giunto da Tempio munito d’armi proibite per i suoi Canoni e Costituzioni Pontificie e accompagnato da molti huomini armati d’archibugio e di coltello e da un manipolo miliziani e di pastores corsi a cavallo .
Il buon can. Bartolomeo Deiana a questo punto , dopo essersi visto presentare improvvisamente un protesto scritto che gli contestava la sua appartenenza al capitolo di Ampurias, temendo forse il peggio ,non troverà di meglio che prendere possesso della diocesi di Civita nella chiesa parrocchiale sotto l’invocazione di san Paolo come in effetti si fece e ne fece gli atti necessari per poi imbarcarsi precipitosamente alla volta di Castel Aragonese.
Ce ne da conto una puntuale e circostanziata relazione redatta ed inviata a monseñor Manca y Figo dal Procuratore Fiscale della Mensa Episcopale della Diocesi di Ampurias e Civita, l’illustrissimo e Reverendissimo Francesco Mossa nella quale tra le altre cose supplicava un adeguato castigo per il detto Usay[xlv].Infatti quando mons. Manca verrà a sapere che la cerimonia di possesso era stata impedita con la violenza e perciò non officiata nella cattedrale di san Simplicio decideva di inviare immediatamente a Terranova, con speciale procura il Nobile dott. Gavino Manca de Homedes Sasso [xlvi] insignito nel 1632 del Cavalierato di Santiago[xlvii], da due anni, vicario reale della città di Sassari, nonché Consultor e suo strettissimo parente. Questo alto personaggio una volta giunto a Terranova, in data 4-2-1645 in compagnia di un Notaro e alla testa di numerosi miliziani logudoresi a cavallo, si recava
<nella casa e abitazione di Simplicio di Lacono di questa detta città, Amministratore della Chiesa del Glorioso San Simplicio per pigliare le Chiavi delle porte di detta chiesa, e come il detto non si trovò nella detta casa sua, il detto Nobile Consultore sfasciò una cassa di detto Lacono, dicendo che cercava la chiave di detta Chiesa, e subito in presenza di Matteo Sara, Scrivano maggiore di questa presente città di Terranova, del Reverendo Caio de Murtas, del chierico Giò Angelo Pirella e di molti altri Diocesani andò alla Chiesa Cathedrale antica di questa Diocesi Civitaten di detto San Simplicio, sita Extra muros[xlviii].>
Avendola trovata con la porta ferrata con stanghe comandava di abbatterla per poterne prendere possesso per parte del vescovo monseñor Manca y Figo
Subito dopo il muy Reverendo Don Bartolomeo de Addes della Villa di Luras della medesima Diocesi[xlix]prendeva
< per la mano il detto Nobile Consultore fino all’altare maggiore di detta Chiesa accanto al quale cantarono l’inno ‘Te Deum Laudamus’ con altre solennità che in tutti i casi simili di possesso si sogliono fare[l].>
Il tutto verbalizzato in data 7 di febbraio 1645 dal sacerdote Caio de Murtas, dal chierico Angelo Pirella , da Antonio Sini Aquenza e da Matteo Sara Reggente della Scrivania della presente Città di Terranova [li].
Al can. Antonio Usay non rimarrà altro da fare che ritirarsi in buon ordine e cedere in data 5-7-1646 il suo scranno canonicale al giovane sacerdote Juan Francisco Oggiano come risulta da questo scritto del Pontefice Innocenzo X
<Innocenzo X Vescovo al diletto figlio Giovanni Francesco Oggiano Canonico secolare della Chiesa Collegiata di San Pietro Apostolo in Tempio, Diocesi di Civita, dotato di onestà di vita e di costumi salute…Pertanto per il fatto che il diletto figlio Antonio Usay si è dimesso dal Canonicato e dalla Prebenda secolare della Chiesa Collegiata di San Pietro in Tempio, Diocesi di Civita della Provincia Turritana, il detto Canonicato e Prebenda si sono resi vacanti. Per autorità Apostolica assegniamo a Te tale Canonicato e Prebenda.Dato in Roma presso Santa Maria Maggiore il 5 luglio dell’anno del Signore 1646 anno II del nostro Pontificato[lii]>
Del resto la causa avviata presso la Sacra Rota romana[liii] dai Capitolari di Castel Aragonese contro la sua nomina stava per concludersi con esito sfavorevole dato che i giuristi Melzio e Celio Bichi avevano ritenuto che la Bolla di Unione di Civita con Ampurias di Papa Giulio II non fosse stata fatta in forma aeque principaliter mentre quella di Pio V del 1 ottobre 1568 [liv]avesse di fatto soppresso la Diocesi di Civita[lv]
Come se ciò non bastasse lo stesso mons. Manca y Figo aveva imposto non solo un unico Vicario Generale alle due diocesi in data 16 luglio 1645 [lvi] ,ma anche preteso il 9 dicembre 1645 come Secretario Sostituto della Mensa vescovile nella Villa di Tempio il pagamento di una cospicua somma di denaro dall’Economo della Collegiata [lvii]. E che dire di quando, due anni dopo, nel corso della sua visita pastorale metteva al pubblico incanto i frutti decimali di sua pertinenza :
1)nella Rettoria di Aggios, incaricando in data 8 maggio 1648 messer Pietro Guillermo di Aggios[lviii],
2) nella Villa di Luras incaricando in data 16 maggio 1645 messer Gasparo de Soggio di Calangianus[lix],
3)nella Villa di Nugues incaricando in data 19 maggio 1645 messer Ignazio Manfridino Manconacho di Tempio[lx] e
4) nella Diocesi di Civita incaricando in data 3 giugno 1645 messer Salvatore Garrucciu di Tempio[lxi].
Monseñor Manca y Figo morì a Sassari di peste nel dicembre 1651 [lxii] dopo aver tentato inutilmente una qualche forma di riappacificazione con i canonici della Collegiata tempiese
Infatti, dopo il Trattato di Westfalia del 24-10-1648, che poneva fine alla sanguinosa guerra dei trent’anni, aveva inviato in data 16-9-1649[lxiii] al pontefice Innocenzo X tramite il muy Rev.do Antonio Angelo Morello, originario della villa di Alghero, una supplica sottoscritta anche dal can. Juan Francisco Oggiano, Procuratore della Villa di Tempio, tesa adottenere il benestare pontificio al trasferimento della sede della diocesi di Civita, da Terranova a Tempio[lxiv], fino ad istituire in data 11-8-1650, un decimo canonicato, che affidava al giovane beneficiato e maestro di Sacra Teologia , don Nicolàs Murino[lxv].
Ma ormai nuovo il nuovo Dean della collegiata Rev. Matheo Guillermo , approfittando della ripresa delle ostilità della Spagna con la Francia del cardinal Mazarino aveva deciso di imboccare la strada della completa autonomia religiosa di Tempio da Castel Aragonese[lxvi]; e con essa una dura contestazione della fiscalità feudale nei confronti del marques de Orani .Del resto sapeva benissimo che lo stesso virrey, don Guillem de Monçada , giunto in Sardegna, in data 15-11-1644 ( sarà riconfermato, il 4-3-1648) aveva assoluta necessità del clero tempiese e delle quadrillas pastorali galluresi per una adeguata difesa delle coste nord-orientali dell’isola.
Le rivolte popolari a Napoli e l’ epidemia di peste bubbonica che stava per colpire tutto il nord Sardegna faranno il resto [lxvii].»
Gennaro Landriscina
[i] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.100 anno XIX Gennaio Febbraio 2008 Pag.10Noi Don Gasparo Litago Vescovo di Ampurias e Civita….confidando nell’abilità e sufficienza di voi il Ven. Giò Usay, sacerdote del nostro vescovado di Civita, vi nominiamo Promotore Fiscale ecclesiastico nell’udienza Episcopale di detti nostri Vescovadi…Dato in Sassari alli 2 del mese di giugno 1655
[ii] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.109 annoXXI Settembre-Ottobre 2007 Pag.9
[iii]Diocesi di Tempio-Ampurias. Archivio Storico Digitale Delibera capitolare dei Canonici di Ampurias (1618).Delibera capitolare dei canonici di Ampurias del 22 Marzo 1618 nella quale si approva la costituzione della nuova Confraternita della Madonna d’Itria, l’esistenza di una chiesa dedicata alla Maddalena, la costruzione di una nuova chiesa dedicata a San Giovanni e il divieto, per i Confratelli, di passare dall'”antica Confraternita di S. Croce” alla nuova: Illustrissimo y Reverendissimo Senor Don Diego Passmar obispo de Ampurias y Civita, en el, qual, siendo presentes al dicho capitulo los muy Reverendos Senores AntonioAquença Vicario General de Ampurias y Civita, Miguel Curcas, EstevanUsay el Doctor Gavino Fois y el Doctor Pedro Francisco Sampero todos canonigos de Ampurias
[iv]B. Font Obrador, El Ill.Mo y Rvd.Mo SRr d. Francesco Thomas de Taxaquet obispo de Ampurias y Civita ( Cerdena), in Studi Sardi. Vol. XVIII. Sassari 1974. Ed. Gallizzi. n. 68-69.
[v] M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura.In La Frisaia. n°90-91. Anno XVIII.
[vi] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.100 anno XIX Gennaio Febbraio 2008 Pag.10
[vii] R. Turtas, A. Rundine, E. Tognotti, Università, studenti, maestri. Dip. di Storia, Un. SS, 1990, pag.80
[viii]Decisio S.Rotae Romanae Cortam R.P.D. Bichio in causa Ampuriensis, seu Civitatensis Archipresbyteratus, Roma 1708
[ix] M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura. In La Frisaia. n.94 anno XVIII . T. Panu, Storia di Tempio e della Gallura. Nuova Stampa Color. 2010. Sassari. Cit. Pag. 164 Il vescovo Juan de la Bronda prese possesso delle diocesi di Civita e Ampurias, nel marzo 1623. Durante il suo Ordinariato gli allevatori galluresi furono obbligati a pagare alla dogana turritana forti imposizioni fiscali per le merci esportate dai porti di Terranova e Longonsardo al fine di finanziare le difese costiere nord-orientali dalle incursioni barbaresche .In data 6-6-1632 fu testimone a Cagliari delle nozze di Gavino Rosso y Maniga con sua cugina Caterina del Rosso celebrate dall’Arcivescovo Antonio Machin
[x] M. J.CasauBallester.La Casa Ducal de Híjar y sus enlaces con linajes castellanos. Questo articolo se encluye en proyecto archivo ducal de hijar-archivo abierto 21-10-2006.Nota 63…El mayorazgo que instituyo Margarita di Borja en la persona de su hijo Francisco y sus discendentes se contemplaba la obligacion de usar las armas y apellido de portugal y de ilamarse el titular del mayorazgo Fadrique. Por la muerte de hijo varon y dos hijos, le sucedio Ana de Portugal y Borja que casò Rodrigo de Silva y Mendoça II duque de Pastrana
[xi]M. Careddu.La Storia della chiesa in Gallura,in La Frisaia n. 92 Anno XVIII Pag. 7 e seg..
[xii] F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Einaudi Ed. 2002 Vol. I Pag45.Vol. II. Pag. 156, 919-926.Algeri è al culmine della prosperità, dal 1580 al 1620…. città di corsari… di lusso e di arte, molto italianizzante…. Insieme con Livorno, ingranditasi nello stesso modo, è senza dubbio a quest’epoca una delle città più ricche del Mediterraneo; in ogni caso una delle meglio disposte a trasformare questa ricchezza in lusso…. Oltre che grande centro corsaro era diventata un grande centro commerciale. E’ una città nuova, col suo molo, il faro, gli arcaici ma solidi bastioni
[xiii] G. Tore, Il Regno di Sardegna nell’età di Filippo IV, F. Angeli Ed., MI 1996. Nel 1622 ricopriva la carica di regidor dell’estado Portugal, don Giovanni Carvajal. Nel 1621 aveva ottenuto dal virrej, don Luis de Tena, l’autorizzazione a tagliare gli alberi che crescevano presso il porto-caricatorio di Longonsardo, per eliminare i possibili nascondigli dei corsari
[xiv] R. Turtas La Riforma Tridentina nella Diocesi di Ampurias-Civita in Studi in onore di P.Meloni –SS- 1988. Ed. Gallizzi. Pag. 254-255
[xv] F. Floris, I Portugal ed il Feudo di Orani, in Almanacco Gallurese, 2000-2001, G.Gelsomino ed. La ripartizione giudiziaria del feudo Maça-Carroz diventò esecutiva nel 1577 venendoconfermata in data 27-8-1579, con una sentenza del Tribunale della Reale Udienza di Cagliari. .
[xvi] M.D.Ibars, Documentos sobre el valor y falsificatiòn de vellòn sardo en 1644-1651, in Archivio Storico Sardo, nota 36, CA 1987. Le zecche clandestine di monete di rame e di argento false erano ubicate nel Monte Fraile di Aggius e nella chiesa di S. Quirico, del santuario di Luogosanto. I vice re Fabrizio Doria (1641-1644), Luis de Monçada y Aragòn (1644-1649) e Jacopo Teodoro, Principe de Trivulcio (1649-1651), non riusciranno mai a eliminarle.
[xvii] M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura, in La Frisaia. n.95, anno XIX. Cit Pag. 10 Andrea Manca y Zonza rettore di San Gavino Monreale e Cappellano di Corte di re Filippo IV di Spagna fu nominato vescovo di Ampurias Civita il 9-5-1633, venendo trasferito a Sassari il 13-7-1644,
[xviii]M. Careddu.La Storia della chiesa in Gallura,in La Frisaia n. 91 Anno XVIII Pag. 7 e seg..
[xix]L. Agus San Simplicio in Olbia e la diocesi di Civita. Rubettino Ed. 2009. Pag. 41 e seg.. Decisio S.Rotae Romanae Cortam R.P.D. Bichio in causa Ampuriensis, seu Civitatensis Archipresbyteratus, Roma 1708 Op. Cit..5c Dopo l’invasione di Terranova nel luglio 1553 ad opera del pirata Dragut, la curia di Civita era stata trasferita per motivi di sicurezza nel borgo fortificato < Quod maneat adhuc Cathedra in Civitatae Civitae, quae a multo tempore fuit destructa, seu quo dea traslata ad Castrum Terrae novae, quod nuper extructum fuit, et Civitas non est>
[xx] M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura, in La Frisaia. n.95, anno XIX. Cit. Pag. 10
[xxi] M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura, in La Frisaia. n.95, anno XIX Cit Pag. 10
[xxii]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia. 1997. n97 anno XIX. Cit. Pag. 13-14
[xxiii] M. Careddu ,Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia. n97. Anno XIX. Pag.13-14.
[xxiv]Diz. biografico degli italiani, Chigi Flavio,pag 747-751. F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Vol. I. Einaudi ed. 2002. pag 156. …..Durante la guerra dei trent’anni e negli anni successivi è abbastanza documentata a Roma, in Vaticano, la presenza di una guardia pontificia corsa, per assicurare la sicurezza personale del pontefice. Lo stesso Sampiero Corso , che dette tanto filo da torcere ai genovesi , era stato arruolato all’età di soli 14 anni, per essere messo come mercenario al servizio di papa Leone X. La guardia corsa era stata istituita nel XIV secolo, ma verrà sciolta dal Pontefice Alessandro VII. (1599-1667), a seguito dei gravi incidenti occorsi a Roma, in data 20-8- 1662, con gli scherani del duca di Crequì, ambasciatore del re di Francia Luigi XIV.
[xxv]F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II.Vol. I. Einaudi ed. 2002. Cit. .pag 156. … La Corsica. Troppo ricca di uomini, almeno in relazione alle sue risorse, essa sciama in tutte le direzioni, e certamente non c’è fatto mediterraneo in cui non si trovi mescolato un corso. Vi sono corsi … a Genova … Ve ne sono a Venezia….Vanno a colonizzare … anche la Sardegna, ove spesso fanno fortuna. Sono numerosi a Roma, alcuni insediativi stabilmente come mercanti di bestiame, e con le loro barche frequentano il porto romano del Tevere, Civitavecchia e Livorno . …
[xxvi] M. Careddu, Non sappia Ampuirias ciò che fa Tempio in CM3 anno 7 n 2 Aprile-maggio 1991. Pg.22
Decisio S.Rotae Romanae Cortam R.P.D. Bichio in causa Ampuriensis, seu Civitatensis Archipresbyteratus, Roma 1708. op cit.30v. L’arcipresbitero Michel Angel Promptu che officiava nella città fortificata di Terranova fu confermato nel 1558, da Paolo III, con un apposito breve. <Archipresbyteratus non est situs in Civitate Civitae, quae Cathedralis erat, sed in parvo Castro Castro Terrae Novae nuper extructo>
[xxvii] R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna. Jaka Book 1999. Secondo una consolidata prassi, la nomina dell’Arciprete, una Dignità ‘prima post pontificalem’ che veniva cioè, immediatamente dopo quella del vescovo, era di esclusiva pertinenza Pontificia..
[xxviii]A. Murineddu, Gallura, Ed. Fossataro, Ca 1962, cit. pag. 193. Il convento verrà edificato a Calangianus nel 1705
[xxix]T Panu, Gli Scolopi a Tempio Nuova Stampa Color. Muros Sassari 2015 pag.42
[xxx] G. G Ortu, Il parlamento Gandia nella Sardegna di Filippo III. Cuec ed, Ca 1990. Francesco Artea y Vico, nacque a Sassari circa nel1570. Dopo essersi laureato in Leggi a Salamanca, esercitò …. l’avvocatura, acquistando grande competenza in materia giuridica. Ai primi del XVII secolo giunse a Cagliari ove cominciava a farsi chiamare Vico y Artea. Il 21 febbraio 1609 fu nominato Giudice della Sala Criminale nella Reale Udienza…… Durante il Parlamento de Bayona (1626) ….guidò la compagine dei sassaresi inducendo i parlamentari dei tre Bracci ad accogliere le richieste illustrate dal Viceré e da don Luis Blasco e tanto bene condusse le cose che, anche per merito suo, il Viceré poté contare su un donativo straordinario di 80 mila scudi. Morì nel 1648
[xxxi]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia. 1997. n96 anno XIX. Cit. Pag.16
[xxxii]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia. 1997. n97 anno XIX. Cit. Pag.13
[xxxiii] M. Careddu, Non sappia Ampurias ciò che fa Tempio, CM3, n.2, anno VII. Cit
[xxxiv] D. Filia, La Sardegna cristiana, Nuova Ed., Carlo Delfino Ed., SS 1995. G. Gerosa, Il re sole, 1998, A. Mondadori. Mons. Manca y Zonza fu trasferito a Sassari in data13 luglio 1644 per venir consacrato arcivescovo il 25-9-1644. Morirà di peste nell’ottobre del 1652. Al suo posto arriverà nel gennaio 1656, proveniente dalla diocesi di Civita-Ampurias Gaspare Litago..
[xxxv] L. Basso, Una difficile esistenza, il Duca di Tursi, gli assento di galere e la squadra navale, finanze ed intrighi politici(1636-1643) in Genova e la Monarquia Hispanica(1528-1713) Atti della Società Ligure di Storia patria. Nuova Serie Vol. LI (CXXV) fasc. Alla vigilia della guerra (8 marzo 1633) la squadra genovese era composta da 14 galee: tre del duca di Tursi (Capitana,Padrona e Duchessa), due di Marco Centurione, in carico al duca di Tursi (Capitana ePadrona), due di Ambrogio Spinola di Francesco (Capitana,Padrona e Signora), due di Battista Serra (Capitana e Padrona), due di Bartolomeo Spinola (Capitana e Padrona) e due di Silvestro Grimaldi (Capitana ePadrona). In totale lo stuolo dei particolari contava 3.015 uomini di equipaggio….L’impiego bellico ridusse la consistenza a otto unità nel 1639 e a quattro nel 1643 , allorché don Carlo Doria chiese al Consiglio di Stato un consistente riarmamento, appoggiato fortemente dall’ambasciatore spagnolo a Genova Juan de Eraso, che nel gennaio del ’43temeva passaggi di asentistas genovesi al servizio del cardinale Mazzarino( Pag. 833)…Il 1643 si propone agli spagnoli come annus Horribilis( Pag. 846)
[xxxvi] Acta Curiarum Regni Sardiniae. Il Parlamento del Vicere Fabrizio Doria duca d’Avellano(1641-1643). Atti del Parlamento, Tomo II. a cura di Giovanni Murgia. Pag.829
[xxxvii]C. Ciano I primi medici ed il mare. Note sulla politica marinara toscana da Cosimo I a Ferdinando II Pacini Pisa 1980 C. Ciano Santo Stefano per mare e per terra. La guerra mediterranea e l’ordine dei cavalieri di Santo Stefano dal 1563 al 1716. ETS Pisa 1985 L’alleanza dei medici con la Spagna non fu delle più sincere ne da un lato ne dall’altro. L’ambiguità politica e militare della Toscana risultò evidente in modo particolare durante la guerra dei trent’anni quando Ferdinando II de Medici( 1621-1670) tentò di non scontentare la Spagna e di non inimicarsi la Francia ordinando al capitano della sua flotta il celebre Ludovico de Verrazzano di disattendere in qualche modo l’ordine di attaccare la flotta francese data dal capitano dell’armata spagnola nel mediterraneo, don Melchor de Borja. Gli obiettivi francesi erano con tutta evidenza quelli di insidiare i presidi spagnoli in Toscana e soprattutto di bloccare gli aiuti economici che da Napoli giungevano allo stato di Milano. Nonostante le pressioni esercitate dagli alleati , Ferdinando II approvò ugualmente le richieste confidando sulla possibilità di ottenere in cambio annessioni territoriali. Nel 1647 infine quattro galere della flotta medicea vennero venduti al principe Onorato II Grimaldi di Monaco alleato francese, provocando lo sconcerto spagnolo
[xxxviii]R. Villari. Università di Roma, <La Spagna> Rivoluzioni periferiche e declino della monarchia di Spagna . La rivolta in Aragona scoppiò nel 1643, seguita poco dopo da quella Catalana e negli anni, 1647-1648, da un identica rivolta nel napoletano. Più che le sconfitte militari, furono le rivoluzioni popolari del decennio 1640-50 a creare in Europa la convinzione che un grande ciclo storico della monarchia di Spagna si era concluso. Infatti il motivo dominante delle agitazioni rivoluzionarie in Portogallo(1640), in Aragona, in Catalogna e nel Napoletano non fu tanto il riassetto dei rapporti tra centro e periferia o la riforma interna, ma il distacco delle provincie periferiche dalla corona, con la prospettiva di un radicale cambiamento della struttura e delle dimensioni dello Stato
[xxxix] R. Ezquerra, La cospiracio del duque di Hihar 1648. Madrid 1934. M.J. Casaus Ballester.La Casa Ducal de Híjar y sus enlaces con linajes castellanos. Nota 45 Questo articolo se encluye en proyecto archivo ducal de Hijar-archivo abierto aprobado en Hijar( Termel) el 21-10-2006. Web WWW. archivo Ducal de Hijar archivo abierto.com y e-mail:informacio§archivoducalHijar- archivo abierto.com. Don Rodrigo de Silva Mendoça y Sarmiento ( 1600-1664) fu un personaje polemico intrigante che per la sua cospiracion in Aragona nel 1643 fue condenado a la carcel donde muriò en el castillo de Leon nel 1664. Aveva sposato il 3-10-1622 a Saragozza doña Isabel Margarita Fernández de Híjar y Castro Pinos, V duquesa de Híjar( 6-11-1603/26-11-1642), appartenente alla più antica nobiltà Aragonese,. Perciò una volta rimasto vedovo otteneva nel 1642 il ducato di Hijar. Suo figlio Jaime Francesco Fernandez aveva sposato Marianna Pignatelli, mentre loro figlia Juana Petronilla sposerà don Fadrique de Silva, IV marquis de Orani dal 1688,.
[xl]M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura. In La Frisaia. n°97. Anno XIX Pg.12
[xli]M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura. In La Frisaia. n°97. Anno XIX Cit Pg.12…ho preso la decisione in questi due anni(1642-1643) di sospendere la celebrazione del Sinodo in attesa di una soluzione del problema. Ora è stata presa la decisione che mi riconosceva il diritto di possesso che io e i miei predecessori che io avevamo sempre avuto. In seguito a questa decisione ho informato tutto il clero della mia diocesi e, se Dio vorrà,nel prossimo mese(gennaio 1644) celebrerò il Sinodo
[xlii]M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura. In La Frisaia. n°97. Anno XIX Pg.14
[xliii]M. Careddu, Storia della chiesa in Gallura. In La Frisaia. n°98. Anno XIX Pg.10 Monseñor Gavino Manca y Figo, vicario generale dell’Archidiocesi di Sassari fu nominato vescovo di Ampurias e Civita da Innocenzo X(Giovanni Battista Panfili) in data 17-10-1644. Morì di Peste alla fine del 1651(?-12-1651+)
[xliv] R. Turtas, A. Rundine, E. Tognotti, Università, studenti, maestri. Dip. di Storia, Un. SS, 1990. Cit. pag. 40.Don Gavino Manca y Figo era stato sempre considerato l’esponente più retrivo del clero turritano, perché passava per essere anche uno dei più solerti funzionari del tribunale della Santa Inquisizione, retta i in Sardegna dal 1639 – 1642 da Giovanni de Espinosa Velasco (1639 – 1642) e dal 1642 – 1648da Antonio Mancuso y Lanza (1642 – 1648) e in Spagna dal 1632 al 1643, da Antonio de Sotomayor e dal 1643 al 1665Diego de Arce y Reinoso
[xlv]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia, n.99, anno XIX Cit Pag. 8….
[xlvi] Grande Encicl. della Sardegna, ed. Nuova Sardegna2007. Il dott. Gavino Manca, figlio di Antonio Manca de Homedes e di Margherita Sasso Figo era stato nominato nel 1643 vicario reale turritano mentre dal 1650 ricoprirà la carica Giurato capo .Morirà subito senza aver lasciato figli. Era probabilmente cugino primo del vescovo Manca y Figo
[xlvii]AHNM Ordenes militares expedicillo n.1622IGavino Manca Sasso deHomedes cavaliere di Santiago dal 18 9-1632
[xlviii]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia, n.99, anno XIX Cit Pag. 9.
[xlix]Decisio S.Rotae Romanae Cortam R.P.D. Bichio in causa Ampuriensis, seu Civitatensis Archipresbyteratus, Roma 1708. op cit.36r-36v Cit
[l]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia, n.99, anno XIX Cit Pag. 9.
[li]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura, in La Frisaia, n.99, anno XIX . Cit. Pag. 9 Matteo Asara ricopriva dal 1641 la carica di Reggente della Scrivania di Terranova, mentre Antonio Sini- Aquenza ricopriva dal 1643 quella di Familiare della Santa Inquisizione per gli affari di Terranova.
[lii] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.9
[liii] Decisio S. Romanae Rotae, Coram R.P.D. Bichio in Causa Ampurien seu Civitatem Archipresbyteratus-Veveris 14 decembris 1646-Romae Ex Typographia Rev. Can. Apostolic-MDCXLVII-Superiorum Permissu
[liv] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.100annoXIX Pag.8 e seg. Bullarum Romanum-Bullarum Diplomatum-Privilegiorum Sanctorum Romanorum Pontificum-Editio Taurinensis-Torino 1862. Tomo VII
[lv] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.103 annoXX Cit Pag.6 e seg. Il processo di concluse il 14 dicembre 1646
[lvi] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.9
[lvii] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.9
[lviii] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.9-10
[lix] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.10
[lx] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.10
[lxi] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.10
[lxii] R. Turtas, Storia della Chiesa in Sardegna, Jaka Book 1999. Gavino Manca y Figo fu sostituito, dopo la sua morte da Gaspare Litago che manteneva questa carica dal 19-4-1652 al 26-1-1656 data della sua morte
[lxiii] M.Careddu, Storia della chiesa in Gallura in La Frisaia n.99 annoXIX Cit Pag.11-12
[lxiv] ACT, Consensus episcopi super traslationem Cathedralis Civitaten ad ecclesiam Collegiatam oppidi de Tempio( 16-9-1649). T. Panu, Storia di Tempio e della Gallura. Nuova Stampa Color. 2010. SS. Cit. Pag. 147, nota 181-182. Decisio S. Rotae Romanae Coram R.P.D. Bichio(BichiCelio)in causa Ampuriensis, seu Civitatensis Archipresbyteriatus Roma 1708. C. 37 v. Cit :….trasferendo ipsam cathedralitem ex eadem ecclesia S. Simplicij, ubi antiquitus instituta fuit, et ad praefens reperitur ad eadem S.Petri eiusdem oppidi de Tempio
[lxv]M. Careddu, Storia della Chiesa in Gallura , in La Frisaia, n. 99, anno XIX. Cit. Pag.12. Il can. Nicola Murino ricoprirà negli anni ‘80 la carica di Decano della collegiata di san Pietro
[lxvi]Arch. Cattedrale di Castel Sardo, Fascicolo riguardante la situazione della collegiata di Tempio, Summarium anno 1709. CM3, anno VII, n.4.
[lxvii] G. Doneddu, Una regione feudale nell’età moderna. Iniz. Cult. SS. 1977. Unione Sarda 1987, Storie di Sardegna.