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Tempio Pausania, lettera aperta di un cittadino tempiese che ha promosso la petizione per la salvezza del Monte Limbara. Scrive Nicola Fenu.

Tempio Pausania, 7 mag. 2015-

Ci scrive Nicola Fenu, il giovane tempiese che ha prososso una petizione che da qualche giorno circola nel web. Questo blog sta giustamente sostenendo questa splendida iniziativa di interesse collettivo e molto volentieri stiamo provando in tanti a farla volare affinché giunga nelle sedi istituzionali e possa stimolare un immediato intervento delle autorità competenti per la soluzione. Nicola Fenu, in questa sua lettera, ripercorre anche la storia della ex Base Usa-Usaf e di tutti i danni che ha causato e potrà ancora cagionare, da quando è stata abbandonata e lasciata alla mercé del tempo, dell’incuria e del continuo palleggiarsi reciprocamente responsabilità  su questo danno ambientale immane. Ecco la lettera:

Salvare ciò che ci appartiene, 

salvare ciò che è nostro solo in senso figurato,

salvare la natura e preservarla per chi verrà,

per chi già c’è e per noi stessi

non solo è un dovere civico, morale ed etico,

ma un diritto di tutti.

Fenu Nicola

Ringraziamenti

Voglia andare un sentito ringraziamento a tutti coloro che mi stanno supportando, e mi stanno incoraggiando in questa battaglia, in particolar modo, un sentito ringraziamento a:

Antonio Masoni,

Cosimo Strusi, 

Gianfranco Serafino,

Lucio Ghezzo,

Mario Satta,

Nino Vargiu,

 

i quali mi stanno supportando, incoraggiando e sostenendo in prima persona,

Alle persone di tutte le Regioni Italiane, a tutti gli Italiani, e un Ringraziamento particolare vada a noi Tempiesi che vogliamo rivedere il nostro luogo finalmente ripulito dai veleni abbandonati da troppo tempo.
Dedicato a chi crede ancora nelle persone,

a chi non si da mai per vinto,

nonostante le difficoltà.

La Ex Base USAF Americana

 Tempio Pausania, Sardegna (OT).

Monte Limbara 1400 (circa) s.l.m., 

a in un angolo di paradiso si cela una delle insidie la quale desta molta preoccupazione ed al contempo ha alimentato per anni miti e leggende sulla propria funzione. La Base USAF (United States Air Force) entrò in vigore nel 1966 e per decenni è stata uno dei principali centri di controllo dell’intero mediterraneo, la quale si rendeva necessaria per monitorare il più possibile le aree sensibili, a causa della guerra fredda che imperversava in quegli anni.

L’accordo per l’installazione di una base nel cuore del Limbara con gli Americani, fu abbastanza semplice, veloce ed immediato con il benestare dell’allora maggioranza democristiana, grazie anche ai buoni offici di Giulio Andreotti, poco dopo nominato capogruppo alla Camera del medesimo partito.

Il costo della locazione dell’intera area non era tuttavia per nulla oneroso, solamente 5 lire (cinque), si avete capito bene, 5 lire all’anno, era tuttavia una richiesta del tutto simbolica per la concessione di ben 4 (quattro) ettari di terreno, ovviamente terreno incontaminato, del tutto fertile, del tutto vergine.

La suddetta base a stelle e strisce nacque in un contesto di documenti mai svelati, in un contesto di omissis e di documenti riservati, segreto militare.

A quanto riportato da alcune fonti, questa dislocazione strategica aveva un motivo ben preciso, la comunicazione con i sommergibili a “Testata Nucleare” che erano presenti non molto lontano, nella vicina isola de “La Maddalena” ed intercettare ogni eventuale comunicazione nell’etere che sarebbe provenuta dal medio-oriente.

Questa installazione militare è stata utilizzata fino al 31 Ottobre 1993, anno in cui avviene una vera e propria ritirata delle truppe Americane.

E da qui il disastro.

Divenuta ormai obsoleta e sostituita con più sofisticati metodi di comunicazione satellitari, tutto viene abbandonato così com’è, pertanto funzionante e perfettamente integro. Secondo alcune fonti che hanno avuto modo di accedere alla EX Base dopo il suo abbandono all’interno vi si trovava di tutto, dalle cucine perfettamente in ordine e le posate nei cassetti, alle lenzuola, ai letti, impianti di riscaldamento perfettamente funzionanti, così come impianti di raffreddamento, documenti U.S. Governement, etc.

E la sua custodia?

Qui sarebbe da precisare il fatto che la custodia era stata affidata ed assegnata all‘aeronautica militare, la quale doveva sorvegliare l’area e custodirla, compito assolto fino al lontano 2009 anno in cui venne affidata alla Regione Sardegna, la quale puntualmente un anno dopo, voleva a sua volta “scaricare” la questione divenuta spinosa al comune di Tempio, alla cifra simbolica di 1 Euro, si di 1 Euro (UNO); ovviamente e giustamente la suddetta proposta fu rifiutata dagli amministratori locali, i quali sostenevano che non poteva essere solo una questione comunale.

Intanto gli anni passano. Intanto sono solo passati 20 (venti) anni. Intanto la situazione si aggrava.

La Nascita della Petizione

 Chi vi scrive è  sempre stato sensibile ai problemi ambientali, alla salute dei luoghi e questo  non era mai stato un segreto, ma alla visione di uno scempio del genere non ha potuto  fare finta di niente.

Una situazione surreale, un disastro colossale, un impatto emotivo forte, un dolore vedere a cosa si può ridurre la natura che ci ospita e ci culla, offrendoci le sue più genuine grazie, che ci offre sorgenti incontaminate, che ci offre l’acqua.

L’acqua, l’oro blu.

Un liquido incolore, inodore da cui si è sviluppata la vita, di cui ce ne appropriamo in modo sempre più scontato senza però fare niente per preservarlo, un bene che ha un valore inestimabile ma così tristemente sottovalutato. All’interno del complesso ormai fatiscente, ho rinvenuto ogni tipo di materiale più o meno inquinante, a partire da batterie esauste ed impilate su una serie di longheroni in ferro ormai arrugginiti e marci dai quali gocciola acido che inevitabilmente si accumula nel sottosuolo sottostante,  per poi passare a grandi cisterne di olio combustibile (siano colme o no poco importa, vanno rimosse) al Glicole Etilenico il quale veniva utilizzato per il raffreddamento dei motori che erano impiegati all’interno della struttura (grandi quanto un furgone) atti alla produzione dell’energia elettrica necessaria al funzionamento della base stessa.

Poi ancora Gradissime cisterne con un contenuto ignoto ed indefinito che non credo possa far bene  all’ambiente circostante o alle persone nel caso in cui avvenisse uno sversamento nel terreno.

Il Dowanol,

Questo sconosciuto, cosa mai potrebbe essere il Dowanol? (Dopotutto ne ho trovato solamente una cisterna sospesa ad una altezza di 3 metri e spero vivamente vuota ma ne dubito)

Il Dowanol è un agente chimico di aspetto incolore, inquinante.

Per passare al CF3Br, 6Kg Totali ritenuto pericoloso per l’ozono.

Per non parlare delle grosse strutture in completo stato di ossidazione, in totale stato di decadenza, di fatiscenza, dei pericoli in cui si va incontro ignaramente, avventurandovi all’interno a causa di uno stato di totale insicurezza, nessun cartello che avvisi dei pericoli, oggetti che si staccano dal soffitto,  centinaia di lampade con neon ancora inseriti, ormai arrugginite che cadono a terra, rumori più o meno sinistri che provengono da locali inquietanti, che riportano ad uno Stato sconosciuto, anche per via delle prese elettriche di tipo “Americano” con il suffisso 110V.

Una parete mentre si torna alla zona “Centrale Elettrica” avvisa che ci si deve proteggere le orecchie da un forte rumore che potrebbe danneggiare l’udito (EAR PROTECTION REQUIRED) recita il cartello, aprendo la porta, nessun rumore, una ventola atta alla ventilazione interna gira senza sosta, ormai vetusta ed arrugginita ed il silenzio, il silenzio diventa ASSORDANTE.

Un’ atmosfera maledettamente surreale, triste, cupa, l’aria si fa pesante e ci si accorge di essere in un posto dimenticato da tutti che chiede solo di essere smantellato prima che qualche tragedia possa accadere, sia essa in termini di inquinamento, sia essa in termini di salute pubblica.

Lo chiede la natura stessa, lo chiedo io, lo chiediamo tutti noi.

Da qui la nascita della Petizione, di una battaglia contro l’abbandono, della bonifica dell’ambiente in cui vivo io e tutte le altre persone.

Allontanandomi riesco a scorgere ancora le parabole 30 x 30 metri che guardano verso paesi lontani, verso orizzonti lontani, mi avvicino e guardo in quella direzione sempre più convinto che è venuto il momento di dire basta, è giunto il momento di INTERVENIRE.

Non lasciamo che un luogo paradisiaco sia trasformato in discarica a cielo aperto quale ora è.

Contribuiamo a spegnere una volta per tutte quelle antenne non funzionanti, aiutiamo a far cessare un grido che si eleva da quel luogo e chiede solo di essere riportato allo stato originario.

Ad uno stato che in questo momento crea solo pericolo e preoccupazione.

Fenu Nicola.