Tempio Pausania, 3 apr. 2016-
Esiste un confine tra la disperazione e l’opportunismo, quando si ha a che fare con situazioni scabrose che si affrontano ai giorni nostri. Immediatamente, un caso di cronaca, sia essa bianca nera, diventa materia per chiunque, da prendere e decifrare a modo nostro. Così, assistiamo al pubblico giudizio di chi sa, di chi non sa niente e di chi pensa di sapere, magari per sentito dire.
Lo squallore rasenta la follia quando addirittura si inventano le cose, giusto per arraffare qualche “clap, clap” sui social, il vero bestiario di questa umanità. Dentro i social troviamo di tutto, dall’intellettuale, al politico, al prete, al giudice, al poeta, al faccendiere, sino a colmare ogni spazio vuoto, per far si che tutte le caselle vi siano rappresentate.
Oltre, tralasciando gli aspetti etici che poco definiscono di noi se espressi su un social, vi è tutta una diversa umanità, quella che mi piace chiamare “di mezzo”, che non sta di là e nemmeno di qua, che cammina senza calpestare, che ascolta senza sentire, che coglie senza raccogliere, che semina senza saper o voler mietere. L’umanità di mezzo è un mondo di gente semplice, quella che poco ha a che vedere con questa folle modernità che sciupa tutto il bene che esiste al mondo e tutte quelle new entry nel mondo che conta. Gli abitanti di questa realtà parallela vi giuro esistono, hanno facce e corpi, pensano al “brain building” e al “body” per nulla. Tutta sostanza insomma e poca fisicità, che non vuol dire per forza muscoli ma, nel senso che spiega meglio questo concetto, imporre d’impero il proprio modus operandi, quasi non ce ne fossero altri o che fosse l’unico in grado di prepararci alla vita. Io li giudico i migliori guerrieri di questo mondo, capaci di combattere le guerre, quelle che si pensano perdute in partenza, e vincere la battaglia quotidiana con le difficoltà, le miserie e le povertà.
L’umanità di mezzo viene assalita ogni giorno da orde di barbari affamati di carne e poco,se non nulla, rispettosi delle altre anime del mondo. Non sanno difendersi perché questi uomini e donne del mondo parallelo, oppongono il silenzio al sopruso, e poi non sanno mietere, a loro basta seminare. Il silenzio, come ogni altra prerogativa del nostro cervello, ha mille teste, ma quasi mai è risolutivo e non mette al riparo dai torti che si subiscono. L’ errore, sempre in agguato, è quello di non ricorrervi quando tutto attorno a noi urla.
La loro poesia è Mattina di Ungaretti, appena quattro parole che sono il testo ermetico e meno ermetico di tutta la poesiaitaliana. Il loro “immenso” è la sintesi della parola, una parola che ha ancora un valore straordinario ma che sa tacere e certo non la sprecano in amare, avare, sterili, inutili discussioni. Più la parola si concentra in brevi o scarne parole, più essa si riempie di significati e si tiene alla larga dalle superficialità, spesso strumentali, del resto dell’umanità.
Ho un sogno, appartenere a questa Umanità di mezzo, la sola che rispetta tutto il prossimo, senza pregiudizievoli e scontate appartenenze nelle quali non so riconoscermi. Per vivere il mio tempo nel migliore dei modi, devo imparare ancor meglio quale sia il mio ruolo e capire che la cosa migliore che la vita mi ha dato, è la mia mente.
“Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente.” Virginia Woolf.
Antonio Masoni