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Tempio Pausania, Sganciarsi da Abbanoa? Si può, si deve fare.

Tempio Pausania, 29 apr. 2016-

Qualche anno fa, eravamo già nel monopolio di Abbanoa, fu fatto un convegno in città per mettere a fuoco le troppe vistose lacune del servizio idrico della SpA. Furono sciorinati dati inequivocabili sulle perdite di acqua, milioni di ettolitri di un bene pubblico che di pubblico non aveva più nulla. Le continue ricapitalizzazioni della Regione a favore di un Ente che, è il caso di dirlo, “faceva acqua da tutte le parti”. L’esigenza di orientarsi verso una fuoriuscita dal capestro Abbanoa, fu abbastaza chiara per tutti, eccetto le amministrazioni regionali succedutesi nel tempo.

Questi quindici anni di “dittatura” privatistica dello stato sociale, hanno comportato solo silenzio o poco più in tutte le amministrazioni locali che, nonostante i continui disagi subiti dalle popolazioni sarde, hanno quasi mai inciso nella “comune scelta” di uscir fuori dal giogo della gestione privata di un bene pubblico. Voci isolate, qualche tentativo referendario (2011, con oltre 27 mil. di italiani a favore dell’acqua pubblica) caduto nel nulla, giudizi  furiosi della popolazione vessata dalla mancanza di acqua e costretta rifornirsi di acqua potabile per bere, a poco sono valsi se non a far continuare, imperterriti, gli amministratori a legittimare, chi più, chi meno, lo status quo. Anche denunce alle procure per violazioni varie hanno scalfito la RAS quanto la puntura di uno stuzzicadenti. Nulla è cambiato e nulla, forse, cambierà.

Semplicemente per conoscenza, si riporta l’elenco dei 28 comuni sardi che mai hanno aderito ad Abbanoa per una popolazione complessiva superiore agli 80.000 abitanti. Si tratta di: Aggius, Anela, Arzana, Bessude, Bonarcado, Bottidda, Bultei, Burcei, Burgos, Cheremule, Domusnovas, Esporlatu, Fluminimaggiore, Lotzorai, Modolo, Nuxis, Olzai, Paulilatino, Perfugas, San Vero Milis, Sant’Anna Arresi, Santu Lussurgiu, Serramanna, Seui, Siligo, Sinnai, Teulada e Villagrande Strisaili. Inoltre, sulla base dei dati dell’Autorità per l’energia e di Abbanoa, non ne fanno parte anche i Comuni di Capoterra, Gadoni, Tertenia e Ulassai.

Notiamo, oltre ad Aggius, comune limitrofo alla città, anche Perfugas che dista 20′ di auto da Tempio. A tutt’oggi, non è dato sapere se questi comuni, o meglio questi circa 80.000 abitanti, siano stati in sofferenza come gli altri 349 (i comuni sardi sono in totale 377) restanti comuni che aderirono, a suo tempo, ad Abbanoa. Anzi, da dati certi, come avvenuto per il grosso comune di Domusnovas, il servizio idrico è stato condotto con le tariffe più basse della Sardegna e senza chiedere un euro alla Regione.

Esaminando la recente acquisizione dell’acqua del Rio Pagghjolu, che garantirebbe acqua “buona” a tutti i comuni limitrofi, ci si chiede perché ancora si resti sotto il tiro e la minaccia del gestore unico che continua ad applicare tariffe esagerate, non garantisce continuità al servizio e, quando accadono dei malfunzionamenti o guasti nelle condotte, avverte la popolazione con comunicati tardivi, poco credibili e quasi mai rispondenti al reale disagio che si dovrà subire. Non si ha nulla contro operai e tecnici che hanno fatto, anche qualche giorno fa, salti mortali per riuscire a tamponare l’ennesima falla del servizio, ma con chi perpetua un disagio sapendo che lo stesso, puntuale, si ripeterà presto.

Rivolgo un invito all’Unione dei Comuni, il solo soggetto giuridico territoriale in grado di consorziare risorse ed energie, atte all’uscita del nostro territorio da Abbanoa. Oltre il piano di programmazione appena varato, eccellente dimostrazione di cosa si possa riuscire a fare quando le idee, e le intelligenze degli amministratori, viaggiano con orologi sincronizzati verso il bene comune, ci si faccia attori di questa possibilità di uscir fuori e canalizzare la risorsa idrica verso un interesse collettivo.

Tanto, Abbanoa c’è, così come ci sarà ancora, e l’acqua mancherà come sempre. A poco serve postare foto di acqua marrone, piena di detriti e ruggine, tanto a questi signorotti poco importa se si è tutti nel disagio. L’importante, come dice qualcuno, che i dividendi a fine anno siano cospicui. Una SpA non ha nessun interesse verso la soluzione del problema se lo stesso è quello dei cittadini.

Antonio Masoni