Tempio Pausania, 8 dic. 2015-
Quale futuro ci aspetta? Cosa potrebbe essere se non un qualsiasi momento del quotidiano che abbiamo già ampiamente determinato? Una domanda che ci poniamo tutti, da quando è iniziata la disperazione, il dramma di questo vero economicidio che ha padroni e condannati a morte, aguzzini vestiti di cachemire e straccioni che piangono senza aver più voglia di reagire.
Questa è una delle tante chiavi di lettura della mostra di Giuseppe Goddi, al Caffè Gabriel, aperta dalla fine del mese scorso e sino all’11 dicembre.
Una serie di foto che sono come un pugno allo stomaco, sospese tra la nostalgia del bianco e nero, che attenua l’attualità dello scatto, e la vera disperazione che diventa ferocia pura nella lettura di ogni vuoto documentato dall’autore.
Un percorso che cammina tra la cruda realtà e un malinconico ritorno allo status quo, quello che l’autore stesso si augura, così come tutti.
Una testimonianza di verità fotografica che si discosta dalla ricerca della estetica bellezza, accostandosi più alla sostanza di un tessuto sociale che giorno per giorno si sgretola sotto l’impietosa mannaia della povertà.
Sono case in affitto, persone e cose, insegne che le hanno vissute, vestendole di speranza che ora si è assopita, tragicamente in coma.
Giuseppe ha lo sguardo attento su vicende umane che erano tra quelle abitazioni, ne intravvede, con sensibilità, la presenza, quasi che egli stesso si auguri di vedere di nuovo riapparire sorrisi e felicità.
Una bella esposizione che consiglio di andare a vedere in questi utlimi 3 giorni che mancano alla sua chiusura. L’impressione che ne ho avuto è stata quella di assistere alla disfatta di una città, di una solida realtà che sta naufragando, così come tante altre, nell’oscurità del “vuoto a perdere” che sta affliggendo l’umanità tutta. Bravo Giuseppe!
Antonio Masoni