Urgenza di ostetricia, ma paziente “appoggiata” altrove.

Una, due, tre, infinite storie dello sfascio della sanità pubblica a Tempio.

Urgenza in Ostetricia. Una donna di Tempio, che partorisce a Olbia non è una novità. Non lo è dal 19 aprile del 2018 quando il reparto viene chiuso per mancanza di medici. Nonostante, qualche tempo dopo, il personale fosse sufficiente alla riapertura, l’azienda decide di tenere comunque “sospeso” il servizio nascite. A fine anno, nonostante ci si aspettasse una qualche novità a riguardo della riapertura, si sceglie di sospendere anche i ricoveri ginecologici. Restano le sole urgenze su cui si incentra questo racconto, di cui veniamo a sapere per vie traverse. Lo dobbiamo descrivere, non faremmo un servizio alla comunità occultandolo, né a tutto quel personale sanitario che ha a cuore le sorti del Paolo Dettori.

Prima di procedere, resta da ribadire che il racconto ha fonti autorevoli e sicure. Cionondimeno, nè vogliamo fare un torto ai sanitari semmai rafforzarne il ruolo, né si intende sminuirne l’operato. Anche perché, se colpe ci sono, non riguardano di sicuro i sanitari del Dettori.

La donna, come detto, partorisce con taglio cesareo ad Olbia. Viene dimessa e torna a casa. Non è chiaro se lo stesso giorno delle dimissioni o il giorno dopo, ha una emorragia post-partum. Un problema serio e assolutamente da trattare in struttura adeguata. L’Ostetricia del Paolo Dettori si allerta. Oltre all’ostetricia, vista l’emorragia, si allerta anche il Centro Trasfusionale. L’emergenza viene dirottata al Pronto Soccorso.  Si richiede la certezza che sia disponibile il sangue per una eventuale trasfusione. Il gruppo è zero negativo. La riserva su un gruppo raro è scarsa ma a Tempio c’è. La procedura di allerta è di prassi quando esistono casi di accesso all’ospedale come questo. Fortunatamente l’emorragia si tiene sotto controllo e non si rende necessaria la trasfusione. I valori di emoglobina sono accettabili. Resta, in ultimo, la degenza. In quale reparto deve essere ricoverata? Ostetricia? No, non si accettano ricoveri, nemmeno urgenti.

La visita dell’assessore Nieddu al reparto di Ostetricia e Ginecologia (archvio)

Un’urgenza da ostetricia ma ricovero in Otorino

Sembra paradossale ma è tutto vero. La paziente si ricovera non nel reparto specifico, ma in Otorino. Che ci azzecca, direte voi? Niente, ovviamente se non pèer il fatto che è struttura chirurgica. Tant’è che più si conosce questo momento drammatico della sanità pubblica e più si viene a sapere di storie al limite della tolleranza umana. Inizialmente la paziente viene trattata in sala operatoria, dove se dovesse essere necessarip, sono pronti ad intervenire per tamponare la eventuale nuova emorragia. Da indiscrezioni, più tardi si viene a sapere che la paziente verrà “appoggiata” nel reparto di Otorino. 

Da un’urgenza all’altra, ma tutte legate ad un elicottero!

Ci si rende conto di come determinate persone che decidono queste soluzioni incredibili, siano le stesse che decidono della nostra vita o morte?

Circa un mese fa, una simile situazione di donna gravida che deve partorire, richiede l’intervento dell’elisoccorso. Il mezzo atterra allo stadio Manconi, deputato allo scopo. La donna messa a bordo e pronta al volo. La nebbia però impedisce il volo e al pilota  non resta che tornare indietro e rimettere la donna sull’autoambulanza e riportarla al Paolo Dettori. La donna partorisce a Tempio e il primario fa solo il proprio dovere. Ma le mani legate al servizio di Tempio di Ostetricia, indispettisce la direzione sanitaria di Olbia che pretende chiarimenti al medico sul proprio operato. Pazzesco! Assurdo! Indegno! Vergognoso! 

I casi di questi veri e propri abusi che risponderebbero a dettami precisi di chi opera per lo sfascio della sanità pubblica, non si contano più.

Un paziente con occlusione intestinale, da trasportare urgentemente a Olbia, viene portato al P.S. di Tempio alle 13.30. Pare che l’elisoccorso arrivi alle 18.30! Il tempo di morire. Chiaramente, tutti questi episodi passano sotto traccia. Meno se ne viene a sapere e meglio è per questi criminali che hanno deciso che questa sia la sanità che funziona. 

Anche il personale sanitario si ribelli!

Un appello ai medici e ai sanitari. E’ urgenza anche  farsi sentire, denunciate i casi di malasanità non imputabili al Paolo Dettori. Raccontate ogni singolo episodio nel vostro interesse e anche per smentire le dicerie di vostra complicità nella perdita dei servizi. Fatelo con le vostre organizzazioni sindacali, scrivete e abbattete queste regime che vi impone riservatezza e silenzio.

La popolazione, lo ha dimostrato con l’occupazione di 65 giorni, con le tante, inutili, manifestazioni.  Con l’impegno anche di chi scrive e non vuole essere solo un Don Chisciotte assieme ad altri lottatori per i diritti negati. La vostra lotta, è la medesima che combattiamo tutti noi. Urliamolo assieme tutti: IO NON HO PAURA DI DENUNCIARE!

Tanto lo si è capito. La sola tutela che potremmo darci è quella di restare uniti contro lo stesso nemico. Insieme possiamo provare, se lasciamo lo scettro a questa gente, alla fine perdiamo.

E non perderemo solo noi, ma l’intera collettività. 

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