Volitiva e determinata, una combattente che ha messo in luce la sua vicenda, simile a quella di tanta altra gente, costretta a subire non solo l’emergenza sanitaria ma anche quella sociale, di ben altra portata e durezza.
Volitiva perché quelli che sono i diritti devono essere mantenuti e tutelati, anche a costo di apparire come una straccia palle. Determinata perché Anna Grazia ha due figlie, di cui una non ancora 18enne e l’altra una minore, e non avrebbe dato un bell’esempio ad essere rinunciataria, proprio alle sue figlie. La sua vicenda, ampiamente documentata in questo blog, ha avuto diverse fasi, da quella iniziale, con tanta gente interdetta perché senza risposte dall’INPS e quelle successive. Fasi di assoluta confusione dove le promesse governative stridevano coi ritardi della cassa integrazione, degli aiuti statali e dell’impasse tra lo stand by di tantissime pratiche INPS e i sussidi regionali, vincolati a quelli statali. Se avevi gli aiuti statali non avevi diritto a quelli regionale se non per la differenza dei due importi.
Anna Grazia non ha mollato e ha proseguito la sua battaglia anche contro chi la accusava di assistenzialismo, di avere delle guide che la ispiravano ed anche di chi le scriveva le cose. Falsità buttate sui social allo scopo di denigrare la sua determinazione che aveva, ed ha, ben altra costruzione.
Volitiva perché un diritto non è mai un privilegio
Lo dimostra anche in questa intervista di stasera, sabato 23 maggio. Ha voluto ribadire la sua posizione e anche smentire, con le parole precise e ben espresse, che la sua testa ha sempre ragionato in proprio senza aiuti esterni.
Volitiva e determinata sempre, anche disposta ad andare fino in fondo se non avesse ottenuto giustizia.
Oggi, dopo la certezza che quanto chiesto le è stato dato, è più serena e vorrebbe lasciarsi la storia alle spalle. Dal 1 giugno, riprende il suo lavoro stagionale perché, per fortuna, l’azienda presso cui lavora riapre per l’estate. C’era però, qualche settimana fa, anche la possibilità che ciò non avvenisse. Ciononostante, anche dopo aver ottenuto quanto le spettava, non rinuncia alla sua ostinata battaglia.
Lo deve a se stessa, alla sua educazione, alle figlie, a chi le ha dato la massima solidarietà e sostegno nella sua vicenda. Lo deve anche alla sua povertà che non è né colpa né difetto. «Si può essere poveri ma non ignoranti».
Il diritto e il dovere non sono mai privilegi- Lei lo sa bene e oggi lo sanno anche tutte le persone che si sono relazionate con questa storia “al tempo del coronavirus”.