Costa Paradiso, emergenza rifiuti….e non solo.

Alti rischi per l'incolumità delle oltre 2.000 abitazioni e delle circa 10.000 persone che raggiungono la località in agosto.

Costa Paradiso. La località sarda che fu il nido d’amore della coppia Vitti-Antonioni e il rifugio di personalità dello spettacolo, della cultura e della moda e tuttora meta di turismo nazionale e internazionale, è in pericolo a causa dell’accumularsi di rifiuti e di sterpaglie che la società addetta non raccoglie da mesi. Il rischio di incendi e sanitario è altissimo. L’appello a intervenire viene da centinaia di proprietari attraverso Diana Lanciotti, la giornalista e scrittrice gardesana da trent’anni innamorata della località sarda che si è impegnata a tutelare dalla speculazione e dalla mala gestione. 

Otto milioni di metri quadrati di rocce monumentali, corbezzoli, lentischi, cisti, lecci, ginepri, eriche, elicrisi, ginestre, rosmarini e lavande selvatiche, un mare dai fondali ricchissimi e spettacolari, tramonti mozzafiato che ogni sera accendono l’orizzonte con colori non riproducibili da nessun pittore. Un angolo di paradiso che rischia di diventare un inferno. A Costa Paradiso, splendida località affacciata sul golfo dell’Asinara amata da Monica Vitti, Michelangelo Antonioni e altri famosi personaggi, è emergenza rifiuti da mesi e la situazione è vicina al collasso.

«Seriamente preoccupati per Costa Paradiso»

«Siamo preoccupati. Peggio: terrorizzati che da un momento all’altro divampi un incendio», spiega Diana Lanciotti, pubblicitaria, scrittrice e giornalista che qualche anno fa ha lasciato le sponde del lago di Garda per coronare il sogno di vivere nel luogo che l’ha conquistata a inizi anni ’90.

«Da mesi si sono accumulate in tutto il territorio, a bordo strada e vicino alle isole ecologiche, montagne di sfalci delle potature, che si sono seccati diventando altamente infiammabili. A questi cumuli si aggiungono sacchi di immondizia che non vengono rimossi.

Le isole ecologiche (anche se per definirle così ci vuole uno sforzo di fantasia) sono uno sfacelo e c’è da aver paura a entrarci. È come se vivessimo da mesi con taniche di benzina depositate lungo le strade, e quando arriverà il maestrale, che è previsto nei prossimi giorni, saremo esposti a rischi altissimi. Ma già lo siamo, perché basta un mozzicone acceso per mettere a rischio un territorio abitato in estate da almeno 10.000 persone. Siamo oltre duemila proprietari di case, e paghiamo regolarmente e profumatamente la TARI (tassa rifiuti) e, chi non è residente, l’IMU. Costa Paradiso è la lottizzazione più grande della Sardegna e da più di cinquant’anni è il volano dell’economia locale e di buona parte del nord Gallura».

«Trattati in modo indegno. Costa Paradiso è nel  degrado assoluto»

«Eppure veniamo trattati in modo indegno da chi dovrebbe offrirci servizi essenziali. Una situazione di degrado e inciviltà che sta mettendo a repentaglio la nostra sicurezza e la nostra salute, azzerando il decoro dell’ambiente e deprimendo il valore delle nostre abitazioni. Chiunque viene per passare una vacanza in questa splendida località rimane inorridito dall’incuria e dall’accumularsi di rifiuti che sono sparsi lungo le strade di tutto il comprensorio. Chi dovrebbe intervenire e tutelarci fa orecchie da mercante.»

La vicenda si inquadra in una ben più ampia querelle che vede da anni fronteggiarsi l’attuale amministrazione comunale di Trinità d’Agultu (di cui Costa Paradiso fa parte, costituendo la fonte delle maggiori entrate per le casse comunali e per l’economia del territorio in genere, con un introito calcolato sui 20 milioni di euro, stando cauti) e gli oltre duemila proprietari di case, rappresentati da un Consiglio di Amministrazione da loro stessi eletto.

«A Costa Paradiso anche una rete fognaria inadeguata»

«La materia del contendere», spiega Diana Lanciotti, «è il completamento della rete fognaria che non è più adeguata a servire un così elevato numero di utenze. In questo senso, Costa Paradiso sta scontando anni di amministrazioni “distratte” rispetto ai veri problemi. L’attuale Consiglio di Amministrazione della Comunità di Costa Paradiso, con il consenso dei proprietari, sta cercando di risolverli nel rispetto delle leggi vigenti. Purtroppo il Comune e parte dell’imprenditoria locale stanno frenando il normale iter che prevede il coinvolgimento degli enti preposti (in questo caso Egas e Abbanoa), nel solco della legalità. La situazione si sta trascinando da troppi anni e la conflittualità tra proprietari e amministrazione comunale è salita ingiustificatamente alle stelle, alimentata da chi pensa di trarre vantaggio dalle divisioni, incrinando lo spirito di collaborazione che ha improntato i rapporti negli anni passati.»

La tensione a Costa Paradiso è alta

«Ad esempio», spiega ancora Diana Lanciotti, «come mai il TAR (tribunale amministrativo regionale, n.d.r.), che dovrebbe decidere a chi spetta l’onere dell’impianto fognario, da otto anni continua a rinviare la sentenza, lasciando che una parte del territorio viva in una situazione di illegalità, con scarichi non consentiti? Lo stesso TAR che in situazioni analoghe, qua in Sardegna, non ha avuto difficoltà a riconoscere e sanzionare le inadempienze dell’ente pubblico. Come mai il Comune per anni ha rilasciato permessi di costruire anche su terreni non allacciati alla rete fognaria? Come mai gli enti preposti, pur avendo partecipato a diversi tavoli delle trattative, non danno seguito agli accordi presi e non si assumono i propri obblighi? Come mai i proprietari, attraverso la Comunità che li rappresenta, da anni devono prendersi in carico la gestione (con conseguenti spese e responsabilità) di opere pubbliche che non competono loro, come il depuratore e le strade? Come mai questa parte d’Italia viene ignorata da chi dovrebbe far rispettare le normative?

Eppure non è il Far West… Siamo più di duemila proprietari e come cittadini italiani che pagano le tasse e hanno investito sul territorio abbiamo il diritto e il dovere di abitare in case a norma di legge e di chiedere a chi deve di provvedere al più presto. Non tocca al privato cittadino farsi carico di opere pubbliche, soprattutto quando c’è di mezzo la salute e la legge stabilisce chiaramente i ruoli. È assurdo che un territorio, di cui Costa Paradiso dovrebbe essere il fiore all’occhiello, non riesca a uscire dall’impasse e che qualcuno alimenti le contrapposizioni raccontando che i proprietari vogliono accollare ai cittadini di Trinità le spese della fognatura. Non è vero: la fognatura andrà fatta secondo la normativa, con il coinvolgimento degli enti preposti, come nel resto d’Italia. La legge è chiara. Gli interessi in gioco sono tanti, ma solo uno conta: quello di un territorio splendido da cui qualunque intento speculativo va tenuto lontano.»

L’emergenza rifiuti, un altro dramma a Costa Paradiso

A questa annosa querelle ora si aggiunge l’emergenza rifiuti, che proprio nella stagione propizia agli incendi sta diventando letteralmente esplosiva. Le due questioni paiono collegate da un filo conduttore: la posizione di belligeranza adottata dal Comune di Trinità d’Agultu nei riguardi del CdA eletto dai proprietari di Costa Paradiso per rappresentare i loro legittimi interessi.

Il contratto per la gestione dei rifiuti è stato infatti stipulato dal Comune di Trinità con una ditta specializzata nello smaltimento rifiuti, mentre il Consiglio di Amministrazione della Comunità di Costa Paradiso non ha mai avuto voce in capitolo in questo rapporto, da cui è totalmente escluso. Eppure è stato chiamato a risponderne con una denuncia per danno ambientale.

In proposito, l’ingegner Gianni Monterosso, presidente del Consiglio di Amministrazione di Costa Paradiso eletto dai proprietari, ci ha rilasciato questa dichiarazione.

«Come CdA ci siamo da subito impegnati a risolvere la questione della fognatura, che si trascina da anni, e abbiamo fatto tutti i passi che ci competono per coinvolgere gli enti preposti e riportare la questione nell’ambito della legalità. Ma finora ci siamo trovati davanti al classico muro di gomma. A ogni passo in avanti ne seguono due indietro. E ora ci troviamo ad affrontare questa pericolosa emergenza rifiuti. Stiamo cercando di smuovere gli ingranaggi di enti che finora hanno ignorato il problema e qualcosa si sta muovendo. Ma non competerebbe a noi intervenire, perché il contratto per la gestione dei rifiuti è tra Comune di Trinità e la ditta appaltatrice, che finora ha disatteso gli impegni. Qualcuno sta cercando di far ricadere la responsabilità su di noi, che rappresentiamo la proprietà, ma è un gioco che non ci riguarda. Così come non ci interessano le beghe politiche, economiche e di potere che hanno per oggetto il nostro territorio, che abbiamo scelto per la sua bellezza e la sua particolarissima natura.»

L’ingegner Monterosso è uomo di grande competenza e preparazione, con una lunga esperienza ai vertici di importanti aziende.

«La persona giusta per risolvere i problemi stratificati nel tempo», commenta Diana Lanciotti, «che gode della piena fiducia della maggior parte dei proprietari. Per amore del luogo ha deciso di dedicarsi in regime di puro volontariato alla soluzione dei problemi, ma deve confrontarsi con una realtà difficile, abituata a un modus operandi che spesso sfugge alle logiche del buon senso e del ben agire.»

La società a cui il Comune di Trinità ha affidato l’appalto per la gestione dei rifiuti è del nord Italia.

«La ditta, forse non a conoscenza delle problematiche del territorio, sin dall’inizio ha mostrato la propria inefficienza. Il contratto firmato dal Comune di Trinità prevede una durata di 7 anni per un corrispettivo di 8,9 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti su tutto il territorio comunale. Costa Paradiso, con 12.000 presenze in alta stagione, dovrebbe assorbire buona parte dell’impegno della ditta. Ma a una cifra così sostanziosa non corrisponde un servizio adeguato, nemmeno fuori stagione, quando le presenze sono molto poche. Ogni volta che l’abbiamo fatto presente sia al Comune che al gestore, non abbiamo ottenuto soddisfazione. Addirittura, per pura ritorsione, il Presidente del nostro CdA, in quanto legale rappresentante della Comunità, è stato denunciato per… reato ambientale. Semplicemente perché non si è considerato che noi non siamo attori ma vittime di questo sfacelo. O forse perché fa comodo rifarsi sui più deboli: quelli che hanno casa qua, pagano più del dovuto, e passano buona parte dell’anno lontani. Siamo davvero al paradosso, per non dire all’indecenza, di una giustizia che colpisce gli onesti cittadini che operano in totale correttezza e si impegnano senza nessun interesse personale. Mentre non sanziona gli enti e i fornitori inadempienti.»

Tutto è documentato da fotografie scattate dagli stessi proprietari, che vivono nel terrore dello scoppio di incendi o epidemie, e da una serie di denunce firmate da numerosi cittadini alla Procura della Repubblica e ad altri enti (Comune, Forestale, Vigili del Fuoco, società appaltatrice). Denunce che avrebbero dovuto sortire un’immediata rimozione del pericolo. Ma così non è stato. Un residente a Costa Paradiso si è rivolto alla Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco, scrivendo:

La lettera ai VVFF per la drammatica situazione in cui versa Costa Paradiso

“Da mesi vengono accumulate decine e decine di metri cubi di sfalci e potature lungo le strade del territorio, nei parcheggi privati a bordo strada, nelle aree verdi e in prossimità dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Chi dovrebbe occuparsi per conto del Comune della raccolta di questo materiale vegetale, al pari dei rifiuti solidi urbani, è la società Ambiente Italia srl che ha un contratto settennale con il Comune Trinità d’Agultu e Vignola. Detta società è gravemente inadempiente nei confronti del contratto sottoscritto con il Comune e il disservizio causato non solo rende indecoroso il territorio per la mancata regolare raccolta dei rifiuti, ma nel caso degli sfalci si è creata una situazione di grave pericolo di incendio (…) chiedo un immediato intervento di sopralluogo e conseguenti misure di eliminazione del rischio. Chiedo che la mia incolumità personale e l’integrità dei miei beni sia tutelata e garantita dagli Enti preposti.”

«Il paradosso», commenta la Lanciotti, «è che la Forestale ha inviato un “richiamo” sia al nostro Consiglio di Amministrazione, quindi a chi rappresenta noi proprietari, vittime incolpevoli e privi di qualunque titolo per poter intervenire, sia al Comune. Mettendoci sullo stesso piano, come se noi, privati cittadini, avessimo le responsabilità che ha invece l’ente pubblico riguardo il grave pericolo che da un momento all’altro può trasformarsi in disastro: per la nostra incolumità e per l’ambiente».

Sospetti per quanto accade a Costa Paradiso

«Siamo in piena stagione turistica e basta un niente perché la situazione precipiti. Il dubbio che qualcuno sta avanzando è che si voglia alimentare la polemica (Dio non voglia anche un incendio) per scaricare le colpe sull’attuale CdA, sostenuto dalla gran maggioranza dei proprietari ma inviso a chi ha evidentemente interessi diversi da noi proprietari. Ma non voglio credere che dietro questo pasticcio ci sia una regia: si tratterebbe di un vero e proprio disegno criminoso. Fatto sta che, se dovesse succedere il peggio, non ci saranno santi: tutti coloro che, pur dovendolo fare, non sono intervenuti per prevenire e sanare questa situazione insostenibile dovranno risponderne penalmente e moralmente.»

Famosa per le sue iniziative a favore degli animali attraverso il Fondo Amici di Paco, l’associazione no profit da lei stessa fondata 23 anni fa, e i suoi libri diventati veri e propri cult, di Diana Lanciotti non è altrettanto noto l’impegno a favore del territorio in cui vive e dove ha ambientato una parte dei suoi libri, come Black Swan e Mamma storna.

Minacce e intimidazioni

«Ho finora evitato di parlare di queste vicende fuori dall’ambito di Costa Paradiso: ho sempre preferito… lavare i panni in casa. A costo di non denunciare le minacce e le intimidazioni che ho ricevuto per aver cercato di risolvere i problemi e dire da chi erano causati. Per zittirmi mi hanno persino denunciata per… scarico abusivo perché, nell’impossibilità di allacciarsi a una fognatura che non c’è (e non per colpa nostra, ma degli enti che non hanno provveduto a realizzarla secondo la normativa vigente), la mia casa utilizza un’apposita fossa Imhoff, accettata dal Comune nel permesso di costruire».

«Ma nella mia stessa situazione si trova lo stesso denunciante, che ha importanti interessi sul territorio, e almeno metà delle duemila case, come me non allacciabili alla fognatura perché non è stata fatta da chi doveva farla. La responsabilità è di chi ha rilasciato i permessi e di chi in tutti questi anni non ha provveduto a dotare Costa Paradiso di una rete fognaria secondo le disposizioni di legge. Altro che denunciare privati cittadini per pura ritorsione..».

«Che torni la legalità a Costa Paradiso»

«Come dicevo, più di mille case si trovano in questa situazione, eppure i denunciati sono sette: io e i sei componenti del CdA. La nostra grave colpa, agli occhi di chi crede di poter continuare a fare il bello e il cattivo tempo, è di pretendere che si operi secondo legge. Sembra che finora la legalità sia stata un’opzione, e se cerchi di introdurla o reintrodurla c’è chi si adopera per metterti in condizioni di… non nuocere e non intralciare il raggiungimento dei suoi personali scopi. Ma non possiamo più far finta che i problemi non esistano, e continuare a nascondere le briciole sotto il tappeto.

Proprio perché amiamo tanto questo posto, che vorremmo fosse una perla del Mediterraneo, dobbiamo fare di tutto per salvaguardarlo. Il mondo deve sapere, e chi può deve intervenire. Lancio perciò un appello a tutti i miei colleghi giornalisti affinché diano visibilità a questo problema davvero impellente e diano voce alla nostra legittima protesta. E alla magistratura chiedo di intervenire per impedire che la situazione precipiti. E ai politici, locali ma anche nazionali, di fare la loro parte abbandonando posizioni ambigue, visioni clientelari e logiche elettorali. O si sceglie la legalità o per Costa Paradiso sarà la fine. Non c’è tempo da perdere. E chi lo perderà ancora, baloccandosi con rimpalli e scaricabarile o, peggio, ricorrendo a minacce e intimidazioni, dovrà risponderne.»

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