Covid: gli agriturismi sardi hanno perso 40 milioni di euro

agriturismo sardo

Covid: a causa delle chiusure, gli agriturismi sardi hanno segnato perdite di fatturato ingentissime.  Coldiretti Sardegna le quantifica attorno ai 40 milioni di euro.

In un sondaggio condotto online sul sito www.coldiretti.it, emerge che un italiano su tre (ossia il 30%) attende la riapertura di bar, ristoranti e agriturismi. Una priorità, ancor più che per quell’8% degli italiani che attendono di poter andare ad un concerto o ad uno spettacolo teatrale, o al 6% che ha l’obiettivo di tornare in palestra.
Il sondaggio è stato diffuso in occasione dell’entrata in vigore del decreto che prevede riaperture dal 26 aprile.

“Una misura molto attesa anche dalle aziende agrituristiche sarde – scrive Coldiretti Sardegna nella sua nota stampa. – Le nostre aziende agonizzano dopo le chiusure a singhiozzo dall’inizio della pandemia, che hanno fatto saltare la primavera scorsa, le due festività pasquali (2020 – 2021) e il Natale, con tutte le attività non solo di ristorazione ed alloggio ma anche didattiche e tutti i servizi a contatto con la natura, a cui molte di queste aziende con lungimiranza hanno saputo dar vita”.

 «Stiamo pagando un prezzo altissimo» testimonia Sandro Dessì dell’agriturismo Archelao di Oristano. «Spesso le perdite sono annebbiate dal bonus vacanza che, se è vero che ci ha consentito di lavorare, dall’altra lo abbiamo fatto senza liquidità, anticipando prodotti e servizi. Inoltre una realtà come la nostra programmata su un’economia chiusa, in cui l’azienda agricola produce per l’agriturismo, siamo stati penalizzati due volte, senza contare la chiusura di tutte le attività didattiche».

Circa 900 gli agriturismi sardi in difficoltà per le chiusure Covid

agriturismo sardo
(foto archivio Google)

I circa 900 agriturismi sardi, Secondo le elaborazioni di Coldiretti Sardegna su dati Istat e Laore sono distribuiti per il 38% nel Nord Sardegna, il 27% nel sud Sardegna, il 22% a Nuoro e il 13% a Oristano. Per il 35% dei quali sono guidati da una donna.
L’81% offre il servizio alloggio, il 73% quello di ristorazione mentre il 28% mette a disposizione altre attività.

«Dopo un anno di chiusura e incertezze» afferma Laila Dearca dell’agriturismo Sorres di Budoni «abbiamo bisogno di lavorare e poter programmare il nostro lavoro. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari, con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche».

Gli agriturismi sono anche tra gli alloggi preferiti dagli italiani. Secondo il rapporto “Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo” della Fondazione UniVerde, il 74% degli intervistati ritiene il turismo sostenibile quello più sicuro e sano. E sulla scelta del ristorante il 91% degli italiani preferiscono quelli che offrono prodotti a km 0.

 «L’agriturismo è davvero centrale per la ripartenza, in quanto soddisfa tutti i requisiti e le esigenze post covid» afferma Michelina Mulas, presidente di Terranostra Sardegna, l’associazione degli agriturismi Campagna Amica. «Nei nostri agriturismi sono garantite non solo le distanze sociali, ma si soddisfano anche i bisogni di aria pulita e contatto con la natura. Come dice il nostro presidente nazionale Diego Scaramuzza, nelle nostre campagne le distanze si misurano in ettari e non in metri».

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