Una mazzata, così la definisce CIA Sardegna, la chiusura per la Pasqua degli agriturismo sardi. Perdite incalcolabili e un’altra grossa fetta di introiti che vanno in fumo per le attività recettive e di ristorazione a basso costo.
Cia Sardegna al fianco degli agriturismi isolani:«La chiusura a Pasqua è una mazzata»
Alla vigilia della seconda Pasqua in lockdown, con gli agriturismi costretti ancora una volta a non lavorare, la Cia Sardegna rinnova l’appello già lanciato nelle scorse settimane affinché Regione e Governo intervengano con sostegni economici e programmi strutturali per salvare un comparto che è ormai allo stremo delle forze.
Se da un lato la spesa alimentare cresce di circa il 10% rispetto al 2020 e il menù tipico regionale verrà scelto nell’80% dei casi, con agnelli e produzioni tipiche locali quali prime scelte, dall’altro lato si rileva una crisi sempre più profonda da parte delle strutture agrituristiche.
A questo si aggiunge che attualmente non si hanno certezze nemmeno a quando gli agriturismi, così come i bar e i ristoranti, saranno messi nelle condizioni di riaprire. Di certo non entro la fine di aprile, dato che tutta l’Italia, Sardegna compresa, sarà classificata in zona arancione o rossa. Secondo uno studio di Cia, dall’inizio della pandemia a livello nazionale il comparto agrituristico ha perso un miliardo di euro.
«A nulla è servito alle aziende isolane dotarsi di tutte le misure di sicurezza che, complice la possibilità di offrire un servizio all’area aperta, garantiscono il rispetto del distanziamento e delle altre norme a contrasto della diffusione del coronavirus», lamenta il direttore regionale della Cia Sardegna, Alessandro Vacca, «anche quest’anno la pandemia costringe gli agriturismi sardi a tenere chiuse le proprie aziende durante le festività pasquali, rinunciando a una fonte di reddito essenziale per la sopravvivenza delle aziende stesse».
Una chiusura forzata che stride con la possibilità per gli italiani di poter viaggiare e organizzare le vacanze all’estero, anche in Paesi dove l’incidenza della pandemia non è minore di quanto lo sia in Sardegna. Davanti a questa ennesima mazzata per le finanze delle aziende agrituristiche sarde, Cia Sardegna chiede con maggiore forza che l’assessorato dell’Agricoltura della Regione si faccia interprete delle difficoltà e del grave disagio che stanno attraversando le attività del comparto, e chiede un’adeguata valorizzazione e rilancio attraverso le varie forme che consentiranno gli interventi in programmazione, anche utilizzando i progetti previsti col Recovery Fund.
Una mazzata che costa circa l’80% di calo del fatturato
«Nel 2020 le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 e i conseguenti mutamenti della domanda hanno determinano un calo senza precedenti del fatturato del settore, con variazioni negative che hanno raggiunto anche picchi dell’80%, nonostante la piccola ripresa del periodo estivo», precisa Vacca. Cia ricorda inoltre che la maggior parte delle aziende agrituristiche sarde stanno ancora aspettando dalla Regione Sardegna la liquidazione dei sostegni economici per i quali, così come previsto, sono state già da tempo presentate le richieste.