La Gallura dice NO e alza la voce

La Gallura dice NO

Un grande successo il convegno organizzato a Tempio dal Coordinamento Gallurese. 

Una sala stracolma, col pubblico assiepato fin nei corridoi, ha seguito col fiato sospeso il convegno voluto dal Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica. Il titolo è tutto un programma:

LA GALLURA DICE NO ALLA DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO

Pubblico Convegno

(a questo link il video integrale). Relatori di grande spessore, che in numerose occasioni hanno scaldato la platea esortando alla presa di coscienza e alla ribellione,  hanno spiegato che è possibile far fronte alla devastazione che già ha cominciato a interessare le nostre zone più belle. Basta volerlo. Anzi, basta che lo vogliano gli amministratori, che spesso sono invece tentati di seguire strade più comode, portando i loro territori ad una condanna senza appello. È solo una questione di volontà e di sensibilità. Gli strumenti ci sono.

Terreni svalutati e compensazioni ridicole

Il convegno, che si è tenuto all’Istituto Euromediterraneo sabato 24 febbraio,  è stato moderato da Daniela Piras. Lo scopo: informare la cittadinanza sui progetti di parchi eolici e fotovoltaici previsti per la Sardegna. Si è parlato delle dinamiche di speculazione che vi ruotano attorno e dell’impatto irreversibile che la mole di questi impianti avrebbe sul territorio.

«Non si tratta di essere contro la transizione energetica – ha spiegato Agostino Peru, portavoce del Coordinamento – ma le anomalie con cui viene portata avanti sono evidenti. Dai 6 Gigawatt di potenza richiesti alla regione Sardegna nei decreti Draghi/Frattin del 2021, siamo passati a richieste di allacci a Terna per 56 Gigawatt. Quasi dieci volte tanto!»

Si parla di oltre 3.000 torri eoliche sulla terraferma, di cui quasi 600 solo in Gallura, con impianti che vanno tra i 160 e i 240 metri di altezza. A queste si aggiungerebbero 1250 pale di fronte alle coste e 400 km quadrati di impianti fotovoltaici.

«Una massa di impianti tale da mettere in serio pericolo la biodiversità, creare problematiche in caso di incendi, mettere in crisi il settore turistico – continua Peru –. Il valore dei terreni verrà svalutato, in cambio di compensazioni ridicole se non inesistenti».

Le contraddizioni della transizione ecologica

Quali sono gli strumenti che la Regione Sardegna può utilizzare per contrastare questa speculazione? E perché tante cose non sono state fatte dai governi passati?

Ma non è troppo tardi per fermare l’assalto: anche i sindaci possono fare molto, fissando vincoli e prendendo misure cautelative. Ed è questa la strada che varie amministrazioni dei Comuni galluresi intendono percorrere, accogliendo le preoccupazioni e i suggerimenti del Coordinamento.

Tante le contraddizioni della “transizione ecologica” chiarite nell’intervento di Antonio Muscas, ingegnere e referente del Coordinamento regionale contro la speculazione energetica. «È inutile una transizione energetica se non è ecologica e rinnovabile. E la questione è strettamente collegata ai conflitti in corso in Europa e sulle sponde del Mediterraneo, poiché non ha senso voler abbattere la Co2 se poi si continuano a costruire bombe che devastano il territorio altrove. Dobbiamo liberarci dalle dipendenze dai fossili e dalle multinazionali dell’energia, ma per farlo è necessaria una democratizzazione del processo e un’autoproduzione energetica».

Per Muscas, una transizione auspicabile prevede il coinvolgimento di tutti: «Dobbiamo far valere gli accordi di Aarhus sulla partecipazione ai processi decisionali su questo tema. È necessaria una smart grid regionale: la gestione deve essere pubblica, la partecipazione della popolazione sarda deve essere attiva. I sindaci devono essere coesi e uniti e rappresentare assieme l’autonomia decisionale».

La Sardegna come una grande pila

Pubblico ConvegnoDomenico Scano, presidente di ISDE – Associazione Nazionale dei Medici per l’Ambiente, ha sottolineato la correlazione tra degrado ambientale e rischi per la salute umana. «L’alterazione del suolo comporta alterazioni psicofisiche. Siamo sani in un ambiente sano – ha detto Scano –. Il disegno che si prospetta è quello di una Sardegna pensata come una grande pila che andrà ad alimentare la Penisola e le grandi infrastrutture energivore. In quest’ottica, com’è possibile arrivare ad una decarbonizzazione?»

Non solo, il problema che emerge in questo contesto è di “giustizia ambientale”, perché  «con un’iperproduzione energetica da fonte rinnovabile andremo incontro a ulteriore deforestazione e consumo di suolo. Il ridotto assorbimento della CO2 conseguente porterà ad un aggravamento della situazione ambientale, sociale e sanitaria, aspetti strettamente legati».

Il dominio che cancella mondi e culture

Lidia Decandia, professoressa associata presso l’Università di Sassari (Dipartimento di Architettura), ha spiegato quali sono le conseguenze di questo sfruttamento sul territorio. «Con l’industrializzazione, il territorio è diventato sempre più una superficie vuota, manipolabile e indifferenziata. Ne è nato un dominio dell’uomo su di esso, funzionale al capitalismo economico e finanziario, che ha portato alla crisi ecologica».

In tale disegno speculativo «pochi produttori installano gli stessi impianti che vengono calati su ambienti differenti. Sono spinti da poteri finanziari estranei, interessati solo alla rendita economica finanziaria, generata da incentivi che noi paghiamo. Ma così facendo si distruggono paesaggi e ambienti, e cancellare mondi e culture è il primo modo di praticare il dominio».

La salvaguardia è solo una questione di volontà

Domingo Dettori, archeologo dell’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici della Diocesi Tempio-Ampurias, ha portato l’esempio pratico di uno strumento fondamentale per la salvaguardia del territorio. Innanzi tutto le leggi: l’art. 9 della Costituzione; la legge per la tutela dei beni culturali; il d.lgs 42/2004 costantemente aggiornato. E poi il PPR del 2006, che i Comuni possono costantemente spingere, migliorando il censimento del patrimonio culturale presente sul geo-portale della Regione. Tale censimento andrebbe a creare delle aree di tutela. Una co-pianificazione tra Comuni, Regione e Beni culturali renderebbe il territorio intoccabile. «L’area condizionata si potrebbe ampliare fino a coprire tutto il territorio comunale. Basta solo avere la volontà di farlo», ha concluso Dettori.

Pubblico Convegno

È tutto il sistema che andrebbe cambiato

Ciò che è emerso durante il convegno è la necessità di un censimento adeguato, ancora carente su molti aspetti. «Come inadeguate sono le rilevazioni naturalistiche e botaniche fatte nei progetti per l’installazione degli impianti – ha evidenziato Mirko Piras, naturalista, agricoltore e referente del Comitato per la biodiversità dell’Anglona –. Vengono fatte in periodi estivi, momento in cui la maggior parte delle piante sono secche. Senza contare il conflitto di interessi di chi svolge i rilevamenti, a contratto per le ditte installatrici».

Dal punto di vista della sostenibilità, tanto decantata negli ultimi tempi, l’effetto dei mega impianti è devastante. Ma non solo, spiega Piras: «È tutto il sistema che andrebbe cambiato. Non si può pensare ad un abbattimento di Co2 senza cambiare il modello agricolo dominante, basato su mangimi che vengono prevalentemente da America e sud est asiatico, su concimazioni chimiche inquinanti ed energivore per la loro produzione».

Il rendimento dell’attività agricola è fortemente correlato alla svalutazione dei terreni. Prosegue Piras: «La nuova PAC per l’agricoltura prevede sussidi per le grosse aziende, mentre le rendite agricole sono sempre più basse. Così e coltivatori e allevatori sono sempre più spinti a cedere le loro terre per la costruzione di impianti da rinnovabili, portando ad una svalutazione dei terreni circostanti».

Don Francesco Tamponi: siamo di fronte ad una violenza

Don Francesco Tamponi, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Tempio-Ampurias, ha rimarcato l’importanza dei beni culturali in quanto rappresentano la nostra identità. In Gallura sono presenti 98 chiese di campagna, tutte sottoposte a VIC, vincolo di interesse culturale, che prevede un’area di tutela attorno ad esse per 7 km in caso di eolico e 1 km per fotovoltaico.

Don Tamponi si è dichiarato «intenzionato a richiedere la tutela integrale intorno ad essi, poiché caratterizzanti della nostra identità. Mentre una pala da 240 metri non caratterizza proprio nulla». E ha aggiunto: «Siamo di fronte ad una violenza, e laddove c’è violenza insiste il male, che va combattuto con tutti i mezzi».

Una battaglia che va vinta

Infine Mauro Gargiulo, presidente di Italia nostra Sardegna, ha sottolineato l’importanza di far crescere un’intelligenza collettiva e corale, che renda consapevoli degli obiettivi della battaglia. «Battaglia che va vinta, e se lo faremo insieme la vinceremo», ha detto Gargiulo.

Il prossimo appuntamento, importantissimo, è quello di giovedì 29 Febbraio alle ore 15.30.

I presenti sono stati invitati a partecipare al Consiglio Comunale aperto che si terrà a Tempio, nel salone consiliare. Sulla base della delibera votata all’unanimità nel Consiglio del 16 gennaio scorso, dovrà essere istituita la commissione tecnica per la salvaguardia del territorio, di cui faranno parte anche due tecnici del Coordinamento.

«Dobbiamo testimoniare in massa il nostro interesse, perché proprio l’interesse e la presenza sostengono e sospingono le Amministrazioni, mettendole in condizione di prendere decisioni responsabili». Consiglio Comunale

 

editor

Related Articles