«I nostri due principi, l’abbandono delle istituzioni». La lettera

Una storia legata a problemi di sostegno per due figli nati in provetta e affetti da difficoltà del neurosviluppo.

«I nostri due principi e l’abbandono delle istituzioni» così possiamo intitolare questa accorata lettera che giunge in redazione da una madre di Tempio, Sara. Una storia di volontà di poter avere dei figli quando la natura si interpone, in una giovane coppia, negandogli questa gioia. Una vicenda che nasce da una inseminazione in provetta e conseguente impianto nella madre. Due figli, uno biondo e uno moro. Dopo diversi anni, ai due maschi, si aggiunge una figlia femmina, “la draghetta”, come la chiama la madre. I primi anni che sfuggono a ciò che poi, drammaticamente, esploderà nei primi anni della scuola d’infanzia e nella scuola di primo grado. Un figlio, il biondo, con lieve ritardo cognitivo e l’altro, il moro, con ADHD, e con lo spettro autistico ad alto funzionamento.

« Iniziano le nostre grandi difficoltà– racconta nella lettera Saracon il forte ritardo delle due diagnosi. Problemi forse della sanità ma sulle quali evito di soffermarmi. Abbiamo chiesto ogni genere di assistenza specialistica e di tutte le terapie riabilitative ed è grazie alle specialiste del Paolo Dettori, Laura Orecchioni e Antonella Sanna, iniziano a vedersi anche i primi risultati positivi sui miei due figli. Oltre a queste terapie riabilitative, ospedaliere,  vengono richieste dalla neuropsichiatra anche quelle legate all’Educativa Domiciliare con rapporto uno ad uno e quella scolastica che prevede due giorni la settimana con sostegno a casa per i compiti. Questa seconda forma di aiuto, la facevamo a Sassari, privatamente con costi tra i 300 e i 400 € al mese. Ciò accadeva perché con l’AIAS, che ha tempistiche lunghe, si doveva spettare anche due anni».

I nostri due principi e l’abbandono da parte delle istituzioni

Il racconto prosegue con l’arrivo, per i due bambini, della scuola. L’attivazione dell’educatore domiciliare, come detto fondamentale nell’aiuto per lo studio e i compiti, diventa cruciale e indispensabile. Ciò, invece, non avviene e i genitori vengono convocati dall’assistente sociale del comune per una drammatica comunicazione, ossia che l’educativa domiciliare doveva essere rivalutata. In pratica, la risposta è: «Mancano i fondi».

«Sappiamo questo – continua Sara – dopo diversi mesi benché avessimo la richiesta della neuropsichiatra e la conferma dell’accettazione del comune di Tempio e dei servizi sociali. Sappiamo quanto l’educativa domiciliare influisce positivamente sulla crescita e sulla integrazione dei nostri due figli coi coetanei. Si creano ponti e strategie che sopperiscono alle difficoltà di apprendimento e per la famiglia diventano fondamentali in termini di sostegno. Ci fu chiesto, dall’assistenza sociale del comune, di protocollare la documentazione che riguardava le diverse patologie ed anche un nostro intervento del 15% sulle spese, in base all’ISEE. Protocollo il tutto e, dopo circa una decina di giorni, arriva la risposta che risulta questa «Mancano i fondi e non possiamo attivare l’educativa domiciliare» per i miei figli «perché non rientra nei parametri del nuovo piano assistenziale». Un piano del quale non è dato sapere nulla. A tutt’oggi, 4 dicembre (data di qualche giorno fa quando abbiamo ricevuto la lettera), non ho avuto alcuna comunicazione in relazione alla richiesta da parte dell’assistenza sociale del comune di Tempio».

«I nostri due principi e l’abbandono delle istituzioni», le conclusioni della madre

« Esistono handicap invisibili, non facili da individuare ad un primo sguardo ma che si trascinano appresso tali e tante difficoltà da condizionare il futuro sia delle famiglie che dei ragazzi. All’abbandono delle istituzioni, per fortuna, non è corrisposto quello della scuola perché come famiglia ci siamo attivati con il nostro personale sostegno per i nostri due principi, utilizzando le loro indennità»

«Mi rivolgo, infine, alla nostra amministrazione – conclude Sara – ed a quelle priorità che hanno scelto di seguire. Vanno bene le manifestazioni, è giusto per poter sopperire anche ad una situazione sociale pesantissima ma non esiste solo il divertimento e lo svago. Una cosa non deve escludere l’altra perché, è un mio pensiero chiaramente, la cosa più importante dev’essere sempre l’individuo. L’assistenza a chi si trova in difficoltà, soprattutto quando parliamo di ragazzi, è vitale er la lro crescita e per il loro futuro, già compromesso dal loro disagio. Grazie»

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