«Irregolarità procedurali e non solo», Amic e Lattuneddu.

Le due consigliere, ora entrambe in minoranza, esprimono le ragioni del loro voto contrario alla disponibilità di Rinaggju ad essere alienato.

Sulle irregolarità procedurali ma anche su altre ragioni, le due ex assessore Alessandra Amic e Daniela Lattuneddu, ci inviano un lungo e dettagliato comunicato stampa. In esso,  motivano il loro voto contrario alla decisione dell’ultimo consiglio comunale su Rinaggju. 12 voti favorevoli, compresi i 4 della minoranza storica di questo consiglio, Balata, Liguori, Carta e Addis. La Campra era assente giustificata.

La minoranza

Come dire che su questa enorme responsabilità di rendere alienabile il bene, ci sia stata una convergenza senza precedenti, considerando soprattutto che a votare “no”  sono state due che di quella maggioranza hanno fatto parte.

Irregolarità delle procedure attuate

«Ritengo doveroso, in questo momento di grande confusione, in merito alla vertenza  Rinaggju,  ribadire di essere  favorevole solo a rilasciare  una concessione, anche di 90 anni,  ma  contraria  alla vendita per diverse ragioni.  Innanzitutto la nostra contrarietà verte su ragioni di ordine procedurale, perché si è passati da  una manifestazione ad evidenza pubblica, (il  cui oggetto era una concessione per la gestione di immobili e di aree,) a sponsorizzare una vendita, in corso d’opera e senza alcun atto preparatorio, nonostante ci fosse una richiesta di concessione di 9 anni.

La procedura adottata potrebbe inficiare la validità del negozio checché se ne dica!!!. Tutta l’attività della PA deve essere improntata al rispetto della normativa sulla trasparenza e anticorruzione, pertanto va da se che non si può trattare con un soggetto che agisce per persona da nominare. Quando un Comune decide di vendere o dare in concessione un bene, si deve attivare un iter chiaro e ben preciso.

ATTO DI INDIRIZZO ALLA GIUNTA “per la VALORIZZAZIONE DEL COMPENDIO DI RINAGGIU PISCHINACCIA, approvato ieri in Consiglio:

Con il mio voto e quello della consigliera Lattuneddu contrario, si rende necessario fare una precisazione: quello che è stato approvato non è un atto di mero indirizzo, in quanto comporta l’intento di sdemanializzazione del bene pubblico comunale, ovvero una DIMINUTIO del Patrimonio Comunale.

La proposta presenta una serie di irregolarità non sanabili

  • 1) assenza dei pareri di regolarità tecnica e contabile e soprattutto del parere del Revisore dei Conti stranamente  non coinvolto ab origine nella vicenda come previsto dalla  legge. I Responsabili di servizio o non hanno espresso alcun parere o se lo hanno espresso  non è condivisibile l’assunto che trattasi di atto di mero indirizzo e che, pertanto, il parere non sia richiesto.
  • 2) Come al solito si sta procedendo come il gambero, prima si adotta  un atto che avrebbe dovuto essere assunto successivamente e poi si cerca di sanarlo,  conseguentemente tutto appare poco chiaro e poco trasparente generando evidenti perplessità.

Infatti, come  citato nella proposta di delibera, approvata in consiglio, affinché un bene sia alienabile o, comunque, suscettibile di valorizzazione deve, prioritariamente, essere inserito nel Piano delle volorizzazioni e dismissioni, atto da allegare al bilancio di previsione, cosa che non è stata fatta, considerando che il Bilancio 2020 non è stato portato in Consiglio

 Quanto invece alle affermazioni di alcuni consiglieri circa il fatto che io e la Lattuneddu, abbiamo nel corso dei nostri anni in giunta, approvato i bilanci con gli atti che hanno portato gli edifici di Rinaggjiu nel patrimonio disponibile,   devo fare alcune precisazioni.

Rigettiamo le accuse sulle nostre precedenti approvazioni di bilancio

Innanzitutto occorre spiegare, che il piano delle alienazioni e delle valorizzazioni immobiliari (art. 58 del d.l. 112/2008 ) rappresenta uno strumento di programmazione per l’attività di dismissione e di gestione del patrimonio immobiliare disponibile di un Comune. E’ approvato dal Consiglio Comunale contestualmente al bilancio di previsione di cui è parte integrante e contiene l’elenco dei beni immobili, ricadenti nel territorio di competenza, non strumentali all’esercizio delle funzioni istituzionali del Comune e, pertanto, suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione (ex art. 58, co. 1, d.l.112/2008 conv. da l. 133/2008)  con le modalità ed i limiti di cui all’art.58 del D.L. 25 giugno 2008, n.112,convertito nella legge 6 agosto 2008, n. 133, variante allo strumento urbanistico generale.

L’inserimento degli immobili nel piano delle alienazioni e valorizzazioni determina la loro conseguente classificazione in patrimonio disponibile e ne dispone espressamente la destinazione urbanistica.

Ne deriva che l’inserimento di tutti i beni e dico tutti i beni del comune non strumentali per l’esercizio dei fini istituzionali dello stesso devono obbligatoriamente essere inseriti nell’elenco per stabilirne la destinazione, ovvero: la vendita o la loro valorizzazione, pertanto l’allora inserimento nel piano, da parte dell’Amm. Frediani prima o l’inserimento dei fabbricati di Rinagghju nel piano approvata dal  Consiglio e non dalla Giunta di cui facevo parte era un atto dovuto.

 Cosa ben diversa è invece la sdemanializzazione che questo Consiglio ha deliberato del parco di 12 ettari che circonda i fabbricati di Rinagghjiu che a differenza di quanto asserito non sono certamente pertinenze dei fabbricati di Rinagghju ma aree vincolate per legge a protezione delle fonti e, sicuramente, non possono considerarsi beni strumentali.

Irregolarità ma anche poca chiarezza

SIA CHIARO, NESSUNO HA MAI PARLATO DI VENDITA DI RINAGGJIU PRIMA, MA SOLO DI VALORIZZAZIONE

3) Relativamente al punto 2 del dispositivo della proposta approvata dal Consiglio appare palese l’intendimento di affidare alla Giunta Comunale l’incarico della totale vendita del Compendio di Rinagghju e Pischinaccia, mascherandolo con una terminologia di difficile comprensione ai più;

In conclusione occorre ribadire che, se un bene già dagli atti, delibere comunali, viene considerato in totale degrado, una sorta di mondezzaio, dopo che sono stati investiti, nel corso degli anni, milioni di euro, quanto può essere stimato, se già in partenza lo si descrive in quel modo? L’operazione pare, sicuramente, antieconomica per il Comune. In Ultimo mi sembra doveroso precisare che gli amministratori abbiano L’obbligo di perseguire l’interesse pubblico e non quello privato, quindi spendere denaro pubblico per sponsorizzare un privato, acquistando addirittura intere pagine della Nuova Sardegna, mi pare alquanto curioso.

 Le Consigliere

Alessandra Amic e Daniela Lattuneddu

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