La Gallura e la Sardegna tra superstizioni e leggende
La Sardegna è senza dubbio una delle regioni italiane più caratteristiche e complesse, un territorio in cui una storia millenaria si intreccia a tradizioni tuttora vive e sentite.
Spesso rinomata soprattutto per le sue attrazioni turistiche, quest’isola così bella e affascinante è in realtà un vero e proprio scrigno di ricchezze storiche e culturali.
Un’area geografica avvolta da misteri ancora oggi inspiegati e da superstizioni e leggende tutte da scoprire.
Ecco alcune delle più note.
Gli Ammutadori, i demoni del sonno
Gli Ammutadori sono figure mitologiche della cultura sarda, dei demoni che possono sorprendere chi si addormenta provocando alla vittima un senso di soffocamento e oppressione.
L’immagine si lega alla classica situazione in cui, durante un incubo, ci si ritrova a respirare con fatica presi da una vera e propria forma di angoscia.
Una sensazione che in passato spingeva tanti pastori a cercare di non addormentarsi durante il pascolo proprio per paura di essere aggrediti da un Ammutadore.
L’incapacità di spiegare questa brutta percezione ha portato nell’antichità alla diffusione di questa particolare credenza, alla quale venivano abbinati precisi scongiuri.
Erano “formule magiche” chiamate Brebus che, recitate prima di dormire avrebbero lo scopo di tenere lontani i demoni e favorire il sonno sia degli adulti che dei bambini.
Riti e preghiere per allontanare il malocchio
Tra le superstizioni più diffuse in Sardegna, ma anche in molte altre regioni d’Italia, quelle relative al malocchio rappresentano una fetta importante della tradizione popolare.
Il malocchio, ossia il potere dello sguardo di produrre effetti negativi sulla persona colpita.
Può essere volontario e legato a forme di invidia, ma anche involontario, quando per esempio si ricevono complimenti sulla bellezza di un neonato.
Secondo la tradizione sarda, per combattere il malocchio sarebbe necessaria la “meixina de s’ogu”, la medicina dell’occhio.
Essa si pratica mettendo dei chicchi di grano nell’acqua per verificare la presenza del sortilegio, per poi recitare diverse preghiere finché questo non si allontani dalla vittima.
La “cogha”, una creatura maligna che conta solo fino a tre
Come accade in molte aree d’Italia, anche la Sardegna ha tramandato di generazione in generazione miti e credenze legate al sentire popolare.
Si tratta di riti e superstizioni volti ad allontanare il male in ogni sua forma e ad attrarre fortuna e prosperità.
Molte di queste tradizioni hanno a che fare con i numeri, da sempre considerati veicoli di buona o cattiva sorte un po’ in ogni parte del mondo, con interpretazioni anche differenti tra loro: se molte popolazioni considerano il 7 un numero dal valore positivo, ben altre convinzioni circondano per esempio il 17, considerato sfortunato in Italia ma assolutamente propizio nella cabala Ebraica.
Tra le leggende sarde legate alla numerologia, è impossibile non citare quella della “cogha”.
La cogha altro non è che una creatura maligna che cerca di avvicinarsi alle camere dei neonati.
Secondo la tradizione, liberarsi di questo demone è facile: poiché la cogha sa contare solo fino a 3, basta lasciare vicino alla culla del neonato un pettine con molti denti.
Questo riuscirebbe a distrarre il “pericoloso” personaggio, il quale non sapendo superare il 3 si ritroverà costretto a ricominciare sempre daccapo la conta dei denti del pettine, fino a lasciar perdere il bimbo.
La leggenda de Lu Suiddatu
Tipicamente gallurese è la leggenda de Lu Suiddatu.
Essa ha per oggetto un tesoro nascosto contenuto in un vaso di terracotta o di rame.
Il racconto nasce proprio dalla ricerca di questo tesoro che, secondo la tradizione, doveva coinvolgere soltanto tre persone durante le ore notturne, tutte con ruoli diversi: una doveva leggere un libro per allontanare il demonio, mentre gli altri due erano tenuti a scavare nel punto in cui avrebbe dovuto celarsi il tesoro.
Si narra che durante la ricerca di questo tesoro non sarebbero mancate delle spaventose apparizioni. Per evitarle si rendevano necessari particolari comportamenti, come la lettura del “libbru di lu cumandu” e altre superstizioni variabili da zona a zona. Per esempio, spaventarsi durante la comparsa del demonio poteva significare, per la persona presa dalla paura, la morte entro un anno.
Non mancano altre credenze.
Ad esempio: quella secondo cui se uno dei presenti avesse visto il demonio mentre gli altri dormivano, non avrebbe dovuto assolutamente svegliarli altrimenti ne avrebbe causato morte o malattia.