La Verità, è sempre figlia del tempo? L’Italia delle bugie.

 

La verità, si dice, è figlia del tempo. Ho amici coinvolti in questioni giudiziarie che riguardano figli a cui si nega un genitore, che la pensano così e spero che la speranza che accompagna le ingiustizie profonde, alla fine sia davvero una questione di tempo.

Qualcuno mi dice che esista il karma, un legame indissolubile col destino che segna nel futuro quel che oggi noi facciamo, giusto o sbagliato che sia. Esiste di fatto un ritorno in negativo o in positivo del nostro operato di uomini. Lo ricordiamo ogni volta che qualche “effetto” del karma giunge a farci ricordare le azioni negative di qualcuno  a cui la sorte ha riservato pari trattamento. Si tratta, a mio avviso, di casualità, di imponderabili segni che vogliamo appiccicare a qualcosa o qualcuno per dare una spiegazione all’azione negativa di istituzioni, politiche, sociali, religiose che rappresentano le ingiustizie, viste sotto interpretabili sfaccettature e orientamenti in ciascuno di noi.

Una legge emanata avrà sempre chi ne trarrà beneficio e chi ne avrà danni. Un’azione portata avanti da una ristretta cerchia di persone, non sarà mai a favore di tutta una popolazione specialmente quando essa appare per la maggior parte in disaccordo.

La verità è basata su coerenza e onestà

Vivendo da sempre in una società mista, eterogenea e condizionata dalle appartenenze, la separazione sarà sempre più marcata e netta, dal momento che nessuno ha in tasca la verità ma tutti se ne fanno vanto. I dubbi aiutano, anzi, sono indispensabili per raccogliere elementi di giudizio accettabili ma che mai saranno patrimonio collettivo. Ciascuno resta comunque nelle sue posizioni e, senza aprirsi alle domande, non prescinde mai dal suo credo e dalla sua presunta verità.

La verità non è sempre scientifica, non ha presupposti di studi tali per essere univoca e valida, perciò va ricercata, posto che a qualcuno tocchi trovarla e farle assumere l’oggettività che mette tutti d’accordo.

La politica, ci condiziona e ci induce a credere a qualcuno e alle sua azioni. Avere una “fede”, rappresenta un obiettivo col quale si accompagna la nostra esistenza. Non solo quella religiosa ma qualsiasi nostro comportamento che ci fidelizza a qualcosa che in quel momento ci sembra giusto. Occorre, dicono, avere una fede per giustificare uno dei presupposti che portano alla credibilità e alla considerazione altrui, la coerenza.

La verità, dunque, deve possedere una sua coerenza, uno stretto legame che guida la nostra azione di verità con l’onestà e  questa virtù così devastata dalle bugie della politica. 

Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero. (Proverbio Arabo)

Gli esempi di non verità

In questi 4 mesi di simil pandemia, ne abbiamo visti tanti di esempi di non verità e di assoluta mancanza di coerenza. Ricordarli serve a poco, le conoscono tutti le fasi attraversate, i dati sparati sul mucchio terrorizzato e le troppe voci dissonanti elevatesi dal mondo della scienza.

Ancora una volta lo scenario si è riempito di bugie e stratagemmi per confondere e separare la gente. Una battaglia che più che contro l’epidemia, si è svolta tra fautori di una verità e quelli di un’altra verità opposta.

Il paradosso, al quale pochi hanno guardato, è che la verità diffusa si serviva di postulati scientifici, disconosciuti da altri, non provenienti da studi e ricerche. Studi e ricerche che invece venivano richiesti a chi diceva la verità opposta. Le linee guida le dettava e le detta l’OMS che è strettamente legato all’industria del farmaco (questa non è opinione), a sua volta divulgatore di dogma ma anche del dogma opposto (vedi storia degli asintomatici non contagiosi). 

La verità non c’era prima, non c’è adesso.

Il governo italiano, guidato nel mistero della Salute da un laureato in scienze politiche, determina cosa fare e come attuare le diverse fasi dell’epidemia.

I DPCM, si basavano su presunzioni scientifiche e non su studi approfonditi. Solo le autopsie hanno chiarito dal punto di vista dell’azione patogena del virus.

La pellicola del film si arricchiva di giorno in giorno di attori, esperti scientifici, virologi, epidemiologi e bollettini di terrore che davano numeri. I morti per covid annoverati nel tristissimo elenco con  decessi per altre patologia. Ospedali in tilt, terapie intensive affogate di malati, terapie rivelatesi sovente errate e anzi decisive per condurre certi pazienti alla morte. Il numero reale dei deceduti per Covid in Italia, sarà noto solo quando l’ISS potrà filtrare i dati complessivi e finalmente chiarire quanti realmente essi siano.

La verità dunque non c’era e nemmeno adesso ci sta. E son passati mesi senza che quella agognata coerenza venisse a colmare le evidenti falle e gli errori commessi. “Scusate, abbiamo sbagliato”, non fa parte del vocabolario dell’Italia che comanda e viene comandata da invisibili legami con ben altri poteri sovranazionali.

La verità senza coerenza ed onestà non vale nulla

Non possiamo certo chiamare coerenza l’atteggiamento che ancora sovraintende alla gestione dell diverse fasi. Dal momento che non è stata accompagnata da onestà e dalla verità che appare sempre più lontana. Irraggiungibile, quando a monte esiste un disegno irresponsabile, autoritario, fascista e vincolato ad interessi che vanno oltre la vita umana.

Nemmeno la storia delle precedenti pandemie dell’OMS erano tali, ed anche questa del Cov.Sars2 lo è mai stata.

Come sarebbe possibile arrivare alla verità, col tempo, se il fuoco del terrore si alimenta continuamente attraverso giornali e televisioni, prone non a cercare altre verità ma solo ad assecondarne una.

Proprio come una fede, si deve credere sempre. Ne va della nostra coerenza.

Certo, ma non della verità che di coerenza, onestà e dubbi si nutre.

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