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Resistere all’arroganza: l’inquietante storia di Andrea Maggi. Videointervista

risaia zona baraggia

Andrea Maggi, un  agricoltore contro le multinazionali.
Sono già tre anni che si batte per difendere la sua azienda e il diritto alla sopravvivenza. Proprietario da generazioni di una cascina storica e di terreni coltivati a riso nella zona del Vercellese, rischia di perdere tutto perché il suo terreno fa gola ai soliti “pezzi grossi”, che vogliono utilizzarlo per produrre energia elettrica da portare dritta in Francia. Proprio quello, proprio lì. Ai vampiri non interessa un terreno a pochissima distanza, sede di una fabbrica abbandonata, dove non farebbero danno. No, vogliono le sue risaie.

risaia zona baraggiaAndrea, agricoltore con una laurea in scienze ambientali e gestione del territorio, da queste risaie ci vive, insieme a tutta la sua famiglia.  Sono 116 ettari, dunque non un’unica risaia ma una distesa con tante “camere collegate”. Coltiva l’eccellenza, perché produce un pregiato riso di origine protetta (DOP), apprezzatissimo anche all’estero.

 

La difesa di una cascina storica e di 116 ettari di risaie

Ma un giorno si è ritrovato degli estranei sulla sua proprietà. Facevano dei carotaggi.
«Abbiamo il permesso del proprietario», gli hanno detto, «stiamo facendo dei lavori per un progetto di Terna». Peccato che né lui né i suoi fratelli avessero mai consentito alcunché, e di questo progetto non sapessero proprio nulla.

Cominciano così le sue ricerche, fino a scoprire dei “traffici” inquietanti. Uno shock.

Arroganza, sopraffazione, menzogne: ora sono queste le cose a cui deve far fronte tutti i giorni, e da cui tenta di difendersi sia con l’ausilio dei suoi avvocati, sia studiando attentamente una montagna di carte, alcune scoperte per caso. Di giorno lavora, perché la sua azienda deve sopravvivere, e di notte studia.

Un’agricoltura DOP minacciata dalle multinazionali dell’energia

Andrea Maggi ci racconterà tutto in prima persona in questa videointervista, che vi suggeriamo di non perdere assolutamente.

Dobbiamo ringraziare persone come lui se ancora manteniamo una parte della nostra storica produzione alimentare. Perché Andrea qui non rappresenta solo se stesso, ma tutti coloro che si battono con le unghie e coi denti per non finire in pasto alle multinazionali straniere.
Che, non dimentichiamolo, sono spesso favorite e appoggiate da amministratori locali e governanti di ogni colore.

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