Sandro, il ricordo di un uomo semplice, geniale, buono.

Parlare di Sandro Vasino, morto a soli 58 anni, è per me straziante, troppo forte il dolore, tanti gli anni che abbiamo condiviso assieme. Allora, quando i suoi 13 anni erano i miei  17, a Tempio nasce il tennis, sport che praticarlo in quel tempo è da pionieri veri e propri. Una sola struttura, via Settembrini (ora parcheggio auto), terreno in asfalto super veloce e per rete di campo spesso improvvisate, quanto “geniali”, trovate. Al meglio si inizia con una rete da pescatori, quando non non una corda sottesa da una parte all’altra del campo. Tempi bellissimi, siamo poco più che ragazzi.

Sandro, inizia presto a praticare il tennis, e da subito mostra agilità (la sua forza), intuito e velocità di palla. Il suo giocare piatto, allora era del tutto particolare, pochi arzigogoli con la racchetta ma tanta efficacia. Era fortissimo! Uno dei più forti di quel club che stava iniziando a crescere di numero di praticanti e di entusiasmo. Tempio, oltre agli sport di squadra, è un serbatoio enorme di giovani atleti in varie discipline. Lo sport è vivo e, semmai mostra un difetto, è nella mancanza di strutture, non certo nella passione di tanti giovani.

La sua maturazione fisica, coincide con la maggiore età, ne fa un atleta solido e determinato. Lui, tuttavia, mantiene sempre  un pacato distacco dalle competizioni, come se non lo riguardi vincere o perdere. Intanto, perché soprattutto vince, ma anche perché  la sua natura è fare,  vivere lo sport, non  battere l’avversario.

Scanzonato, sempre sorridente e simpatico, scherza sempre di tutto e con tutti. La sfida da lui viene sempre sdrammatizzata, sembra non sentire tensione alcuna. Ed è realmente così, Sandro vive la gara come tutto il resto, passione e spirito sportivo.

Quel tennis in bianco e nero

Lo dicevo prima, il tennis nei primi anni ’70 era povero, bastava poco. Una palla comprata a 500 Lire, una racchetta di fortuna rimediata nell’unico negozio della città e poi ore infinite a giocare, come se non ci fosse un domani, sino al calar delle ombre. Una disciplina allora in bianco e nero come le foto che si riesce a scattare  sul campo. Poche, ad immortalare qualche evento competitivo o rare immagini che qualcuno riesce a donarti. Trovarne una con Sandro è difficile, non ne ho anche se pensavo di averle.

” Oggi sei stato più forte di me – mi dice un giorno – hai meritato di vincere”. Era la finale di un torneo importante per la nostra categoria, poco più che amatoriale. Lo dice con il sorriso, come sempre fa, non ha smania di vittoria. Lo sport è già vittoria, non la gara che gioca. Si diverte e ci riesce sempre.

Nessuna sorpresa quando si iscrive all’ISEF per diventare insegnante di educazione fisica. Era la sua vocazione, nessuno meglio di lui può fare un lavoro che ha cucito sulla pelle da sempre. E’ evidente che laddove prova, riesce. Genio e creatività, si sposano in lui come in pochi abbia mai visto.

Sa fare tutto, lavora il legno, ricava preziosi manufatti, sa cucinare, è un atleta, anche se fuma come un turco stressato.

Diventa docente e viene amato da tutti, colleghi ma soprattutto i ragazzi ai quali dedica il suo tempo a scuola sempre con la solita vocazione di chi sa fare le cose con sapienza ma su cui non scommetteresti due soldi. Tipico connotato di chi vale tanto, di chi ha dei valori immensi e riesce ovunque.

Sandro, tennis e non solo

L’amico Giannantonio mi manda queste due foto. Sandro è raffigurato in due pose di squadra, la prima è un evento di volley, il Tennis Club si cimentava allora anche in altre discipline, e lui c’è sempre. Per Sandro, lo sport non è una disciplina e basta, sono altre le motivazioni che lo spingono a praticarlo. Lui e lo sport sono una sola cosa. E’ importante farlo, non farne uno e basta.

Sandro è accosciato, il secondo dalla sinistra

 

 

 

 

 

 

 

 

 In questa foto un torneo di calcetto, in mezzo al centro Salvino Tortu, padre di Filippo recordman italiano dei 100 mt.

Sandro, accosciato

“Caro amico, Sandro, mi duole troppo non averti visto e salutato. Avevo ancora un sorriso da regalarti e da ricevere da te, uomo speciale che stavi passando un momento terribile di cui hai saputo solo di recente. Fai parte ora di quel libro di emozioni e nostalgia che il tempo accresce in me con gli anni. Ogni dettaglio  del nostro vissuto, mi viene in mente. Tra le lacrime che ho pianto oggi, appare nitido e gioioso quel tuo ammiccante sorriso e quel tono sornione della tua voce. Mai fuori posto, mai un malinteso, mai un screzio. Non con me solo, con chiunque. Sei e sarai per me orgoglio per averti conosciuto e condiviso passione e spensieratezza. Sono stati anni di incanto amico mio, torneranno nei ricordi e in qualche foto ma sei con me come gli amici belli che ho avuto. Mi manchi, tanto”.

Sandro lascia la moglie Patrizia Zichina e la figlia Giulia, la madre Zinetta Piga, il fratello Carlo con Maria Pia, il suocero Giovannino con Pina, i cognati, i nipoti e i parenti tutti. I funerali saranno venerdì 12 aprile, alle ore 10.50 partendo in uato dall’Ospedale civile per la cattedrale di San Pietro.

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