Tempio Pausania, Millantar, la storia dei congiuntivi perduti e altre bubbolate anafalbetiche.

Tempio Pausania, 28 gen. 2019-

Uno dei fenomeni capitati accidentalmente sul pianeta della fuffa, era stata certo l’ondata di ignoranza quantica e megagalattica che invase Millantar. Non si seppe mai perché accadde, fatto sta che all’improvviso, forse a causa di una scoreggia di Fra Gandolfo, interrotta come il coito,  i millantariani presero a parlare in un modo inqualificabile. Persino l’Accademia della Biada, di recente istituzione per la salvaguardia e tutela del patrimonio ignorantistico, ebbe difficoltà a codificare e sdoganare la deriva cacofonica, quantica, laseristica del nuovo vocabolario.

Tanti sono gli esempi e le perle di quel periodo che gli storici di Millantar, tra cui Gerardo Testardo, detto Er pippa, non riuscivano a stargli appresso. Gustose scenette erano ormai consuetudinarie ovunque, nei teatri,  al circo che era la stessa cosa del teatro, al supermercato Signorsì, ed anche all’Università of The Road di Fake City. Anche gli studenti meritevoli che avevano già master’s e titoli accademici importanti, come lauree in Vita e morte dell’asparago di Durazzo, decisamente il corso di studi di cui si andava tutti fieri, si erano lasciati coinvolgere dal millantarese, come venne ribattezzata la nuova lingua di Millantar.

Era tutto un susseguirsi di neologismi ad effetto, un abbondare in punti e virgole e soprattutto in declinazioni sui generis del verbo adulareIo adulo, tu annusi, egli mangia, noi aduliamo, voi annusate e loro s’affogano di cibo.

Strano, davvero curioso questo nuovo gergo che stava dilagando come nebbia dal nebbificio ormai chiuso per fallimento, di Fake City. Inspiegabile, che tutto fosse successo a causa di quella famigerata scoreggia di Fra Gandolfo da Norcia. Tant’è, che nel testo sacro “La Bubbola”, anche questo ben preciso periodo storico, viene citato e anche documentato con qualche racconto. Uno di questi, narra di un’avventura spazio-tempo, con personaggi inventati e altri deceduti, in un impasto di merda acquaponica che ne riassume la ormai appurata stranezza.  

SALOON, PIAZZA DEL GURU DI FAKE CITY.

“Eravamo io, Denise, la cameriera personale di Zorro, Bubbolova, la sorella di secondo letto di Cleopatra, il biscazziere di Val di Tonto nel lodigiano, Gregory Peck, Danny De Vito e Jack La Motta, tutti ubriachi fradici nel saloon di Fake City , quando un’improvvisa mareggiata di congiuntivi errati ci portò via la bottiglia di grappa appoggiata sul tavolo. Fu in quel momento che si persero le “acca” e vennero ritrovate tutte al posto sbagliato, laddove i verbi sono accessori, le frasi non finiscono mai e i bambini giocano allegramente con le mine anticarro. Jack guardò negli occhi Bubbolova e le sparò un bacio alcolico in bocca, al punto che lei vomitò gerundi da star male e congiunzioni inutili tra un conato e l’altro. Danny, come sempre sornione, nascosto dietro la colonna, osservava la cameriera di Zorro che sputava accenti sbagliati e avverbi come se piovesse. Gregory, irretito dai vomiti di Denise, dall’alto della sua integerrima statura intellettuale, pronunciò l’ormai celebre frase che è diventata un epitaffio sulla lastra di marmo del palazzo: “Escimene dai fianchi, che mi insozzi il frac!”. Tutto era così a Millantar, nel bene e nel male, si amavano lo stesso anche analfabeti funzionali come non sapevano di essere”.

La vita non fu più la stessa da quel momento in poi, tutto era cambiato. Già questo fu un miracolo, perché su Millantar, passavano anni e secoli, e tutto restava immutato attendendo sempre la manna che dal cielo tardava un tantinello a scendere. Aspettando la manna, si racconta ancora questo episodio di millantarese spinto.

IO E IL CANE CI SIAMO FIDANZATI

” Uscendo da casa, incontrai un cane zoppo, ci aveva le pulci indosso, guasi che si vedevano saltellare ah occhio nudo. O preso il cane vicino ah me, ma se li avrei messo un cordone al collo, tanto ched’era zoppetto, dove volete che andrebbe? Sed’era zoppo? Ahahahah…anzi hahaha…che poi mi dicono che sono tirchio con le “acca”…Il cane mi aveva guardato a me, male, si, proprio male…che volessi vedere ah voi con un cordone al collo….perché mica è bello sapete di avere una corda al collo! Poi, se avrei lasciato il cane senza il cordone al collo, mi sarebbe assalito sopra e morso anche hai coglioni…che sono sacri, caz…eppoi, apposto sarebbi scoglionato!!!! Per farla corta, io e il cane ora siamo la stessa cosa, viviamo assieme, mangiamo nebbia assieme, pisciamo assieme allo stesso modo, alzando la zampa anche lui, e alla fine dormiamo insieme dentro la stessa cuccia, con la copertina di flanella giallo verde che mi a regalato un fidanziere della guardia di fidanza di Fake City. Io e zoppetto, oggi ci siamo anche fidanzati, e io sono gaio che sono diventato la sua ferst Ledi”.

Insomma, dopo aver letto questi due racconti, appare chiaro che la scoreggia di Fra fosse potente al punto da modificare del tutto usi, costumi, tendaggi, piastrelle del pianeta. Se non altro, qualcosa sul pianeta era cambiato, seppure per un breve periodo e sempre aspettando che “ne uscisse la manna” come ne uscivano i cervelli da quelle compromesse scatole craniche.

Antonio Masoni

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