Zio Gino, se ne va un pilastro della comunità tempiese.

Zio Gino Detotto aveva 97 anni, uno dei pilatri della nostra comunità. La mia infanzia  vissuta nello stesso pianerottolo di una vecchia casa di via Marin Faliero, a due passi dal mercato storico della città, a cento metri da Piazza Gallura. Un uomo sempre pronto al sorriso e alle battute, figlio della tempiesità più autentica e genuina. Un’amicizia tra la mia e la sua famiglia che si conservò per tutta la vita terrena dei miei e dopo che li persi entrambi, ha resistito anche con i figli con cui ho trascorso parte della adolescenza. Il legame che univa le nostre famiglie era tale che spesso si festeggiava assieme, ci si riuniva a mangiare e cantare. Il canto, una delle tante preziosità di Zio Gino, melodioso e raffinato, che ascoltavi compiaciuto e coinvolto.

Uomo di solidi principi morali, figlio della Tempio contadina, povera ma con una grande dignità che superava le difficoltà anche le più ostinate. Era del ’23 Zio Gino, mio padre del ’19, mio zio del ’21 e gli altri della compagnia sempre dello stesso tempo. Sono i ricordi che oggi affiorano e mi pervadono di lacrime. Marco il figlio minore, mi chiama.

Zio Gino, una fibra di ferro, memoria eccezionale e una vita vissuta sempre positivamente.

« Aveva, tra i tanti, i tuoi genitori nei suoi ricordi, una testa lucidissima che ha avuto sino alla fine. Un problema fisico qualche tempo fa, lo ha pian piano distrutto anche se ha conservato sempre una memoria incredibile. I ricordi Antò, non smettono mai di bussare e insistere in noi. Tuo padre sfondò quella porta mentre mia madre stava esanime nel bagno. Ci sono cose che rammento perché babbo le teneva sempre vive in noi e lo ha fatto sino alla fine. Se n’è andato con questi ricordi della bella vita che comunque ha avuto. Ci separava un pianerottolo, eravamo sempre assieme, dalla mattina alla sera. Un giorno volevo anche chiamarti perché avrebbe voluto salutarti e mi è dispiaciuto alla fine non averlo fatto. Lui parlava di voi e di tutti continuamente, lucido sino all’ultimo respiro».

Ciao Zio Gino, Antonieddu ti abbraccia con questo ricordo personale sapendo che lo avresti gradito e magari ti avresti fatto anche una risata scherzosa come tuo solito. Quando lasciasti l’edicola, qualcosa venne meno al corso. Le tue parole, le tue battute a voce alta, la tua simpatia che colpiva tutti.

Cara Zia Angiolina, Zio Gino mancherà tanto anche a me, siete stati entrambi un pilastro della mia adolescenza. Abbraccio Eugenio e Marco, e tutta la famiglia,  con tutta la commozione che ora mi pervade. 

 

Il ricordo di Angelo Accogli, vicino di casa.

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