Dalle catene in tribunale al P.S.

Soccorso dal 118 D, D.F. è stato portato al Pronto Soccorso. Le sue condizioni sono buone.

Dalle catene che lo legavano alla ringhiera del tribunale di Tempio al Pronto Soccorso D.F. l’uomo che manifestava il suo dissenso per una vicenda giudiziaria che vede coinvolto lui, la moglie e un bambino di appena 8 anni. Ce l’ha messa tutta a resistere, ma il digiuno a cui si è sottoposto, di fame e sete, le condizioni meteo pessime, ne hanno compromesso l’integrità psico fisica.

«Non mi sono nemmeno accorto che stavo patendo il freddoci ha detto in ospedale. Sentivo che qualcosa mancava ma ho continuato a parlare con la gente. La mattina era trascorsa serena. La protezione civile di Tempio, che ringrazio, è passata e mi ha lasciato una coperta termica e un plaid. Non avevo freddo anche se la giornata a Tempio a dicembre è rigida. Mi hanno lasciato anche l’acqua che ho sorseggiato per la prima volta dopo tre giorni. Nel tardo pomeriggio è venuto un amico di Olbia. Mi ha detto di andar via ma non l’ho ascoltato».

L’amico è si andato via ma le condizioni di D.F. non gli erano piaciute affatto. Infatti, mentre faceva ritorno a Olbia, mi ha chiamato per provare a convincerlo ad andarsene.

Mentre avvertivo gli amici del presidio di occupazione a cui avevo chiesto non solo solidarietà ma presenza per l’uomo, proprio uno dei componenti mi avverte che stanno portando D. in ospedale. 

« Scriva pure – mi dice un sanitario che lo assiste – che la notte difficilmente l’avrebbe superata indenne. Era già in una fase di pre assideramento, disidratato e stava rischiando moltissimo. Meno male che il 118, avvertito da un suo amico, lo ha prelevato e portato qui. Ora, dopo una terapia idratante, appena si riprende dal freddo e dai crampi fortissimi allo stomaco, lo facciamo mangiare».

Amore e dedizione dei sanitari del Dettori che hanno voluto anche sentire da me parte della sua storia.

“Catene” d’affetto dalla gente di Tempio per la vicenda  dell’uomo

Domani D.F. lascerà l’ospedale. le sue condizioni, alle 20.00, erano già migliorate. E’ sereno, riposa al caldo, anche se non ricorda con precisione la scansione dei momenti trascorsi prima del soccorso.

Arriva, mentre sono in ospedale, anche il conforto degli esami eseguiti. E’ tutto a posto. Stanotte dorme a Tempio e domani potrà tornare a Olbia.

Le catene sono state il simbolo della sua espressione di lotta per una ingiustizia. Lui pensa al bambino, è la sola cosa che gli interessa. Rivuole il diritto di una vita serena, rivuole suo figlio, vuole tornare a vivere dopo anni di disperazione.

Porta con se un’esperienza fortunatamente positiva; la convinzione che la guerra finisce solo quando ritornerà la pace dentro gli animi di persone che lo hanno ferito, pugnalato e quasi affondato. Importante quel “quasi”. Perché non si arrenderà e continuerà a difendere il suo diritto genitoriale nell’interesse di un figlio. Lo deve e lo vuole egli stesso.

Porterà con se anche una catena di affetto e solidarietà che non si spezzerà nel tempo. Prima di salutarlo, mi “obbliga” a ringraziare attraverso facebook, il blog, tutti quelli che in due giorni gli sono stati vicini. Dai dipendenti del tribunale, ai giornalisti, ai sanitari, alla gente comune che si è fermata per sentire la sua storia.

La cosa migliore che possa capitare quando si vivono dei drammi è sapere che non si è soli. Non lo si è mai.

Forza guerriero!

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