« Non è una protesta come altre». Sciopero di fame e sete.

A me interessa solo il benessere interiore di mio figlio

  1. « Non è una protesta dettata sulle basi di una vendetta personale per una diatriba genitoriale come certi giornali potrebbero scrivere. Già successo in passato quasi volessero sviare il vero e unico problema che è il tanto osannato e mai applicato benessere supremo del minore. Ho carte e documentazione tali che, potrei anche sbagliare, ma quel sacro diritto di mio figlio, non è stato applicato».
Questa foto risale al settembre 2016. Fu la prima protesta messa in atto da D. F. davanti al tribunale di Tempio.

Inizia così l’intervista a D.F., fotografo di origini milanesi, trapiantato in Sardegna dove vive a Murta Maria (Olbia). La sua storia risale al 2016, quando si separa dalla moglie. Hanno un figlio assieme che oggi ha 8 anni. Da un anno non lo vede più ed è in ballo la patria potestà. Una storia di esasperazione, disperazione, assistenti sociali, assenza di ascolto dal tribunale, ma mai una sola azione che sia andata contro quello che giustamente ritiene inalienabile, il benessere di suo figlio. 

Nel 2016 ci raccontò che  la violenza, in qualunque modo la si eserciti, è aberrante e nel mio caso ancor più perché basterebbe pensare a chi, in ultima analisi, subisce tutto questo: un bambino di 5 anni”. Ciò a dimostrare che quello che allora cercava era arrivare a risolvere l’affido del figlio con i mezzi legali e tranquilli, perché ” oggi accadono suicidi, omicidi, gesti estremi per gravi situazioni come questa ma mai una sola volta mi sono passate per la testa”. 

« Da oggi inizio lo sciopero della fame e della sete per far presente cosa sta succedendo in questo paese dove tutti si riempiono la bocca della tutela dei minori e poi decidono senza neppure esaminare cosa ci sta all’origine di un dramma come quello che vivo da oltre 3 anni».

Non è protesta e basta, vorrei trasmettere questa vicenda per impedirne altre

« Sono tre anni che vivo questo mio dramma, sempre cercando di tenermi aggiornato, Ho un archivio di documenti che lo comprovano.  Il mio dramma ha origini precise ma non certo logiche. Ancora oggi mi chiedo perché si tiene conto di considerazioni dei servizi sociali di una parte e non la mole della mia documentazione o le perizie sempre positive dei servizi sociali dell’altra parte. Sui banchi di aula mancano puntualmente le mie relazioni, come se io non esistessi affatto».

Oggi, a colloquio con Giuseppe Magliulo

D. F. si mette a disposizione di chi vorrà conoscere la sua storia

«Chiedo, a chi leggerà questo tuo pezzo o sentirà la nostra intervista, di venire qui così potrò chiarire la mia posizione con documenti ufficiali e anche non.  Ho appena finito una chiacchierata col Presidente del Tribunale, il dottor Giuseppe Magliulo. E’ una persona di un certo spessore concettuale. Ho comunque rifiutato il suo invito a liberarmi da queste catene. Intendo andare avanti, sono in sciopero di fame e sete». 

Chiede giustizia, ma non è una protesta come tante altre.  La sola cosa che conta è il benessere interiore di un bambino sballottato da tre anni e al quale oggi si  toglie il diritto di avere suo padre.

«In primis chiedo di riavere mio figlio. Qualora venissero ravvisati dei reati dalla controparte, subito dopo che si arrivi a determinarli e punirli. Voglio però, più di qualsiasi cosa, poter essere riconosciuto come individuo, uomo e padre».

Related Articles