Di chi o cosa dovrei scrivere?

Di chi o cosa dovrei scrivere o parlare? Del momento indecifrabile dei tempi bui che attraversiamo? Per chi? Per chi volge la sua attenzione verso le distrazioni mainstream e la manipolazione incessante delle verità, non posso né oso scrivere. 

Sono impervie ascese di troppi che cercano alternative alla crudezza del momento con le voci ufficiali  dell’informazione. Ne hanno nutrimento più che piacere, sono al sistema strumentali e necessarie. Al popolo va quasi bene tutto, purché provenga da fonti autorevoli quanto intrecciate con chi vuole tutto questo disfacimento.

«I grandi mezzi d’informazione altro non sono che dei complici di stati e governi, il cui successo nello svolgere questa funzione non ha pari nella storia di raggiri, truffe e fregature, come si può giudicare dall’efficacia con cui continuano a venderci inganni talvolta talmente ovvi da indurre sempre più persone ad avvicinarsi alle così dette “versioni non ufficiali”.

La plateale distorsione della verità e la sistematica manipolazione delle fonti di informazione sono parte integrante della pianificazione bellica; uccidere un uomo è una cosa di poco conto, uccidere le sue opinioni produce effetti di gran lunga più duraturi.
Uno dei grandi progressi di questo secolo è stato, senza ombra di dubbio, il graduale passaggio dalla guerra convenzionale alla guerra con i media, cioè a quella che, in gergo tecnico, viene definita disinformazione».

Di chi dovrei scrivere allora? Delle poche, scarne, spesso inutili notizie che giungono da comuni in affanno, con i soldi sempre più contati e che a malapena aggiustano qualche strada e cambiano qualche lampadina ai pali della luce?

Della politica inservibile che arriva alla poltrona a suon di slogan e beceri proclami? Lo fanno sempre tutti i frequentatori delle ovattate stanze del potere che fanno finta di pensarla diversamente per finire poi a fare le stesse cose, al solito inutili e inservibili.

Di chi  e di cosa scrivere?

Anni fa qualcuno mi accusava di avere opinioni che nessuno mi aveva mai chiesto. Bene, non fosse che con quella frase lui esprimeva una sua opinione su di me, pertanto la sua opinione in quel momento era più importante della mia? Come minimo doveva avere lo stesso peso. Se nulla era la mia, nulla era la sua. Il bilancio deve essere in pareggio secondo questi fautori di basso pregio del regime, sia esso destrorso o sinistrorso, che per me uguali sono.

«Allora scrivi di disagio, di povertà, di sanità malata, che ti viene bene!». Questo mi sento dire da taluni, immersi nel giudizio mainstream che non nuoce ma non serve neanche a nessuno. Che se ne fanno di sentire o leggere storie di altri se non per placare la loro sete giustizialista contro il governo in carica, ora amorfo ma, se anche avesse una radice identitaria, non avrebbe una benché minima condivisione di intenti.

Ma questo e quello uguali sono, senza essere qualunquisti direi che tutta l’odierna politica è solo direttamente collegata al potere già definito da oltre 25 anni. Figlio di quella scelta di adesione al capitalismo sovranazionale, nascosto dalla sinistra e sbandierato dalla destra. 

«E tu come fai a scrivere di questo se non hai alcuna base per farlo?». Anche queste osservazioni che percepisco allorché oso dire la mia, sono figlie dirette della globalizzazione disinformante e famelica. Tutto viene immolato in nome della libertà. Perché ritenete di essere liberi per via del fatto che scrivete di chi volete e lo fate anche “come volete”?

Charles Baudelaire diceva che “la mossa più intelligente, più bella, più astuta della disinformazione è quella di far credere che non esiste.”. E questo è il culmine del sistema della disinformazione, ovvero l’illusione di vivere in un regime di pace nonostante la guerra.

Scrivi di incesti, omicidi, condanne, arresti, morti.

Di chi e cosa scrivere. Pensare che Roberto Vecchioni nella sua fantastica “Luci a San Siro”, aveva ipotizzato che alla gente interessa altro.

“Parli di donne da buoncostume, di questo han voglia se non l’ha capito già…”. La cronaca attizza, libera  e ripulisce virtualmente la propria coscienza. Gli omicidi condannano e non solo nei tribunali. Truppe scelte sono appostate in trincea a condannare gli sbagli altrui, si gode degli arresti sempre di altri. Infine la morte, “a livella”, sorregge ancora quel che resta dell’empatia verso chi lascia la vita terrena. Forse è la sola che mette d’accordo tutti, destrorsi e sinistrorsi, grillini e legaioli. Gli ultimi, fanno eccezione solo sulle morti colorate e scure che contano poco.

Ma in buona sostanza, tutti sono perfettamente allineati alla proiezione mainstream che male non fa. Certo, essere uniformati dalla disinformazione omologa il pensiero lasciando spazio solo alle minime differenze tra individui.

Di fatto, nessuno è libero e lo scopri solo quando anche dinanzi alla verità, ancora litigano su Greta, Salvini e la tassa sulle merendine. Loro si che sono liberi nell’essere omologati e disinformati.

 

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