La nuova coscienza. Tempio si risveglia.

Una nuova coscienza sta investendo, come un virus benefico, la vita della comunità tempiese. Un risveglio auspicato da decenni che, per la prima volta dopo anni di vane attese, è penetrato nelle sopite vite di troppa gente. Se ne ha sentore ovunque, nelle discussioni sul web ma soprattutto nella vita di tutti i giorni, dove ancora pulsano e vivono le relazioni umane. Più volte ci siamo fermati a descrivere l’apatia, il male che ha sempre caratterizzato il tempiese. Una vera rassegnazione che qualsiasi atto, azione, la dessimo per scontata risultando inutile la reazione o una mera opposizione concettuale.

La coscienza si è destata perché il momento storico che viviamo non consente pause o cedimenti, né se guardiamo al governo nazionale né se la lente di ingrandimento la fissiamo sulla realtà locale. Una politica vuota ma arrembante, è rischiosa così come non devono essere lasciate nel vuoto, le rare occasioni di vedere una minima rinascita sociale, economica e umana.

Certo, non dobbiamo pretendere nulla da chi gestisce la cosa pubblica, da 20 anni le finanze dei comuni sono distribuite per le emergenze sociali, in primis povertà e mancanza di lavoro. Le economie dei comuni sono davvero spolpate di quel denaro che prima serviva anche a dare qualcosa di buono ai cittadini. Ma, nonostante le conseguenze del neo liberismo imposto dalla mannaia UE, per poche che siano le risorse andrebbero sfruttate al meglio. La corsa alla vendita del bene pubblico, sia esso Rinaggju o qualsiasi altro patrimonio, rappresentano, da un lato l’impotenza di chi amministra, dall’altro la precisa volontà di sottomettersi al potere del privato. E allora, ben vengano le lotte, le posizioni ferme e determinate di chi al sistema delle privatizzazioni, ci si pone come un baluardo che pulsa di coscienza, una nuova coscienza che, seppure tardivamente, è arrivata.

Coscienza nuova e ribellione consapevole

Gramsci, era un sostenitore della ribellione, partendo dalla politica per arrivare alla lotta al capitalismo, quello cattivo che impone regole e detta la strategia del come vivere e del quanto.

«L’istinto della ribellione, che da bambino era contro i ricchi, perché non potevo andare a studiare – scriveva -, io che avevo preso 10 in tutte le materie nelle scuole elementari, mentre andavano il figlio del macellaio, del farmacista, del negoziante in tessuti».

Scomodare Gramsci, aiuta a capire quanto la coscienza e la consapevolezza della ribellione debba sempre essere seguita da azioni. Sotto l’egida della pace, certo, ma dirimente, convinta, efficace, partecipata, motivata e razionale. Il non permettere che gli abusi, siano essi sul bene pubblico o mirati alla sopraffazione a danno di altri, è non solo doveroso ma indispensabile.

Lo ho personalmente colto per la lotta per il diritto alla salute, lotta infinita per la quale non si abbassa l’attenzione, e la colgo adesso per un’azione che si intende spacciare per la sola via alla salvezza della nostra angusta economia. Il tutto deve passare attraverso una vendita, l’ennesima dimostrazione che si cede al capitale magari in cambio di qualche risicato vantaggio non collettivo.

La Grecia stava uscendo dalla morsa della UE, lecitamente col referendum il popolo aveva detto “Si esce”. Poi, la ferocia e le ritorsioni surclassarono quella decisione. La marcia indietro, costò al paese perdita di risorse e ricatti proprio sul patrimonio pubblico. La Grecia è in mutande da allora, ma chiaramente non è oggetto di informazioni perché ” certe cose” non si devono sapere. L’esempio greco, nasce dalla rinuncia alla libertà per colpa di due leader politici che abdicarono e oggi costringono il loro popolo alla fame.

Coscienza  e conoscenza

Una ribellione consapevole, col popolo che capisce e ragiona su quanto lo circonda, non può dare che esiti positivi. Conoscere per scegliere, capire per non restare spiazzati da decisioni altrui. Questo resta il compito dell’informazione libera, quella sulla quale spesso si abbattono gli strali del potere. Costa tanto la libertà d’espressione ma quando la coscienza viaggia all’unisono con la consapevolezza, non dobbiamo mai temere conseguenze. Vale per l’ipotesi Rinaggju, per il diritto alla salute, per qualsiasi azione venga rivolta alla non accettazione di azioni che ledano gli interessi collettivi. In cambio di cosa poi, si deve mostrare sempre il lato B agli altri? Perché abbiamo paura di qualcuno? Di azioni legali basate sull’oggettività documentata del nostro agire?

Teniamo alta sempre la nostra coscienza e mettiamola al primo posto di quanto andiamo a fare. 

«Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro».
(Charlie Chaplin)

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