Leggerezza dimenticata. Le quattro donne genuflesse.

Una leggerezza dimenticata, una semplice apertura di qualche canale che non sia per forza quello dell’emergenza sanitaria, appare come un raggio di sole nel cielo tempestoso. Eppure, le quattro donne non pensavano certo al Covid quando si sono genuflesse in preghiera davanti al teatro tenda, simbolo per i comunitari del Carrasciali Timpiesu. Un gesto simbolico quanto simpatico da mettere in evidenza, come detto, nell’abulia cosmica di questo anno di covid e poco altro. Se ci aggiungiamo anche le lacrime delle quattro, persino malinconico e struggente. Ciò non vuol dire che le donne siano delle pazze scriteriate. Vallo a dire o spiegare ai residenti di Coviddò!

Non basta però, in questa epoca di fuori di testa e assatanati mercanti di virus, la leggerezza e un piccolissimo contributo e tributo alla festa mancata. Il popolo della rete non mostra tutto la medesima accondiscendenza e sbotta fiumi di parole anche malvagie sulla vicenda. Come dire, donne di malaffare che espongono la loro avida sete di festa mancata con un atto liberatorio quanto inopportuno. Inopportuno perché?

Il piccolo rogo per Gjogliu Puntogliu

A sentire gli umori dei fustigatori tempiesi e non, un gesto incosciente e blasfemo, un oltraggio alle vittime dell’epidemia, qualcosa che esula dal silenzio tombale che da un anno ci portiamo come un dovere.

Eppure, il Carnevale mancato, ha avuto anche un seguito martedì sera, col piccolo rogo di Gjogliu Puntogliu, anch’esso un esempio di come una tradizione si rispetta nonostante tutto.

Alla possibile considerazione di gesto scandaloso, per fortuna, sembra non abbia aderito nessuno. Anzi,  è stato apprezzato da tutti, bambini festosi compresi, che  speriamo dal roghetto assimilino consapevolezza e benefici futuri. Che possano tornare alla loro vita di relazioni umane senza quel bavaglio che vuol dire censura e basta. 

Scrive Mavuli sulla Nuova Sardegna, dopo aver raccolto la testimonianza delle quattro simpatiche donne tempiesi:

Leggerezza dimenticata, esiste solo l’emergenza sanitaria

«Sabato notte, vigilia di carnevale – raccontano le quattro ragazze, due delle quali giovani mamme -. non credevamo ai nostri occhi. Tempio, d’un tratto, alle 21, è diventa deserta. Piazza Gallura, via Roma superiore, Piazza Italia, Corso Matteotti, i Portici e le vie adiacenti, d’un tratto hanno smesso di vivere. In giro passanti frettolosi, alcune auto e qualche porta-pizze veloce che assolveva al suo compito. Determinate a vivere quella che era una volta la grande vigilia del carnevale tempiese – dice ancora il gruppo tra il divertito e il serio – poco prima delle 22, quasi sfidando il lockdown e i carabinieri, siamo andate nella zona del teatro tenda, struttura storica demandata da tempo a ospitare gli eventi danzanti della manifestazione. Siamo arrivate poco distanti. Abbiamo fermato le auto e a piedi, illuminate solo dalle luci di vigilanza, abbiamo sentito la necessità di inginocchiarci di fronte alla struttura vuota e silenziosa e abbiamo pianto».

Un gesto, come detto, simpatico che certo non ha gridato al disprezzo o alla provocazione di neo negazioniste o, come si usa dire in questa epoca di bisticci lessicali e pastrocchi sanitari, complottiste. Un’azione denigratoria, per fortuna non condivisa, arriva subito dalla rete contro questo gesto.

La purissima nomea delle comari del vicino stazzo di Coviddò, pare sia andata oltre. Accuse di oltraggio ai lockdown, di insensibilità verso Draghi, e di tutte le mariemaddalene della terra scaraventate a quintalate sulle povere malcapitate e “nostalgiche” donne. Roba da Coviddò o giù di lì.

Meritiamo di essere asfaltati da tonnellate di TIGGÌ  falsi e informazioni scorrette. Che dite, è già così? 

La leggerezza non abita più da queste parti

Nel frattempo, e meno male, qualcuno inneggia a questo gesto liberatorio e beneaugurante. I reduci dal Covid restano della loro, convinti che esista solo questa malattia. Dall’altro versante, c’è chi attende 9 mesi un esame specialistico.

« Tu non sai cosa sia il Covid!»

« E tu sai cosa sia fare la dialisi tre volte la settimana, quattro iniezioni di insulina e una sete infernale che non puoi appagare (di acqua, sia mai che dicano che sono anche ubriacone!). Non bastasse, sempre che vogliate far cambio, anche un cancretto alla prostata (per non farci mancare nulla)».

Suvvia, dove sta la vostra leggerezza? Il vaxino? Già, fatevelo pure. Dallo stazzo Coviddò è tutto!

Related Articles