Gjolgju Puntogliu, a sorpresa, è apparso nuovamente al Carnevale tempiese.
Non si può interrompere una tradizione, soprattutto quando, più che di una festa popolare, si tratta di un vero e proprio rito. È ciò che hanno pensato tre coraggiosi “carrascialai” di vecchia data che, coinvolgendo alcuni amici e i pochi passanti, hanno riproposto a modo loro il rogo del Martedì Grasso.
Anticamente, a Tempio, il sovrano del Carnevale non era il Re Giorgio di cartapesta che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Era invece Gjolgju Puntogliu ad essere bruciato, in piazza Gallura, dove giungeva alla testa di un corteo che attraversava tutto il centro storico. Un’usanza che pur con tutte le trasformazioni e gli arricchimenti si è mantenuta intatta nel tempo… tranne quest’anno.
Ma Tomaso Pirrigheddu, Giuseppe Saba e Massimo Achenza non hanno voluto spezzare la tradizione. Così, stasera, hanno realizzato un fantoccio secondo gli antichi dettami. Un Gjolgju Puntogliu in miniatura, con uno scheletro in legno e paglia, i capelli di fili di iuta, vestito con giacca, cravatta e cappello. Al crepuscolo il sovrano è stato trasportato nella piazza e lì è stato processato, facendolo diventare come al solito il capro espiatorio di tutte le malefatte (quest’anno particolarmente numerose) dei governanti locali e nazionali.
«Avevamo un po’ il cuore in gola prima di darlo alle fiamme» racconta Tomaso. «Non sapevamo come avrebbero reagito i tutori dell’ordine pubblico. Invece siamo rimasti sorpresi dal fatto che i vigili urbani abbiano addirittura partecipato, con divertimento ed emozione, a questo piccolo evento».
Gjolgju Puntogliu coinvolge anche i bambini
Intanto, mentre il pubblico estemporaneo cantava la celeberrima “Marcia di Re Giorgio n. 69”, scoppiavano le miccette ben sistemate tra gli abiti del fantoccio. Una sorta di fuochi d’artificio in formato ridotto, procurati dai bambini presenti che sono corsi ad acquistarli, entusiasti di contribuire allo spettacolo.
«Li ho visti felici», prosegue Tomaso. «Sicuramente non dimenticheranno questa serata. Sono consapevole che abbiamo dato vita, oggi, alla magia più grande: abbiamo piantato dentro questi bambini il seme di lu Carrasciali Timpiesu. Un carnevale che va ben oltre la festa, e il cui spirito non può essere spento da nessuna regola o restrizione».
Il Carnevale non è solo per i bambini, lo sappiamo: siamo noi adulti ad averne bisogno più che mai. Ma la fiamma della creatività, del divertimento sano, della socialità deve ardere fin da bambini.