Gallura News

Lorenzo e Giulietto Chiesa: l’informazione e la consapevolezza

È un incontro davvero particolare quello di oggi. Un ragazzo con un cognome “ingombrante”, giovanissimo ma già in possesso di un eloquio non da poco. È un piacere ascoltare Lorenzo Chiesa, figlio del grande Giulietto Chiesa.
In questi giorni Lorenzo si trova in Sardegna, per un tour che lo ha visto a Cagliari e a Sassari nei giorni scorsi e che si concluderà sabato 20 settembre a Olbia. Anche il titolo dell’evento è importante: “La strategia di Giulietto Chiesa. 10mila nuclei di resistenza unitamente allo sviluppo delle tecnologie della coscienza”.
Noi lo abbiamo intervistato per Gallura News.

Anzitutto parlaci un po’ di te, Lorenzo. Chi sei?
Non è una domanda facile. Come tanti ho avuto un percorso tortuoso, con cambiamenti improvvisi. Ho iniziato la mia vita adulta quando a 16 anni ho deciso di diventare un pianista classico. Un’età tardiva per questo tipo di percorso, per cui non fui compreso da tutti. Uno dei pochi che mi sostenne fu proprio papà, che aveva grandissima lucidità mentale e sensibilità per capire che non avrei mai potuto essere la sua copia, lo stampino suo o di mia madre. Lui apprezzava le nostre differenze, apprezzava la mia volontà di essere un individuo separato, a se stante.

Avevi un bel rapporto con tuo padre?
Ottimo, c’era tra noi un grande contatto umano. Anche se il mio futuro non doveva necessariamente essere quello di un giornalista, mi ha sempre coinvolto nel suo lavoro. Mi parlava di tutto ciò che studiava, che leggeva, che faceva. I suoi progetti me li ricordo tutti, a partire da “Zero” e “Zero 2”, i due libri sull’11 settembre che furono la più completa inchiesta mai condotta sull’argomento. Poi collaborò con Franco Fracassi ad un documentario, sempre sulle Torri gemelle, che divenne quello più visto al mondo.

Quando intrapresi la carriera del pianista, nemmeno lui sapeva quanto fossi determinato: lo dovetti dimostrare. Perché lo decisi così, di punto in bianco, guardando un filmato di Vladimir Horowitz. Fui talmente catturato dalla bellezza di quella musica che decisi in un istante di diventare anch’io un pianista.

E lo sei diventato?
Ora non lo sono. Certo, so ancora suonare il pianoforte, ma non è la mia professione. Molti si autodefiniscono “pianisti” perché sanno strimpellare due note al pianoforte, ma per me è una parola di cui ho grande rispetto e non posso più definirmi tale: non faccio la vita del pianista, una vita che comporta anche 10 ore di studio al giorno.

Quando ho cominciato a studiare il piano rinunciai a tutto il resto, esisteva solo quello. E così è stato per diversi anni. Sono riuscito anche ad accedere al più prestigioso conservatorio al mondo, il Tchaikovsky di Mosca, dove ho fatto l’esame nel 2015.

Però poi hai cambiato strada…
Nel 2016, parallelamente, ho iniziato a praticare la meditazione trascendentale di Maharishi e a interessarmi alle metodologie della coscienza. Questa tecnica mi ha aperto gli occhi. Mi ha permesso di elevare di molto il mio livello pianistico, il livello di studi e le mie capacità in generale.

Dopo un anno che meditavo, ho coinvolto mio padre.  Anche lui ha riscontrato gli stessi effetti: una maggiore chiarezza mentale, più capacità intuitiva, una maggiore intelligenza. Non che prima gli mancasse!

Lui era la persona più importante della mia vita. La sua morte, nel 2020, è stata per me anche un acceleratore di crescita: mi ha costretto a far fronte alle difficoltà della vita adulta che fino a quel momento mi erano ignote.

Nel 2022 un incidente mi ha costretto ad allontanarmi dalla carriera pianistica almeno per un periodo. Per sbarcare il lunario mi sono dedicato al commercio: ho fatto il commerciante di orologi.

Due cambiamenti estremi in poco tempo…
Ho dovuto elaborare a lungo il lutto di mio padre. Per me ha significato un grande lavoro, perché oltre alla comprensione del gigante che era dal punto di vista intellettuale, ho impiegato anni per capire che io detenevo un’eredità che andava condivisa col mondo. Ero consapevole che avrei dovuto farlo, ma non mi era ancora chiaro come. Io non sono esperto di geopolitica, non sono nemmeno un giornalista, per cui mi risultava difficile capire il nesso: cosa potevo aggiungere a ciò che lui aveva già fatto e detto?

Finché c’era mio padre ero sempre informato su tutto perché me lo raccontava lui. Io sono sempre stato restio a informarmi, non seguivo tanto le news… Raramente guardavo Pandora TV, la televisione da lui fondata e coordinata, e di questo oggi mi pento e mi dispiaccio molto. Le poche volte che lo facevo, lui era contentissimo. Lui non mi ha mai spinto è vero, ma era felice quando ero partecipe. Le rare volte che venivo alle sue conferenze aveva una tale espressione di gioia nel vedermi! A volte mi criticava amichevolmente, dicendomi: «Tu non sai un c…, vivi in un altro mondo!»

Eppure sei riuscito a raccogliere la sua eredità.
La cosa fondamentale, per lui, era che io non stessi senza far nulla. Se mi vedeva attivo e acceso intellettualmente su un qualsiasi tema, era contento. L’importante è che io non fossi un perdigiorno. Ma questo non sarebbe mai successo.

Poi, nell’estate scorsa, sono giunto alla realizzazione. Mi sono detto: «Non so cosa posso fare, non so bene che valore aggiunto io possa dare al lavoro di mio padre, ma il mio primo dovere di figlio è quello di ripubblicare i suoi libri!»

Come hai pensato di muoverti?
Anzitutto mi sono conto che dei 30 libri che ha scritto, solo due o tre sono disponibili, per giunta presso Case Editrici che non ne curano la distribuzione. In compenso si vedono i libri usati che passano da una persona all’altra per centinaia di euro. Perché le persone vogliono leggere i libri di Giulietto Chiesa, ma sono impossibili da trovare!

In luglio ho deciso di aprire un canale, all’inizio solo su Instagram, per pubblicizzare la mia iniziativa: ripubblicare questi libri. Per prima cosa ho fatto realizzare alcuni brevi video di Giulietto. La risposta è stata immediata: prima migliaia e poi addirittura decine di migliaia di seguaci su Instagram e, nel giro di pochi mesi, anche su Telegram.

Ripercorrendo la tua storia, si può dire che tante cose e tante persone abbiano contribuito anche inconsapevolmente alla tua idea.
È vero. Già nel 2023, un anno prima che iniziassi questo progetto, ricevetti una telefonata da Eugenio Miccoli. Mi invitò ad un evento dove mi intervistò per più di un’ora. Mi chiese del rapporto con mio padre, di ciò che ci accomunava, delle differenze… Fu il mio primo intervento pubblico, di fronte a centinaia di persone. In quell’occasione raccontai per la prima volta il “dietro le quinte” e parlai della meditazione trascendentale. Non sapevo bene cosa dire, ho improvvisato… Non pensavo che questa cosa avrebbe avuto un’evoluzione. Il video di quella serata è ancora disponibile su Youtube.

Da lì ho cominciato a ricevere richieste di interviste da tutte le parti. Ero sempre in difficoltà perché, oltre a raccontare qualche aneddoto e il lato umano di mio padre, non sapevo come trasmettere qualcosa di mio. Non potevo parlare di politica in modo simile a lui.

Non era una pretesa sbagliata, da parte tua?
Infatti a un certo punto ho realizzato che non posso essere ciò che non sono. Non potrei diventare un esperto di geopolitica neanche se lo volessi. Ma c’è un campo di studi nel quale posso ormai definirmi un esperto, perché l’ho studiato e praticato quotidianamente per anni: quello delle tecnologie della coscienza e della scienza vedica. Un metodo pratico in grado di portare la pace nel mondo, di distruggere le tendenze negative della società, lo stress cronico, individuale o di gruppo, che in ultima analisi è ciò che porta al sorgere di guerre e conflitti.

Alla fin fine, è lo stesso scopo che perseguiva mio padre: creare la pace. Lui lo faceva informando le persone, convinto che senza informazione non si è in grado di difendersi. Io sono d’accordo con lui, e infatti continuo a distribuire i suoi preziosi libri, che sono una palestra di pensiero critico, una raccolta di riflessioni importantissime in questo momento storico. Ma allo stesso tempo so che esistono anche delle soluzioni che possono essere messe in pratica parallelamente, e che forse sono ancora più importanti. Perché una persona stanca, seppur informata, fa molta fatica a difendersi.

Questo cominciamo a vederlo anche nelle battaglie che si combattono in questo momento in Sardegna. Si ha l’impressione che i potenti, i nostri oppressori, aspettino che ci stanchiamo.
Proprio così. Questo fu per me il momento di “Eureka”. Perciò ho deciso di farne il mio contributo fondamentale, oltre che distribuire il lavoro di mio padre nella maniera più dignitosa possibile, pubblicando anche gli scritti postumi e facendo in modo che le persone possano accedere a tutto il materiale che lui ci ha lasciato.

Lo sto facendo un video alla volta, un libro alla volta, grazie a diversi canali Youtube e diverse piattaforme di distribuzione. Ma nel frattempo, quando ho un microfono, informo le persone su ciò che riguarda certe tecnologie pratiche per difenderci e diventare degli esseri umani migliori.

Come divulghi queste tecniche?
Anzitutto sto acquisendo la certificazione per diventare io stesso un insegnante di meditazione trascendentale. Questo mi permetterà di acquisire anche altre capacità, affinare ancor più la conoscenza a riguardo, diventare ancora più efficace come comunicatore. Soprattutto mi permetterà di poter trasmettere personalmente la tecnica a chi è interessato. E naturalmente, ogni volta che ne ho la possibilità, continuo a parlare dei benefici che offre.

Come farai questa sera a Olbia?
Sì, lo farò durante una conferenza nella quale racconterò del lavoro di mio padre, del mio lavoro, della mia collaborazione con il mio amico Stefano, che sta portando avanti quasi in solitaria un progetto di importanza clamorosa, che io sposo totalmente. Un progetto del tutto apolitico – io non ho esperienza né mire politiche -, che però ritengo fondamentale. È ciò a cui aspirava mio padre: 10.000 gruppi di resistenza. Perché nel momento in cui dovessero nuovamente cercare di privarci della nostra libertà, dobbiamo avere degli strumenti ed essere in contatto con altre persone per poterci difendere.

Porterò il mio contributo come esperto di tecnologie vediche della coscienza, spiegandone l’utilità all’interno di questi gruppi di resistenza. Tecniche utilissime per rendere più efficace il lavoro, le idee, i pensieri dei membri dei gruppi, oltre che la riuscita dei progetti. Perché una foresta verde è composta di alberi verdi.

Spiegami meglio cosa intendi.
Curando l’individuo noi curiamo il gruppo, il collettivo; e allo stesso tempo portiamo ordine e coerenza nella coscienza collettiva della Sardegna. Insomma, prendiamo tre piccioni con una fava!

Naturalmente offro la mia disponibilità, il mio aiuto e il mio sostegno a simili iniziative in tutt’Italia. Ma tengo in modo particolare alla Sardegna. Tra l’altro qui propongo degli sconti speciali sui libri di Giulietto: chiedo il minimo indispensabile per poter continuare il nostro lavoro di pubblicazione, rinunciando praticamente a quasi tutto il mio guadagno, pur di permettere ai sardi di informarsi, di mantenere la mente attiva a tutti i livelli. Sia a livello di consapevolezza, sia per essere vigili nei confronti delle malefatte dei potenti e dei padroni universali.

In questo momento, dal bar in cui stiamo parlando, osservo il cielo che viene ricoperto di strisce chimiche. Guardo questo “spettacolo” e penso che siamo ancora lontani dalla vittoria. C’è ancora tanto lavoro da fare, ancora tanto da combattere. Ci serviranno tutti gli strumenti che possiamo avere a disposizione.

Posso chiederti quanti anni hai?
Ventinove.

E sei già arrivato a questo stadio di consapevolezza e di determinazione? Forse sei la dimostrazione di come davvero i genitori possano indirizzare la vita dei figli, nel bene o nel male.
In realtà sono stato molto fortunato – se così si può dire, perché anche il concetto di fortuna è dibattuto – perché a soli 19 anni mi sono imbattuto nella conoscenza vedica e nella pratica della meditazione trascendentale. Molto probabilmente, se non fosse stato per quello, non sarei qui a parlare. Quando mi ci sono avvicinato ero in uno stato di totale confusione e disperazione.

Come sei entrato in contatto con queste tecniche?
Fu grazie a un’amica di mia madre, che aveva fatto un corso con risultati micidiali. Lo consigliò a mia madre perché io, poco dopo l’ingresso in conservatorio, ero caduto in una depressione profondissima e sembravo non poterne uscire, nonostante l’aiuto di due psicologi e di uno psichiatra, che mi prescrisse dei farmaci che per fortuna non ho mai preso. Considero gli psicofarmaci delle vere e proprie droghe.

Ho accettato di provare, seppure con grande scetticismo, perché in fondo tutte le persone che soffrono vogliono stare meglio. Ciò che mi convinse fu una frase dell’insegnante: «Guarda che questa tecnica funziona che tu ci creda o meno». Ero convinto invece che certe cose funzionano solo se uno ci crede, per una sorta di effetto placebo. Questo mi colpì. Fu lo stesso motivo che convinse anche mio padre a provarci.

Com’è possibile che una tecnica di meditazione liberi dalla depressione?
Ti garantisco che, se non fosse stato per la meditazione trascendentale, molte delle realizzazioni e dei successi della mia vita non sarebbero accaduti. Anzi, io pensavo al suicidio tutti i giorni! Io mi considero vivo per merito della meditazione trascendentale.

Ma è normale: dato che questa tecnica ci porta a rafforzare la connessione con la nostra natura più profonda e la verità ultima dell’esistenza umana, è naturale che una persona venga spinta verso il bene. Perché la realtà ultima dell’esistenza è la beatitudine, è il bene. Non è solo un modo di dire: il bene trionfa sempre sul male. Anche se ci possono essere dei periodi storici in cui sembra che il male prevalga. Ma la forza evolutiva dell’universo, alla fine, fa prevalere sempre il bene.

Perciò una persona che trascende, ossia che pratica la meditazione trascendentale, col passare del tempo non può che tendere sempre più verso il bene e allontanarsi dal male. Perché riconosce il bene come una parte costituente di se stessa e il male come una disfunzione, un prodotto dell’ignoranza. Ignoranza non in termini intellettuali ma in termini spirituali: l’ignoranza della realtà delle cose.

È vero, io sono sempre stato un buono, la mia indole è sempre stata questa (e mio padre l’apprezzava molto); ma la confusione, la tristezza, la sofferenza a volte portano anche i buoni ad allontanarsi dal bene, a dimenticare la propria natura. E quindi a fare delle scelte poco sagge, poco utili per se stessi e per gli altri.

Se si vuole indirizzare i propri figli verso il bene, bisogna dargli l’esperienza del bene.

E qui torniamo al concetto di pace.
Io dico sempre che la pace non è una bandiera, e nemmeno un’idea: la pace è un’esperienza. Non possiamo creare la pace se non diamo alle persone l’esperienza della pace. Non è sventolando qualche bandiera arcobaleno che i potenti decideranno di smettere le guerre, di interrompere i genocidi e i massacri. È solo creando ordine e dissipando questo disordine generalizzato, che noi possiamo sconfiggere la guerra, la sofferenza, la fame.

Il nostro pianeta, così come la nostra natura, è un sistema perfettamente funzionante e ordinato, dal quale noi uomini ci siamo distaccati. Questo è uno dei più grandi insegnamenti di mio padre, ma anche dei più grandi illuminati e risvegliati della storia dell’umanità. Noi ci siamo talmente evoluti da arrivare a scollegarci dal processo e dal ciclo naturale… Ma siamo gli unici esseri in grado di sperimentare la trascendenza.

Sicuramente divulgare queste cose non è facile.
Sì, è una grande sfida comunicativa. C’è molta confusione su cosa significhi “meditare”. Tantissimi sono convinti di meditare perché fanno delle pratiche erroneamente chiamate meditazione, che in realtà sono tecniche di concentrazione o di contemplazione. La meditazione invece è una tecnica di riposo dinamico.

Anche la parola “trascendentale” genera confusione. Quando io parlo di trascendere, mi riferisco unicamente alla pratica della meditazione trascendentale, una tecnica che si impara con un insegnante in un modo specifico. Non si può avere un’idea di cosa sia se non si è fatto il corso apposito.

È molto sottile e delicato il parlare di queste tematiche, perché spesso si rischia di banalizzare e di finire dentro il calderone della New Age, dove c’è tantissima roba che non ha niente di scientifico. Roba che magari è anche reale, certo, o non inutile… Però la forza della meditazione trascendentale sta nel fatto che si tratta di una tecnica universale. È adatta a chiunque, di qualsiasi religione. etnia, storia o filosofia di vita. Una tecnica applicabile anche su grandi gruppi. Non ha effetti collaterali e non dipende dalla preparazione dell’insegnante. Viene insegnata sempre nello stesso modo, ovunque, quindi è sicura ed è basata sull’evidenza. Sappiamo che funziona perché è stata testata con tanti di quegli che nessun’altra tecnica può eguagliare lontanamente.

Quali sono i benefici?
Pensiero più chiaro, mente più lucida, capacità di prendere spontaneamente la decisione giusta, capacità di prevenire gli errori o le difficoltà, molta più energia fisica oltre che mentale.

Si tratta di sviluppare stati più elevati di coscienza. Anche questi sono un fenomeno studiato e reale. È stato verificato che esistono diversi stati di coscienza, ciascuno con delle caratteristiche specifiche e misurabili. È possibile vivere certi stati più elevati costantemente, non su base sporadica e momentanea. Si può vivere ad un livello più raffinato di funzionamento del sistema nervoso, quindi della mente.

In realtà questi livelli più elevati dovrebbero essere la normalità! Sono il diritto di nascita di ogni individuo. Quella che viviamo è la a-normalità, cioè uno stato sub-ottimale perché inquinato da tantissimi fattori: fattori interni come il cortisolo ed esterni come l’inquinamento, ad esempio quello elettromagnetico. Tutte cose che possono essere curate o prevenute dalla pratica del “trascendere”, che migliora non solo la salute mentale ma anche lo stato fisico, permettendoci di difenderci più facilmente dall’inquinamento esterno ed interno. Perché una fisiologia sana è anche in grado di resistere molto meglio ai veleni e alla sporcizia, che inevitabilmente entrano nel nostro sistema attraverso cibo e acqua inquinati.

Questo, dunque, è il “compito” che tu ti sei dato.
Sì. Io spiego che questa esperienza è fondamentale. Nessuno è obbligata a farla, certo; ma chi lo fa si rende conto che la qualità della vita aumenta a un livello tale che è anche difficile da descrivere. Ed è difficile immaginare di poter tornare indietro. È qualcosa che chiunque dovrebbe provare almeno una volta nella vita.

Mi sono posto l’obiettivo di comunicarlo nel modo più semplice ed efficace possibile, così da consentire a quante più persone possibile di gioire di questi benefici. Hanno cambiato tanto la mia vita, quella di mio padre e della mia famiglia, quella di tanti amici e conoscenti. Ma l’introduzione di questa tecnica in Occidente ha cambiato anche il corso della storia. L’«effetto Maharishi» è stato applicato più volte, interrompendo gravi conflitti e salvando moltissime vite. Anche oggi potrebbe essere utilizzato per portare la pace.

Dove possiamo trovarti? Hai anche un sito web?
Certo: www.giuliettochiesareal.com
Il mio desiderio di creare l’effetto Maharishi in Sardegna mi ha portato anche a voler offrire a tutti i sardi un codice sconto, SARDEGNA2025, da utilizzare quando si entra nel sito. Garantisce lo sconto del 10% su tutti i libri, cumulabile con gli altri sconti e promozioni già presenti sul sito.

Lorenzo, ti ringrazio per esserti aperto e aver parlato di te così profondamente ai lettori di Gallura News. Come vogliamo concludere questa lunga intervista?
Citando nuovamente mio padre. C’è una similitudine tra il mio lavoro divulgativo e quello di mio padre: continuamente ci scontriamo con una massa di ignoranza. Quella che crede alla versione ufficiale dell’11 settembre e quella che non sa che la meditazione non equivale a una religione, che la spiritualità non equivale all’esoterismo. Mi sento vicino a mio padre e capisco i suoi sentimenti e il suo dispiacere, perché so cosa significa cercare di comunicare qualcosa di non convenzionale.

E noi ti daremo una mano a farlo!