Alcuni medici si interrogano e chiedono al Ministero di revocare i provvedimenti. Chi ha ragione?
Perché la Scienza è divisa sul coronavirus e chi ha ragione tra chi scrive, appare in TV e determina quanto successo e le conseguenze sociali ed economiche del Covid 19 e l’ombra mica tanto nascosta di chi la vede diversamente?
Quali sono le ragioni dell’ennesima contrapposizione tra forze sbilanciate. Da un lato la scienza mainstream, dall’altra quella non allineata, cosiddetta libera? Per dare un senso a queste domande, pensate alla religione.
Sappiamo che in Italia prevale quella cattolica ma ne esistono altre minoritarie in Italia che vengono comunque praticate. Dovessimo metterci il problema su quale sia la religione rispondente alle nostre esigenze, operiamo una scelta, a volte sofferta, ma che ci indirizza verso una maggiore consapevolezza di chi siamo e di cosa vogliamo.
La scienza, in questo caso quella medica, ci pone nel caso dell’epidemia in atto, non davanti ad una scelta libera e consapevole ma ad una sola proiezione, una sola casistica e una giostra di numeri che si devono prendere per buoni. Quindi, nessuna scelta, ma un pensiero unico al quale attenersi.
Per tornare al confronto con la religione, siamo tutti cattolici ma nessuno può scrivere o dirci: “No, non puoi credere in altro”. Dovremmo essere liberi di scegliere. Ma se questa scelta ci venisse preclusa? Se ci obbligassero all’integralismo cattolico? Se imponessero un diktat, saremmo liberi di scegliere?
Il paragone lo possiamo proporre per centinaia di argomenti, tutti fondamentali, dall’economia alla storia. Eppure, ci viene data la possibilità di scegliere o quanto meno di parlarne. Sino ad un certo punto, però. Quando le voci fuori dal coro divengono pericolose, interviene la forza del potere politico, economico, religioso, che ha la funzione di riportare il dissenso verso l’obbedienza.
Perché la scienza si divide sullo stesso problema che riguarda tutti gli italiani? Quali sono gli interessi?
Perché dunque la scienza si divide quando il paese è lo stesso, il popolo è unico, l’economia è la stessa e gli interessi dovrebbero essere comuni?
Sulla gestione dell’epidemia, da subito si sono contrapposte le teorie e le ipotesi ma nessun dubbio al principio che si trattasse di semplice influenza. Ricordate Burioni a gennaio? ” No – disse in TV – in Cina è una cosa diversa, da noi sarà una semplice influenza”. Un mese dopo, sappiamo tutti cosa è successo.
Ora, ogni posizione differente da quella governativa e della sua task force di tecnici ed esperti, viene censurata. Si eliminano le voci fuori dal coro, anche se di scienziati universalmente riconosciuti di prestigio, da Tarro a Montagnier (scopritore del virus HIV). Da Montanari ad altri, è solo una lunga lista nera di “ciarlatani” che bisogna zittire o comunque non far apparire sulla TV mainstream o sui giornali maggiormente letti. Perché?
Ovvio che le domande arrivino da sole e siano piene di dubbi. Per contrastare le perplessità legittime della popolazione, intervengono improvvisi aumenti di contagi e una curva degli stessi che torna a risalire. Vera o non vera la notizia, è però sufficiente a far ripiombare la gente nella paura e nell’obbedienza ai decreti e alle regole che nel frattempo, dicono, si devono attenuare pian piano. A step, a trance, a piccoli passi, con cautela e con la corsia preferenziale dello stare a casa e del solo obiettivo: il vaccino!
La lettera di alcuni medici al ministro Speranza
«Revocare i provvedimenti prudenziali, mancano i presupposti di fatto»
fonte TGCOM 24
«Il governo revochi i provvedimenti di contenimento emessi sulla base di uno stato di emergenza di cui oggi non sussistano dei presupposti di fatto che ne giustifichino l’applicazione”. E’ la richiesta posta da un gruppo di medici che ha inviato un’istanza in autotutela al governo. Nel documento vengono smontati i “punti della narrativa allarmistica sul coronavirus” attraverso prove documentali e l’esperienza sul campo, e viene chiesto al governo di giustificare le scelte fatte sulla base delle osservazioni di “esperti” di cui, secondo gli autori dell’istanza, non si conoscono né l’autorevolezza e né l’esperienza (“ci potrebbero essere conflitti d’interesse”). I medici inoltre criticano la misura che obbliga a usare le mascherine: “Indossarle per ore fa male, tra i rischi l’ipercapnia e sovrainfezioni da microorganismi».
Persiste un numero di divieti che non trova legittimazione scientifica. L’istanza è stata firmata da
- Pasquale Mario Bacco, medico legale pugliese;
- Antonietta Gatti, fisico e bioingegnere. carriera fatta di ricerca e di docenza universitaria in Italia e all’ estero, compreso il ruolo di Visiting Professor all’Institute for Advanced Sciences Convergerne (Dipartimento di Stato americano)
- Mariano Amici, medico di base non contrario ai vaccini ma contrario al vaccino contro il covid;
- Carmela Rescigno, medico chirurgo di emergenza;
- Fabio Milani, medico di famiglia a Bologna;
- Maria Grazia Dondini, medico di base a Monterenzio (BO).
I perché dei sei firmatari.
Nell’atto i camici bianchi evidenziano come sia paradossale che “tutt’oggi, nonostante un quadro sanitario nettamente positivo, persista un numero impressionante di obblighi e divieti che non trova alcuna legittimazione scientifica e tantomeno giuridica”. Dall’altra parte, spiegano, permane “una regolamentazione confusa, contraddittoria e priva di giustificazione per chi ha un quotidiano e diretto riscontro con la situazione dei pazienti».
«Basta diramare notizie allarmanti».
I medici sono convinti che “in primo luogo sia necessario chiarire in modo univoco, chiaro e scientificamente credibile che il Covid-19 ha dimostrato di essere una forma influenzale non più grave degli altri coronavirus stagionali: nonostante l’Oms abbia dichiarato l’emergenza pandemica l’11 marzo, le cifre ufficiali dei deceduti, dei contagiati e dei guariti contraddicono la definizione stessa di ‘pandemia’ – scrivono -. Occorre dare informazioni corrette e fornire criteri di comprensione dei dati reali, evitando che i media diffondano notizie allarmanti, a nostro parere assolutamente ingiustificate. La banalizzazione statistica dei decessi è la sintesi di una comunicazione istituzionale che ha impedito, per tutta l’emergenza e ancora oggi, di avere una chiara sintesi della situazione, portando a un circolo vizioso in termini di provvedimenti sanitari e di impatto sociale».
«La verità sulle vittime»
Gli esperti si chiedono perché continuare con i “bollettini di guerra” giornalieri senza analizzare affondo i dati, che in questo modo creano solo un allarmismo “infondato sotto il profilo clinico ed epidemiologico”. Come dichiara l’Istituto Superiore di Sanità, l’identikit delle vittime continua a essere quello dell’inizio dell’epidemia: l’età media è di 80 anni, in prevalenza sono uomini e con gravi patologie pregresse. Se nei comunicati quotidiani si dessero solamente
«i deceduti per Covid, e solo Covid, quale sarebbe lo scostamento dalla medie ufficiali negli anni precedenti per patologie analoghe?»
«I tamponi non sono strumenti affidabili»
I medici, inoltre si chiedono, “quali siano i reali motivi per cui in alcune zone del Nord Italia si è registrata una diffusione tanto abnorme e una letalità tanto più alta rispetto ad altre zone del Paese, persino limitrofe”. Nell’istanza si parla anche di tamponi, che non sono uno strumento affidabile poiché ci sono stati “falsi positivi” e “falsi negativi” e “di conseguenza, le percentuali ricavate dal numero dei tamponi vanno interpretate e spiegate tanto agli operatori sanitari quanto ai media e alla popolazione, evitando inutili allarmismi”. E’ stato il professore Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, a dire che “oggi in tutto il mondo abbiamo test non perfetti dal punto di vista della sensibilità perché messi a punto in poco tempo e devono essere perfezionati. Quindi c’è un’ampia possibilità di sovrastimare le positività».
«Perché non sono stati presi in considerazione i rilievi di medici sul campo»
E dunque necessario chiarire, sottolineano, “quali sia il motivo per cui si è deciso di non tenere in considerazione gli studi e i rilievi di medici e specialisti impegnati sul campo, privilegiando l’impostazione opinabile degli ‘esperti’ anche laddove contraddetta da casi documentati; anche il ricorso all’uso dei ventilatori polmonari pare quantomeno controverso”, dato che si è trattato nella maggior parte dei casi di tromboembolie polmonari e non di polmoniti».
«Perché impedire le autopsie?»
Un’altra domanda che non trova risposte, argomentano, è “per quale motivo si siano impediti gli esami autoptici, che si sono invece rivelati, quando effettuati, una fonte insostituibile di preziosissime informazioni e che hanno consentito di scoprire che la causa principale dei decessi non era la virulenza della patologia, ma una sua errata cura».
«Perché i malati nelle Rsa e perché mantenere ancora le distanze ove non necessario»
E poi “per quale motivo si siano date disposizioni, su indicazione dell’Oms, di trasferire i pazienti anziani nelle Rsa, con le conseguenze ben note” e “per quale motivo si continui ostinatamente a ‘minacciare’ futuri, possibili scenari di inasprimento delle misure di contenimento, come se l’epidemiologia dipendesse solo dalla mancata ottemperanza di disposizioni sanitarie la cui efficacia è quantomeno dubbia: nessuna evidenza scientifica permette di affermare che in questo stadio dell’epidemia sia ancora necessario mantenere le distanze di sicurezza, usare mascherine, indossare guanti oltre a curare l’igiene delle mani”. Uso della mascherina che viene fortemente criticato per i danni collaterali che ne comporta».
Pronto l’esposto in caso di una mancata risposta.
« Infine- concludono gli esperti- confidiamo, in spirito di sincera collaborazione, di ricevere una risposta a queste nostre osservazioni, la qual cosa consentirà di porre fine alle pericolose speculazioni di chi, dinanzi a tanto dilettantismo, solleva il dubbio che il Covid-19 venga utilizzato per secondi fini”. Nel caso in cui il governo e le altre autorità interpellate non dovessero dare risposta entro i termini prestabiliti dalla legge i medici procederanno con un esposto.»